275 MDXXVI, NOVEMBRE. 276 nubio. Poi prese alquanti altri castelli tra la Sava et la Orava, de li quali non importa fare menzion. In questo interim, el serenissimo Re ussite a la campagna con poca gente el mal ordinala a le extremità militar, et venese acampar non troppo distante del fiume de la Drava 20 mia taliani vel 151* zirca, et etiam dall’altro lato era assai propinquo el Danubio, et questo era in uno certo loco ditto Moncatiza. Vedendo il Gran Turco esser gionto il Re tanto propinquo a lui et con poco gente, si apropinquò al fiume de la Drava, et pose tre ponti su ditto fiume, et passò senza nullo impedimento del Re nè de li sui. El Turco comenzò frequentar aproximarse al Re per far la zornata, et questo lui faceva perchè lui sapeva che ’1 signor Conte patron mio era stato electo et fatto capitanio et governator generai del regno de Ilongaria, el qual se aspectava de giorno in giorno d’Alemagna con gente assai. Etiam sapeva che de Boemia et de altri lochi del regno si aspectava gente assai. El simile se divulgava la venuta del vaivoda de Tran-silvania con gran gente: per questo se dubitava el Turco che el Re se ingrossaria troppo et si soli-citava approssimarse al combatter avanti la agionta del signor Conte et sopra ditte gente. Essendo io con lo signor Conte a Spira, et subito che sua signoria acettò il capitaniado, montò a cavallo a sta-feta per venir in Crovazia per le sue gente et cavalli et de quella via passar per Sclavonia et venir agionger con el campo del Re, el dete aviso a Sua Maestà, felize memoria, che sua signoria veniva con ogni presteza possibile. Gionlo che fu il signor Conte in Crovazia, li sopravene imbassatori de Sua Maestà, frequentando sua signoria dovesse venir al campo con ogni presteza possibile, atento che in lo campo non era ordine alcuno, nè era nissuno che lo sapeva dar, et che tut’omo sperava in l’ordine de sua signoria et si allegrava de la venula sua. Et il Gran Turco si aprossimava ogni giorno più, donde il campo stava con gran timore. Sua signoria disse alli imbassatori tornati con ogni presleza a Sua Maestà : « Diceti a Sua Maestà che mi aspetta di bora in hora che io vengo, et mostroli le sue gente, cerca 1500 cavalli, et diceti a Sua Maestà che ovia la giornata perfino la mia venuta, perchè io spero in Dio, gionto che sarò et veda l’exercilo et l’ordine che poterimo far se la giornata sarà per nui che vinceremo, se autem non, che se ritiraremo nel-l’avantagio nostro senza danno nè perdizion di gente, perfin che el nostro campo sarà più forte. Et dicete a Sua Maestà che advertisca che a far la ¡ornata con poca gente et senza ordine se pone su una polita de ago la sua testa et tutto il regno, però che per l’amor de Dio Sua Maestà vada con el pè de piombo pian piano ». Partili che fono questi imbassatori et gionti al Re et narono la venula del signor Conte a Sua Maestà, et le bone ad- 152 munizion et ricordi che sua signoria dava a Sua Maestà. Erano presenti lutti quelli signori hongari et prelati. Comenzono alcuni di loro dir: « Sacra Maestà, serà una gran vergogna de tua Maestà et de tutti noi che ’1 se dica che a nui signori hongari non habbia bastato l’animo de comballer con el Gran Turco senza el conte Cristoforo. Et se tua Maestà lo aspecta et che rompeno il Gran Turco, 1’ honor si attribuirà tulto a lui et non a tua Maestà, nè a nui, però sappi tua Maestà che hongari hanno portato sempre il vanto et la gloria in questo regno et non altri : però non volemo che tua Maestà aspetti niuno, vogliamo combater nui, siamo suficienti a romper il Turco senza altri. Et per invidia del signor Conte induseno el proprio Re a combatter senza ordine alcuno, nè rason militare. Subito il Martedì mandono a scaramuzare con turchi per incitarli a la ¡ornala, quali erano dui mia hongareschi distante uno exercilo dall’ altro. Vedendo il Turco lo incitamento de hongari, se levò il Marti de notte venendo il Mercore cum tutto il campo suo, et aviose verso il Re et mandò avanti Belirbeì bassà de Samandria a tacar la scaramuza, et scaramuzono insieme per fin due hore dapoi vesporo, et in questo interim el Gran Turco si pose in stecado con tulle le forze sue et pose tutta 1’ artellaria sua a segno, et sparpaglio alcuni fochi artifìciadi per terra fora del stecado, alquanto distante da esso; et fortificado che lui se hebbe, feze dar le spalle a li turchi che erano a la scaramuza. Vedendo hongari che turchi fuzeno, pensono come sempii di guerra ed imperiti, de haverli rotti. Comenzono a seguitarli usendo del stecado loro et a vantazo lassono l’artjllaria loro adrietoj seguitandoli disquadernati, donde turchi abiandoli condutli sopra le artellarie et fochi loro, deteno foco a li artifizi sui, de tal sorte che mai da poi che ’I mondo è fo vista tanta scurità de artellaria, la qual non fallava, perchè erano gionti sopra il'stecado del Turco; sichè l’artellaria sola rompete li hongari et comenzono dar le spalle. Turchi li segui-torno, de modo che fu morto il Re, benché ancora non si sapia di certo come è stato morto, el gran quantità di signori spiritual et temporal et zenthi-