55-3 MDXXVII, GENNAIO. 554 diceva erano venuti per levar il serenissimo Ferdinando che l’andasse a pigliar la corona de la Bohemia. Item, dice che l’ambassalor del Vayvoda qual era a esso Principe, era stato presto expedito, et che quella sera che 1’ have audientia li fece grande festa de soni de trombe. Che risposta che l’havesse hauta dal prelibato Principe dice de vera scienlia non sapere; ma che se diceva che per tre mexi era pace Ira il Principe et Io Vayvoda. Interrogato de Polonia, non sa niente, nè altro ha refferito degno de significatione a vostra signoria, alla cui gratia de continuo humiliter et devote se ricomandemo. Tenzoni, die 28 Dccenibris 1527. Sottoscritta : Capitaneus etc. 325 * 1526, a dì 24 Decembrio in Coìiaspurc, loco di domino Andrea Eauber. Clarissimo signor mio et coetera. Io son arrivato qui per star lo zorno di Nadale con la parente mia, et parlando con la sua magni-fìcentia, lui disse haver lettere di heri, di 23 del presente, del Principe, per le qual accusano lettere di la Cesarea Maestà di Spagna, lo tenor di le qual dicono cossi, videlicet : Confortano lo Principe suo fratello che se assetta con lo Vayvoda, et che ’l*non cerchi al presente lo regno di Hongaria, nè meta a pericolo le sue zente. In uno altro capitolo, dice se clebia ben confirmar ditto Principe con lo voler de li paesi de l’Austria. Et par in questo medemo capitolo dica haver Io modo con venetiani che saranno da la parte sua, zoè con la Cesarea Maestà et presto, et per questo mollo lo preditto vicedomi-nus Rauber se ne alegrava, et più fiate me ha ditto li paesi non voi guerra con li signori venetiani ; et suzonse, lo vostro ambasalor sarà da mo’ avanti meglio visto in la corte del nostro Principe. Disse ancora, come sono li ambasatori del Vayvoda dal Principe, li quali hanno exposlo questo : La Maestà del nostro novo re de Hongaria se manda ad alegrarse de la election del regno de Bohemia in la persona di Vostra Serenità fatta, et similiter è parimente alegrative de la coronation sua del regno de Hongaria : per la qual ambassata assai se sdegnò lo predillo Principe. Lo zorno seguente, li predilli ambasatori ritornorono con tal ambassata: «Lo nostro Re se fa intendere, che tu te lassi intender se voi bona pace o bona guerra». Dice lo predino vice-dominus, che’l re de Polonia adatará tal differentia et fin hora non sono rimasi. È tra Polonia, Vienna et contorni 4000 tra cavalli et fanti, excepto cavalli de nobeli che vanno alla corte per honorar lo Principe per la coronation preditta, et doveva aviarse Sua Serenità per lo zorno de la Epifania; ma dice lo preditto vicedominus se prorogarà tal andata per alcuni convenienti respetti. Sono bon numero de 326 cavalli venuti di Bohemia alla corte con li capitoli che ditti voleno, per nome del regno, prima lo Principe vaga a tor la corona voleno li siano admessi tra li quali Ire sono questi, videlicet : Primo che ’1 Principe debia despegnar alcuni lochi sono a più persone impegnati per più de 200 milia ducati. Lo secundo, che ’1 se voleno tegnir la sua fede sono usitadi. L’altro, che mai non daga governo a spagnoli in lo predilto regno. Sono altri capitoli, che a tutti li signori et baroni de l’Austria dispiaceno. Et dice lo predito vicedominus, lo serenissimo Principe nostro sopran manda questi avisi aziò provedano de danari de li paesi; ma dubita non voranno più star saldi, et dice esser consumato assai finora, et che più non è lo modo de trovar denari. Me ha ditto anchora, che ’1 conte Chrislophoro Francapane ha habuto 3000 ducati dal Principe, poi è andato a Buda a trovar lo Vayvoda. Dicono male de lui. Sono cride del Principe per tutto, che in pena della vita non si debia dar cosa alcuna de victuarie né robe per li sui subditi ad hongari. Dice anchora il vicedominus, come sono lettere del Salamanca et de Fiandra, come si è perso una terra de Fiandra del serenissimo Principe, et che è guerra de là con la Franza. Questa nova li ha scritto uno suo fio de corte, benché non la crede. De biave de qui, piuttosto calano che cresser, et pregano se compri, et tutti li signori voriano vender. Se spiera se haverà carne perchè non sono più campo per conto del Principe, ma solimi le guardie per li soi lochi. Non dirò altro ; non mi è parso alieno del debito mio a far intender el tutto, benché sia stà longo, a voslra signoria, a la gratia di la qual sempre mi ricomando. Da poi disnar, fo Collegio di Savii ad consu-lendum, A dì 2. La matina, inlroe savio a terra ferma 326* sier Antonio Surian dotor et cavalier. Vene il Legato del Papa episcopo di Puola, et monstrò lettere di Boma del Datario, del bon animo del Pontifice a la impresa et star con la liga ; et come havia chiamà li oratori de’ principi chri-stiani in concistorio, dicendoli che Soa Santità desidera la pace, et vedendo che li cesarei fanno di-