761 MDXXVII, GENNAIO. m Et il signor Nuntio scrive da la corte cesarea, che Sua Maestà dice, che dicendose che Nostro Signore volea andar in persona, che Sua Santità vi andasse, non voler mai esser nominato per homo s’ el non pone lutto il Stato el casa suo liberamente in potestà de Sua Santità : et mollo afferma il prefato signor Nunlio la bona mente di Sua Maestà. Hoggi è venuto un corier del Chrislianissimo al signor Marchexe con lettere di Sua Maestà, continenti in sustantia che non voi mancar a questa impresa de Italia, et è per ponerli la vita et quanto ha. Il qual va con molta diligenlia a Roma, et porla novi mandati de restringimenti con Sua Santità, et ha spazato, olirà li 20 milia scudi ogni mese per la guerra de le bande di là, per ogni mexe ancor 25 milia scudi de li 50 milia li dà per conto dì le decime che li ha concesso Sua Santità ; et il Re anglico li ha mandato oltra li primi 25 milia scudi, 30 milia li quali li presta. Et scrive lo agente del signor Marchexe, che è firmato el matrimonio del re d’In-galterra nel Chrislianissimo, et questo è fermo di 454* promessa fra loro, ma per cerimonia si è mandato per un mandato ampio ; et che la figlia ha a venir in man del Chrislianissimo : e il Re anglico manda a protestar al Viceré, che se’l pone il piede su le terre di Nostro Signore, se intende haver la guerra seco. Da Piasema di 27 G-enaro. denari. Ho inteso che’l signor Georgio et eonte Ludovico da Lodron andorno beri a Pavia da Borbon. Magnifici cognati honorandissimi. 455 Havendovi scriplo a luti questi giorni, non mi achade bora dirvi altro salvo che vi mando la inclusa copia di lettere del conte Guido Rangon, per le quale inlendarele da novo quanto si ha. Dimane o l’altro cavalcarci cum questi signori a Casal Ma-gior per esser a parlamento cum lo illustrissimo signor Duca, il quale non era ancor arivaio da Man-toa. In questa hora ho recepulo lettere vostre di 25 alle quale non mi achade far altra risposta : et a vui me racornando. Di Parma atti 28 Gennaro 1527, Ho inteso che’l clarissimo Mula va in loco del clarissimo missier Alvise di Armer, et però sum certo che’l Cechini andarà cum sua magnifìcentia. Johannes Victurio Provisor generalis, Illustrissime Domine, Domine uti frater honorandissime. Il capitanio Gieorgio andò a parlamento con monsignor di Borbone, et chi dixe a la Motta apresso Pavia 3 milgia, et chi dixe ne la città, et deliberarno quello haveano a far. Hanno abassato il ponte et dato principio a farlo, et quaxi compiuto fra la Mortiza di Chigniolo et Lambro a la dritura di Alverato, loco lontano di qui 8 milgia; presto si saprà quello voranno far. Son ben certo che fra pò-chissimi giorni non haveranno modo destar ove de praesenti. Li più patiscono del vito. Li altri advixi la signoria vostra potè per le aligate veder. Lo Illustrissimo signor duca di Milano mi ha «omodato de 13 navi che deverano esser qui dimane, et bixo-gnando se ne serviremo per quel bixogno. Et da vostra signoria aspetto risposta sopra la rechiesta me ha fatto Sua Excellenlia che io mandassi uno castellano ne la roca di Ponlremoli. A la qual molto mi raccomando. Plaeentiae, 28 Januarii 1527, [Ieri passò de qui quello che scrissi era andato a monsignor di Borbone, et havea un breve di non esser impedito nelle terre di la Chiesia. Et dice che beri mattina Borbone era in Pavia nè si parlava del passare di qua, di modo che’l si comprende che’l dia zanze a questi lanzchinech et che’l non habbia il modo de darli danari, o che’l va temporegiando, aspetando che’l Viceré concluda accordo col Papa. Uno del conte Piero da Belzoioso che viene da Borgonovo, dice che’l marchexe del Guasto sta malissimo, nè crede la vita sua passi dieci dì. Il conte Guido Rangon mandò questa mattina alcune compagnie et il conte Claudio con li soi cavalli a far la scoria alli denari che vengono da Parma, el quando furono a Ponlenuro, se scontrorono nel conto di Caiazzo quale havea una bona compagnia, et scaramuzando sono rimasli pregioni sei o sette di quelli del conte Claudio et dui de quelli del conte di Caiazo. Missier Paulo Luzasco corse al rumore, ma non gionse a tempo perchè il conte di Caiazo se relirò come vide le fanterie. El così questa sera sono rimasli con li Il capitanio Babone et li compagni pregano vostra signoria a parlar al signor Proveditore atiò siano pagati, et io fatio il sime!, lll.mae D. V. Uti frater Guido Rangon eie. (1) La carta 455 * è bianca.