201 MDXXV1I, MAGGIO. 202 A dì 28. La mattina vene in Collegio il Legalo del Papa, dicendo non haver altro di le cose di Ravena, però si stazi a veder. Vene l’orator di Milan, al qual li fo ditto la de-liberation falla beri in Pregadi, et messeno ordine di tornar diman per lai cffecto. Vene l’orator di Mantoa per cose di poco momento. Vene uno cavalaro, qual vien di campo, parli a di 23. Dice come era partilo dall’ Ixola dove era reduti li exerciti et portava lettere, qual zonto . . .......insieme con 3 mercadanti fiorentini, fo da alcuni cavalli de spagnoli stanno in Codignola presi ditti fiorentini, et lui corier toltoli le lettere et poi lassato. Et disse come era zonto il Mercore li in campo sier Marco Grimani procurator fuzite di Roma, el con lui domino Francesco Bon prolono-(ario, di sier Alvise. Di Franga vene lettere del Justinian ora-tor nostro, di Paris, di 11 de l’instante. 129') Da poi disnar fo Conseio di X con la Zonla solita, et apena reduto, che vene uno corrier con lettere del campo. Del campo, da VIxola, fo lettere di Proveditori nostri Pixani et Vitturì di 23, replicate, qual fo intercepte, et di 24, hore 3, di notte. Questa è la scrittura che, nel consulto fatto in campo a V Ixola, gerca andar a Mon-ternario, dete sier Zuan Vituri proveditor generai. Illustrissimo et excellentissimo domino, domino Francisco Marine duci Urbini capi■ taneo generali Illustrissimi Dominii Venetia-rum etc. In molti consulti che sono stati fatti per cavar il Papa di castello per robaria con una grossa banda di gente, qual offerse el conte Guido Ran-gnn con la banda de le gente pontificie el spalle di Vostra Excellenlia a inlrar per forza in Roma, Vostra Signoria, el signor marchese di Saluzo et tutti li capitanei hanno concluso non poterlo far per lo exercito inimico che è in Roma. Et hozi, havendo hauto Vostra Excellenlia adviso che si fa la guarda di 3000 lanzinech el esser falle trinzee et havendo inteso el conte Guido questo, disse che non era possibile, hessendo questa guarda, far con (1) La carta 128* è bianca. quelle gente alcun bon effecto per trazer il Nostro Signore di castello. Et hessendo risolti per quesla via non potersi liberar Sua Santità, per li ecclesiastici fu proposto che si dovesse andar con li exerciti a Montemario apresso Roma uno ihiglio. Et alcuni capitani del Papa et altri disseno che si dovesse andar. Io li risposi dicendoli. « Signori capi, quando saremo li, a che modo voremo trazer il Papa di castello ? » Nessuno seppe dir il modo, salvo che quando saremo conduli lì, si vederà con che modo el si potrà far. Et Vostra Excellenlia, veden lo che questi capitanei, chi per mostrar servir il Papa più che li all ri, chi per bravaria dicevano questo, disse che dimane l’anderia a veder il dillo alozamento, per andarge poi l’altro giorno con li eserciti. Et perchè, excellenlissimo signor Capita-nio, andando in ditto loco con li exerciti là li mette in manifeslo periculo senza poter far frutto alcuno in trazer il Papa di castello, perchè el bisognerà che combattiate trinzee el le muraglie di Roma et Vostra Excellenlia non ha guaslatori, vitualie, artel- 129* laria, nè munilione, salvo alcuni pezzi de falconeti et moschetti, et li inimici hanno ora artigliaria di ogni sorte, La prego per nome de la Illustrissima Signoria, qual ha tanta fede in quella che li ha dato il Stalo suo nelle mano, che voglia conservarlo, come quella si promette di lei, et io da parte sua la supplico la vogli haver più rispetto a queslo exercito che a parole de molli che si fanno gagliardi, che forsi quando si venisse al parangón, non responderiano con li effecli. Da V Isola alti 24 Margo 1527. Copia di una lettera di Aurelio Vergerio, data 130 al campo apresso Poma, a dì 24 Mago 1527. Excellenlissimo messer Giovanni. Atrovandomi io ora in quesle bande, non mi pare che ad alcuno più convenientemente io debba scriver i successi della guerra che a vostra excellenlia. Vostra signoria deve haver inteso il caso di Roma ; ma non penso già che l’habbia inteso come el sia seguito. Però sapiate come alti 5 del mexe il duca di Borbone si apresenlò con l’exereito al Borgo di Roma. La matlina seguente, la gente del Pontefice ussileno a scaramuza, nella quale rebut-torono spagnoli el fu morto Borbone de uno arcobuso nel primo ordine. Le genie italiane, maxima-mente quelle di la banda del qu. signor Zanino, che per il disarmar del Papa s’ erano andate con spagnoli, cominciorono a sforzare talmente, che