549 MDXXVil, LUGLIO. 550 di Milan si era dato per danari a uno fradello di Antonio da Leva qual era sta visto intrar in ditto castello. Del campo, da Riozo, del Proveditor menerai Contarmi, di 2. Come hanno il Leva con le zente esser per ritirarsi et intrar in Milano. 3G3 Copia di una lettera scritta per il signor duca di Urbino capitaìiio generai nostro a domino Baldo Antonio Falcidio suo oratore in Venetia, data al campo al Ponte novo sopra il Tevere, a li 24 di Luio 1527. Nobilis dilectissime noster. Havessimo hier sera la lettera vostra de 19, et non possiamo se non laudarvi, sicome assai vi laudiamo che ne habiate così apertamente scritta la verità di quello che era a notitia nostra. Et veramente, quanlo più oltra vediamo et intendiamo, tanto più conosciamo quanlo sia grande et infinita la disgrafia nostra, intendendo tanti maligni oflìtii falli conira de noi indebitamente da quelle persone, le quale, et per saper la verità del tulio, et per la fede che havevamo in loro, pensavamo che dovessero fare il contrario. Et venendo a le tanto false imputalioni, diciamo, et prima, quanlo a le cose di Milano et passala de lanzichenechi, noi bavere con la ragione et con la verità .iustificate, et in publico et in privato, più de una volta le actioni 'nostre, et se bisognasse da nuovo renderne conto, ogni volta che haveremo chi he voglia intendere siamo per dimostrare con la verità noi in ciascuna cosa haver fallo il debito nostro fino in capo, et non mancato in parie alcuna che abbiamo abusata l’auctorità che ne fu data de reformare lo exercito, con haverne voluto levare tutti li fideli di quel Stado. Diciamo che, dovendosi lo exercilo redurre in quel numero che fu ordinato, il qual numero non comportava più capi di quelli che fu-ron retenuli, cassassemo gli altri per el più nova-mente fatti di Romagna et del paese, con intention el proponimento di venirli reinelendo sempre che (usse venuta la occasione, o di vacanza di compagnie o acrescimenlo di finiti, per relenere quello che ne parveron più al proposito alhora, non li reputando infideli come non sono stali, et non per levarve li fideli, come dicono, o altra causa. Che se pur la sorte toccò a qualche uno che havesse per lo adietro servito, omelendo i colonnelli che restorno, reslorno ancor Guido de Naldo, Gabriel da la Riva, Cagnolo, Marco da Napoli, elusone, Christoforo Albanese, i Tadinì, l’un firmato et l’altro remesso subito, el molti altri tutti più importanti. Circa la revocalione de la parola nostra di voler servire non obslante la deliberatione prima fatta de non, et le altre partite, circa ciò seria superfluo dirvi altro, sapendo voi le cause et la verità del tutto, per havervene noi tante volte et così copiosamente scritto, che qualche volta habbiamo usala qualche parola sdegnosa, è vero, caziali da la disperatione causata dal vedere che senza colpa 363* nostra incorrevamo in tale imputalioni, non già da mancamento di fede, nè dì amore o di gratitudine , verso quel Serenissimo Dominio, memori sempre del debito nostro con quello. Che abbiamo sempre abborili li condutieri, questo ancor è falsissimo, 'però che noi habbiamo sempre accarezali et ho-norati li soldati, dai quali per questo è stato da lor mostrato verso noi tanto amore, che quando è bisognato hibbiamo fatto senza un dinaro più de una volta uno exercito per servigio nostro par-ticulare. È ben vero, che intrati noi in la sudella desperalione, habbiamo avuta da un tempo in qua in odio la vita, però non habbiamo talor possuto veder altri con ciera allegra havendo in odio noi stessi, maxime non essendo natura nostra dissimulare; et per questo non habbiamo possulo et non voluto fare maggior carezze a soldati ; onde non bisogna che ne persuadiate a sforzare la natura nostra, la quale per l’ordinario è come di sopra habbiamo detto ; ma è slata in questo caso sforzala dalle cause predelle. El per questo non ponno i condutieri dire che li habbiamo aborili, ma sì molli di essi racordarsi essere stali aiutali, beneficati et honorati da noi ; che quando non se sono havuti così prompli li dinari come il bisogno richiedeva, non solamente non habbiamo voluto usare artefilio nè intertenere li soldati, ma apertali la strada de la desperatione perchè se ne andassero. È vero che, come molle volte habbiamo usalo persuasioni et altri modi per intertenirli et farli caminare et condurli a combatere senza dinari, come fu a la passala di lanzchenechi et a quella d’Oglio verso Casal maggiore, così talor habbiamo parlato gagliardo per loro, parendone che ancor questo, ve-dendose loro aiutali, fusse causa che ne pigliasseron maggior amore, il quale consequentemenle tornasse in servigio de la Illustrissima Signoria, perché con questo in caso di necessità haveressimo potuto indurre li soldati a servirla come che ne harebbeno fatto ad altri tempi per dinari, et parendone ancor che questo dovesse stimolar quella’ a far le