213* 321 mdxkvii, ci preso uno lochotenente. Questa noli« si fa. una grossa cavalchata di cavati et fanti. Del ditto, di 13, hore . . . Come erano tornati da fanti 25 di quelli di Guido di Naldo, i quali è stati a le man con la mior banda di cavali lizieri de inimici, quali è sotlo il capitano Zucaro, de li qual hanno preso da 25 cavalli ; sì che sonno andati a piedi et tornati a cavallo. A dì 15 Sabato fo San Vido. Il Serenissimo vesHito di restagno d’oro, et cussi la bareta, vene in chiesa di San Marco per andar drio la procession a San Vido con li oratori Anglia, Milan, Fiorenza, Fe-rara et Mantoa et il Pesaro episcopo di Bafo etiam lui invidato al pasto, però che il Legato è andato a una soa possession in padoana alli monti ditta Mirabella, et quel di Franza è amaialo di gole. Il cesareo et quel di l’Archiduca non negotia, nè vien con ri Serenissimo. Poi erano, olirà li deputati, li XL Criminal che manchò solum ...... et li Savii ai ordeni, et 12 altri zoveni amici del Serenissimo. Portò la spada sier Zuan Fero, va capitanio a Brexa, vestilo damaschin cremexin ; fo suo compagno sier Andrea Barbarigo è di Pregadi qu. sier Francesco vestito <*i veludo cremexin. Et fata la proces^ sion, andoe colo cerimonie a messa a San Vido et tornoe con li piati eie. Di campo, del Pixani et Vituri, dai Bagni apresso Viterbo, di 11. Come erano venuti lì con il campo, et era venuto lì di Roma el signor Renzo da Core qual voi andar in Franza, et hessendo andata la moglie et suo Mol a Civitavecchia per montar sopra le galee del Doria, Irovono che le erano partite. Scriveno haver consultato, et par molti spagnoli siano parliti di Roma el andati verso Napoli, el che tien per uno mese ancora non polrano ussìr di Roma. Scrive, è zonto li in campo il cavalier Ca-xalio orator del re Anglico, vien di Roma, verrà a Venetia per tornar in Anglia. Di Brexa,di sier Antonio Barbaro .podestà et sier Piero Mocenigo capitanio. Fono lettere con alcuni avisi di motion di genie di sopra, ut in ìiiteris. Nolo. In questa malina se inlese, a San Hironirno in corte di Sapa esser morto uno da peste. Et fo falò una crida per li Proveditori sopra Ja Sanità, che niuna barcha vengi dentro li castelli né a Malamocho senza licenlia del suo oficio, sotto pena di esser brusà la barcha eie. In questa matina, in la diiesia del hospedal de (Ì La carta 412 • t bi«nc» I Diarii i( M. Sasuto. — Tom. XIV. 322 Incurabili fo predicalo per il prcdicator di questa quadragesima fra Beneto da Foiano de l’ordine dei frati Predicatori di nation fiorentina, qual fui invitato et vi andai. Era'molti palricii da conto. Predi-eoe 4 hore ; disse una profelia di l’Apocalisse qual interpretò tutta questa ruma di Roma; disse gran mal del Papa, cardinali eie, et gran ben de l’Impe-rador, el straparlò molto, et disse cosse che’l merita esser expulso di qua. Da poi disnar vene lelere da mar per barcha a posta. Da Cureola di sier ......... conte di 8. Come era venuto in Golfo 22 fuste di mori. Da Liesna di sier Piero Querini conte et proveditor, di 9. Scrive di dille fuste, che sono numero 52, el haveano brusà Ragusi vechio. Di sier Hironimo da Gami capitanio del Golfo, da Lisa di......manda questi avisi ; è lì con la galìa Baldoera, le fuste è ite a Chioza. Di Zara, di sier Vetor Barbarigo conte, et sier Zacaria Valaresso capitanio, di 14. Mandano queste lettere con questi ad visi. Da Fiorenea, vene lettere sul tardi di V Ora-ior nostro, di 13. Come hanno nova per lettere di domino Andrea Doria capitano di l’armala, date a Portovcnere,che venendo da Livorno come avia, poi partito di Civitavechia, preso ivi a Porto Venere.... sula qual era uno nepole fo del duca di Borbon et uno parente del principe di Orangie, quali andavano a trovar l'Imperalór con li capitoli di l’acordo fato col Papa, et altre lelere et scritture, el cussi li hanno relenuti el tolti li danari haveano adosso, et li ha remandati a Marseia per mandarli al re Chri-stianissimo. Scrive esso Oralor, come quelli Signori fiorentini dicono voler esser in la liga nostra constanti, et hanno hauto la citadella di Pisa con ducati 2000, dati...... Copia di ma letera scrita dal campo di fuora 214 di Viterbo alli 11 Giugno 1527, per Urbano, alla duchessa di Urbin. Per uno postscripta in la mia precedente a questa, significai alla Excdllentia Vostra lo acordo del castello et alcune condilione, reservandomi a più piena informatione da Antonio trombetta il quale nulla di più mi aggiunse di quello che già li ho scripto. Venne di poi il signor Iloratio per il ' capitolo che tulli li soldati fusseno liberi, et mi ha dello le medeme condilione cum alcune altre 21 oiroso.