419 MDXXVI, DICEMBRE. 420 a Vostra Sublimità lo haver questa città ben reparata, perchè quando l’occorresse, quod Deus aver-tat, che li nemici de Vostra Sublimità se melles-seno qui dentro, sarìa un troppo notabil disturbo a tutto el Stado di quella, non essendo fra li confini di todeschi et questa città alcuna forteza, et non hessendo più de rnilia 30 da li confini et passi fin qui ; et che quando qui dentro se fortificasseno, po-triano ad suo piacer sempre senza periculo haver soccorso di Alemagna, et cum tal fortifìcation et presa et expediti socorsi, hessendo el Polesene come è debile, potriano fare uno traverso al Stado de Vostra Sublimità da Alemagna fin suxo el Po, serando tutto il resto del. Stado di fuora. Il che, quanto disturbo et periculo affereria a lutto el Stado, quella sapientissima lo puoi ben considerar, et tanto più nascendo, come nascono tutte le acque che vanno a Padoa, le qual se poleno con facilità divertire. Sichè, Serenissimo Principe, havendo io zà molti zorni hauto lettere da Vostra Sublimità, per le qual la comete che se deba perficere 1’ opera comenzala et quanto è stà commesso per lo illustre signor Camillo, io voleva dar principio a far diclo contrafosso, per il fare del quale vanno zoxo dentro via circa 10 caxe non de imporlanlia, et va zoxo etiam uno pezeto del monasterio di le monache di San Dominico, monasterio invero a questa città de grande importantia, et etiam per esser done degne et de vita exemplar ; ma parendo a Vostra Excellentia che’l se fassa, se vederà de farli manco * danno se potrà. Ben voglio recordar a quella, che facendosi questo, se convien lassar de fuori el borgo de la porta de Padoa el il borgo di la porta di Santa Lucia, et consequenter se convien rumar tutti doi, che fra 1’ uno et l’allro iudico se ruinarà più di caxe 150. Ma s’el paresse alla Sublimità Vostra de voler dar ordine che, possendosi presto senza spesa di quella et cum mazor securilà de la città tirar dentro dicli doi borgi, affermo a la Excellentia Vostra che dieta parte in poco tempo si faria inexpugnabiie, cum gran satisfaction di tutta la città, et tanto più perchè zà in parte son facli, imo quasi lutti li fossi ; il che fo fatto per lo illustre signor Borlolomio per non ruinar dicti doi borgi. Et olirà che la Sublimità Vostra faria la terra più forte senza sua spexa, perchè quelli de dicti borgi pageriano essa spexa, si sgranderia essa città molto, nè per questo li bisogna mazor guardia. La qual città invero è piccola, et facendola mazor cum dicli borgi, si potria alozar cum facilità, olirà li terieri el soldati, qualche parte del territorio che venisse per assegurarsi. Et seguiria che, come la terra fosse grande et forte, per esser situata dove la se ritrova, che la se popularia molto, il che etiam faria accresser molto li soi dalii et se ne trazeria, oltre la segurlà de le cose sue tal construlto, che ben quella se ne poiria contentar, lo ho voluto, parendomi necessario per le occorrentie dei tempi presenti, ancora che io cognossa esser stalo longo et tedioso, far questa narratione et discorso a la Sublimità Vostra, cognoscendo offilio mio esser il tutto rappresentar a l’infallibil iuditio di quella, expectando ordine per poter cum il lume suo sapermi governar et tanto exeguir quanto cognosca esser la mente sua ; a la bona gralia di la qual molto mi racomando. Vincentiae eie. Da poi disnar fo Pregadi per scriver a Roma, et 241 fo letto le sopradilte lettere, et di più una del Datario di Roma di 5, che scrive al Legato è qui, et avisa debbi persuader la Signoria a mandar li mandati de li eie. Fu posto per i Savii del Conseio excepto sier Piero Landò, et sier Tomà Contarmi savio a terra ferma, scriver a 1’ Orator noslro in corte in risposta di soe in materia di quanto li ha ditto il Pontefice di mandar li mandati, che non era di tra-tar la pace senza voler et saputa del re Christianis-simo, ma saria boti far suspension di arme per 4 over 5 mexi. Però se li manda il mandato et sii con consenso di l’orator del duca di Milan ; con altre parole, ut in litteris. Et sier Piero Laudo savio del Conseio, sier Za-caria Bembo, sier Gabtiel Moro el cavalier, sier Zuan Nadal Salamon et sier Francesco Morexini savii a terra ferma, voleno la lettera, con questo se dichi che’l Pontefice fazi quanto li par, resarvando loco al re Christianissimo et a la Signoria nostra a intrar. Et il Serenissimo si levò et parlò longamente contra la opinion del Landò et di altri, et che non se dia mandar mandato alcun senza saputa del re Christianissimo, perchè il perderemo et si acorderà con P Imperator a nostri danni. Et disse quello ha-via ditto Baius in Collegio, al qual il Legato davanti de lui fece lezer la lettera del Datario, unde Baius si dolse assai, dicendo: «Volè vu che sia testimonio a questo? vi dico non se dia tratar, nè si poi tratar alcuna cosa senza saputa del Re, che è colegalo, però che si acorderà contra de vui », exortando lutti a parlar in questa materia importantissima. Mandò a tuor li capitoli per lezerli, et con la bareta in man