703 mdxxvii, gennaio. 704 esso provedi di Soracomito; et li sia dato al Pro-veditor ducati 600, et porti con se ducali 6000 per dar a l’armada, et ducati 2000 per biscoto. Et subito zonto formi diligente processo, per il qual ef-419 fetto vadi Nicolò di Gabrieli secretano deputato a l’oficio di l’Avogaria di Gomun ; et, formato, debbi il ditto nodaro venir col processo in questa terra. Con altre clausule, ut in parte. Et fu presa di largo. Et tolto il scurtinio, questi fono ballotadi. Electo provedador in Armada. f Sier Agustin da Mula fo proveditor in armada, qu. sier Polo.......23 Sier Andrea Marzello é di Pregadi, qu. sier Jacomo.......*.... 17 Sier Alexandro Coniarmi fo capitanio in Barbaria, qu. sier Andrea. Sier Alexandro da cha da Pexaro fo di la Zonla, qu. sier Nicolò. Sier Lunardo Justinian è di Pregadi, qu. sier Unfrò. Sier Vicenzo Zantani fo capitanio di le galle di Fiandra, qu. sier Zuane. Sier Polo Zustignan è soracomito, qu. sier Piero. Sier Alexandro Contarini fo capitanio a Ba-ruto, qu. sier Imperiai. 4201) Copia di una lettera di Gasparo Spinelli secretarlo di sier Marco Antonio Venier el dotor, orator nostro, data a Londra adì i Zenaro 1526, ¿rinata a Lodovico suo fratello. Come, adi primo scrissi quanlo mi occoreva mandandovi la risposta falla per questo Serenissimo Re alle lettere del Lulhero. Beri sera mi son alro-vato ad una illustrissima cena del reverendissimo Cardinal, dia qual vi sono intervenuti li oratori pontificii, francese, et nostro, et li signori principal di questa corte, fra li qual io ancor fui mescolato a canto a una molto bella damisella, havendo ciascuno de li conviva la sua. Et cenando, sopragionse il Re con molta bella compagnia de maschare, qual presentatosi al reverendissimo Cardinal giocò alli dati al mumo (?) el fato questo si levò la maschera; il che da tutti li altri parimente fu osservato. Soa Maestà apresso si ritirò in una di le camare del re- (1) La carta 419* i bianca. verendissimo ad cena, et nui continuamo la nostra con tanta varietà di nobelissimi ferculi et vini, che certo fu assai mirabile. Finita la cena, andamo nella prima sala da voi cognosciuta dove era preparalo una molto ben intesa scena, sopra la qual fu recitata per li genlilhomeni del Cardinal la comedia di Plauto zoè li Menechini, come la si legge latina ; et venuti a la fine di essa, tulli li allori I’ uno dopo l’altro si presentorno al Re, et in genochii li reci-lorno chi più et chi meno versi latini in laude di Soa Maestà. Li quali tutti uditi, se retirò insieme con il resto alla sala dove havevano cenato, dove ritro-vamo le mense preparate de ogni sorte confecione, le qual, ne l’instesso ordine ebe ciascuno alla cena si era ritrovato, furono gustate. Apresso così meravigliosa colatione, fu scoperlo uno solaro sopra el qual eravi Venere con 6 damisele che facevano el scabelio del suo solio, così delicatamente vestite che hareste veduto veramente Venere con elli dal cielo esser qui giù discesa ; et mentre che ognuno intento riguardava così grato spectaculo, a suon di trombe si vide comparer un caro tirato da tre fanziulli, nudi come naquero, sopra il qual vi era Cupido che 420* dappoi lui si menava sei vechii vestiti alla pastorale, in abito però d’argento et raso bianco ad una fune d’argento legati; et da lui alla matre furono presentati a chi ebbe una elegantissima oralione latina in commendatione de quelli che da lui diceva esser stati crudelmente feriti; per la qual mossasi la matre che parimente con summa elegantia li rispose, fece descender giù le 6 nimphe da li sei vechii amate, ordinandoli ad darli ogni solazo, et pagarli de le sostenute pene; ciascuna de le qual fu da l’amator presa per mane, et a suon di trombe feceno una molto bella danza, la qual finita il Re con li soi favoriti ne cominciò un’ altra con le signore che li si atrovavano, con la qual si terminò la festa el la notte, perocché già compareva la bella aurora. Et io (sono) tornato alla stanza'pasciuto de cotanti solazzi, et si spaza le pubblice alla Signoria, le t qual si danno al signor Rosei che bora hora vuol partir per andar in Franza et al Pontifice. Copia di capitoli di una lettera di X.agahria, 421 di 8 Zener 1527, scritta a sier Francesco di Zuanne da la Seda. Pochi dì fa è venuto uno comandamento del nostro Re, che nè li Allemani per via nessuna non si possi trazer fuora di questi paesi per via nissuna robe di sorte alcuna, sotto pene grandissime ; sichè