123 MDXXVI, OTTOBRE. 124 dioeno presoni fugiti ile quelli stecati, che ’1 Turco per paura non volse spellare in Buila. Nui havemo mandato noslri servitori a vedere dove al presente se trova, el in persona andamo a quelli comitali ne chiamano, el havessemo havule ledere in questa hora in le quale uè serivemo, che signor 66 Arziduca fa zenle a furia, et pertende occupare questo regno armata manu. Di che unica voce dicono tulli, signori, nobili et el populo, che prima vono rendersi al Turco che essere sotto alemani. De che ge ne poria succedere uno strano caso, qual con poco spereressemo reparare, se havessemo ut supra serivemo, eie. Pregemo vostra magnifìcen-tia se volia trovare a Venezia per bene comune de cristiani, zio che questo messo mandemo a la Illustrissima Signoria, abbia qualche uno qual lo drizi avanti el Serenissimo e ’I Senato. Da lo qual in special vostra magniflcenlia intenderà qualche cosa de grande momento. A la vostra se racomandemo. Scritta in Chroprinnch oppido in mezzo Schia-vonia, a dì 29 de Settembre del 1526. Cristoforo Frangipane tutto de V. S. et tutor proctetorque regni Sclavoniae et comitatus Po-segae. A tergo : Al magnifico messer Zuan Antonio Dandolo dignissimo palrilio veneto, nostro amicissimo el honoraniiissimo Cropenich 67’) 1526, die 23 Octobris. In Bogatis. Consiliarii, Capita de Quadraginta, Sapimtes Consiìii, Sapientcs terrae firmae. Mulliplicano ogni hora lanto le facende nel Collegio nostro, che 1’ è impossibile che li Sa vii nostri possano atender a le cosse del Collegio e a quelle di l’oficio di Camerlengo, dove è necessario star continuamenle si per solicitar il scuoder de l’impresiedo di Gran Conseio et procurar la mission del danaro fuora a questo tempo tanto importante, come etiam per far chiamar li cassieri de li offici che portino i danari, et far molle allrecose che oc- coreno; il che quanto al presente imporli che sia fallo con quella diligente et solicitudine che rizer-ca il bisogno, non è alcuno di questo Conseio che per sua prudenlia non lo intenda. Et però, essendo necessario aziò le cose puhlice non vengano ad patir, de proveder, sieome altre volle in simili importantissimi bisogni per questo Conseio è stà ob-servato di fare : L’anderà parte, che per scurtinio di questo Conseio elezer se debbi di presente uno Cassier del Collegio el qual habbi quella medema autorità et libertà che haveano li altri Cassieri che di tempo in tempo sono stà elecli, et non essendo di questo Conseio possa venir et similmente in Collegio, non melando però ballota, et sia temilo andar per li officii et solicitar la exalion del danaro et far che siano saldade le casse a li sui tempi debiti, et mandar a chiamar quelli che hanno fatto et faranno oblation a la Signoria nostra, star debbi in questo officio fin a S. Michiel, dechiarando che li Camerlenghi nostri de Comun non possano dispensar alcun dinaro di la Signoria nostra, nè far partida alcuna senza el consentimento del prefato Cassier, sotto pena di ducali 500 d’oro a quel Camerlengo che contrafacesse al presente ordine nostro, et al scrivali de privation di Poficio suo. f De parte 98 De non 34 Non sincere 1 A dì 24. La matina non fu alcuna lettera da 681) conio. Fo dato assà audientie, et poi balotato iusta il solito alcune vendede falle in Rialto per sier Za-caria Bembo savio a terra ferma, el li Savii sora le acque di offici a popular, et parte fono taiade. Fo scritto per Collegio in campo, che ’I Capitatilo zeneral non vadi a Zenoa per li avisi si ha di Trento. Mandi il Bozolo. Da poi disnar fo Conseio di X con la Zonta, et perchè sier Jacotno Corner li è venuto un poco di gotte, fo fallo vice Cao di X in loco suo sier Fran- » cesco da chà da Pexaro qu. sier Marco. Item, preseno di donar di gratia a li Pelralini di Corfù la roba fo confiscada nel publico per la morie di ... . Aviami, atento li Pelralini sono di primi et ha gran poder a Corfù. Fu preso, che di uno credito ha sier Francesco el sier Polo Bembo qu. sier Piero fradelli, fo (1) La carta 66* è bianca. (1) La carta 67* è bianca.