391 MDXXVI, DICEMBRE. 392 allogiaraento di Vauri. Et cosi come che Soa Ex-cellenlia de li favorisce le cose di Bergomo e mette in suspetto quelli di Milano, così noi urtemo a favo-2*24 rir gagliardamente quelle da Piasenza con mandare gente se sarà bisogno, opur qual altro modo fusse al proposito et assicurarle cose di Cremona et Lodi con haver alle spalle il Stato de la Illustrissima Signoria et Po et Ada per fronte, et esser patroni di essi fiumi con il mezo di Cremona, di Lodi et di Vauri, et potrem dire di essere uniti et divisi non solamente noi da qua, ma anco con quelli di Parma et di Piasenza insieme, di quella medesima sorte che la occasione della guerra portasse che dovessimo fare, et esser in luoco che a qualsivoglia luoco potressimo esser più presto de inimici. Et però voi il tutto exporete per parte nostra alla Illustrissima Signoria, subiungendoli, che in far questi effecti non bisogna confidarse nel numero delle gente, ma in la bontà di essa genie et nel tenirla ben satisfalla, con la quale speraressimo di opimamente servire •essa illustrissima Signoria, non ci essendo impediti li nostri disegni. Et perchè lo illustrissimo signor marchese di Saluzo, per quanto ne scrive et dice haverne scritto al reverendissimo monsignor di Baius perchè lo esponga alla Serenissima Signoria, saria di parere di levarsi con quel esercito da Vauri per andare a soccorrere le cose di Piasenza et noi andassimo là a Vauri, havendo noi questa oppinion di sopra, non laudaressimo il fare quello che sua excellenlia ricerca, non vedendo che possa se non mettere interpositione di tempo il partir suo da quello allogamento fallo et il nostro andar là per venir poi lui ove noi siamo più vicini; tanto più non conoscendo quale effecto potesse fare migliore di ciò che habbiam detto. Essendoché se sua excellen-tia passasse de là ne pare che bisogneria incorrere in uno di questi Ire casi, odi capitar male non possen-do passare se non debile rispetto alla gagliardia de nemici che sono de là, o di repassar dalla banda de qua con grandissimo mancamento di reputalion et non senza pericolo, overamente esser necessitati de rinchiudersi in qualche loco con lassar noi soli, che 224* ove che et lui et noi insieme, per esser nemici cosi gagliardi come sono, bisogna procediamo con grandissimo respeclo et reserva, causeria che quando fussimo soli potressemo molto manco, onde et di là et di qua se veria a far poco o niente. Et questo diciamo per rispondere a lutlo quello che se potesse dire, non perchè crediamo che il prefato signore sia in questa óppinione di passar di là, essendo che per esser quel capitanio che è, siamo certissimi che i el non abbia tal opinione. Et havemo mandalo per homo a posta a notificarli lutto questo nostro parere, et dato ordine di abbocarci con sua excellenlia in Sonzino, et però il tutto farete subito intender per parte (nostra) alla Serenissima Signoria, condirli che satisfacendosi ella di questo vostro patrone, sarà bene che respondendo al prefato signor li risponda in questa conformità aziò il disegno non sia impedito, subiungendoli che noi habbiamo già dato ordine al condur il ponle a Cremona, et però instarete che siamo resoluti subito, aziò possiamo ’Secondo la resolulion dare al tutto executione: et in sua bona grafia ne racomandarele. Voi state sano. Sollicilarele anco la provisione del pagamento. Mantuae al é di Dicembre 1526. Dux Urbini et urbis prcefectus Serenissimi Veneiorum Domimi Capitaneus generalis. A tergo : Nobili, dilectissimo oratori nostro Venetiis domino Baldantonio Falcutio. Di Vicenza, di rectori, di beri. Come hanno 225 di Axiago, che hanno nova 500 cavalli todeschi esser parliti di Maran per venir in Italia a danni di la Signoria nostra. Del procurator Pixani, da Trevi, di 5. Come havia ordinato il ponte su Ada a Lodi, el come li inimici ussiti di Milan vanno a Pavia et passara-no si dice il Po alla Stella, overo li lanzinech passeranno di qua per esser zonti lì el conclude si con-zonzerano insienje, el etiam spagnoli sono cavalcati verso Lomelina, haveano posti li 12 milanesi obsta-gi in castello di Milan. Il signor Hironimo Moron havia concluso la sua taia in ducali 20 milia, qual era in dillo castello, zoè 10 milia de praesenti, il resto termine zorni 10. Scrive, il marchese di Saluzo li rincresse che’l signor duca di Urbin stagi tanto sopra il mantoan senza far alcun frullo, dicendo se ’1 fosse zonto saria passato Po con le zente per soceorer Piasenza per esser sollicitalo dal Vizardini che Io importuna a passar. Et non vede l’hora, dice esso proveditor Pixani, che ’1 proveditor Contarini vengi per poter repatriar. Di sier Zuan Moro proveditor di Varmada, date a dì 19 Novembrio a Cataro. Come il zor-no seguente partiria per Corfù. Ha con lui la galia sopracomito sier Domenego Zorzi et Ire candiote ; qual zonto a Corfù manderia le candiolc in Candia a disarmar. Item, voria biscolo eie.