323 MDXXVII, CIDCNO. 324 parlicularità ; el lutto per piena informalione le scrivo. Dice che Giovedì passato C del presente, un mese poi la perdita di Roma, fu concluso lo acordo che Nostro Signore pagasse 400 milìa ducati, 50 rnilia di presente, atratanli infra un mese, el resto fra certo altro termine. Restituisse Parma, Modena et Piacenza, dà Civitavechia, et Ilostia. Et perfino lui (consegna) liostaggi 7 Ira quali vi è Jacobo Salviati, lì episcopi Sepontino el di Pistoia, et un Redolphi et il Datario, avenga che Nostro Signore resistesse forte per no i darlo, zoè lo episcopo di Verona, pur loro mai non vi hanno voluto consentir, et l’hanno voluto ad ogni modo forsi per imparare l’oficio da lui. Dice anche dillo signor Horalio, che per opera sua vi è concluso uno capìtolo per il qual hanno convenuto che non de-bailo molestare le terre dela Chiesia dir cete vel indircele subiectae. Penso, volesse dire mediate vel subiectae immediate, el credo, per ultimare el più importante et risolver presto per non dare tempo 1' ha libino concesso, po’ la cosa starà in la potenlia di chi I’ bara magiore. Dice anche, che Nostro Signore al [»rimo giorno che fu presa Roma el sei giorni di poi si poteva salvare, el che lui se gli offerse cum prometerli anche di poi tornare lui in castello, et che Sua Santità non volse, el che questo apuntamciilo Sua Beatitudine el primo dì bavea in delibcralione cum darsi in mano di nemici a di-scrclione et inslanlia de Io Imperatore, come ha fatto, intrectenuto solo per forza da lor bomini di guerra. Et della viltà pretescha referisse cose tanto vituperose, che io non vi voglio spendere inchiostro a scriverle. Dice ancho che s’el conte Guido carni-»ava a Roma, era di summo profitto. Come al castello fu dannosissima la cavalcata di francesi quando pensaro riguadagnare il Papa, et che’l signor Federico cadde, però che li inimici si reved-deno et talmente alteseno a ripari el trinzee, che di poi ogni altro disegno et preparamento a nostri era vano. Tanto vi furono presti et diligenti. Se in-214* tende pur non trovarsi el Volto Santo, et per certo, che spagnoli amazono episcopi et allri prelati, el che subito per trombeli mandavano le suppliche in castello ad impetrare lor beneficii vacanti, el cosi Nostro Signore subito li signava, et che lodeschi anche loro per questa via l’hanno saputa fare. Et in questo modo vi sono andati più di doi clerìchali grossi; è cosa incredibile. Dice il signor Roralio et allri, veder la deformità di Roma, el puzore di Borgo, et le stalle in San Pietro in palazzo per tulle quelle belle loggie, per tutte le camere del Ponte- fice et capella di Nicola dove sempre con lampade vi era la Eucliareslia, el lanle secrete dove erano riposti tesori ritrovati et ancho tulora vi atendono, è cosa inextimabile. El pericolo et fuga necessaria del Viceré, dicono che nello appuntamento delli 400 milìa ducali a caso et inadvertito parlando li ussì di bocha che questi danari sariano boni per dare le lor page a todeschi senza nominare spagnoli; li quali per questo montati in furia pigliorono l’arme luti per amazarlo, et Dìo sa come evitò il pericolo, aiutato anche da don Bugo di Monchada con bon modo. Vero che todeschi pigliorono P armi et audorono alla difesa sua ; ma li amici subito si misero in forleza, forsi a qualche uno di quelli ponti, et lì cum li archibusi occiseno un capitanio el certi di essi lodeschi, el così cessò la cosa. El Viceré et marchese dal Guasto andarono a San Paulo, et poi che li passegiorno alquanto, ancho vi andò don Bugo, et così si n’andorono a Teracina. Si sotto mo’ vi sia altra simulatone, non so risolvermi perchè fiorentini hanno pralichato, ma forse non bene satisfalli hanno fatto dimandare a nostri se la lega li vuole difendere, oferendo fare 6000 fanli, et questi gli hanno risposto che prima se ri-solvlno loro se vogliano star fermi cum la liga et difendersi che loro non serano per inanellarli, altrimenti non cerchino metter nostri in altro ballo. Et dimostrando el Viceré persistere in li primi acordi, per non parer lui inanellare, el volendo forsi li inimici alendere alle cose di Fiorenza, mi va per il cervello non so che di questa partila del Viceré che non sia stata arte. El Colonna, vedendo un todesclio vardare li cardinali Jacobazi, la Valle et Cesarino, disse : « Che dici tu lanz ?» 11 qual brontoloso li rispose : « che lanze, Ianze cardinali.... poltroni fatto bastardo Papa. Tu venuto quando Roma presa. Tutti lanzi a uno modo cardinali tulli furlorum. (sic) Et questo ha referilo un genlilomo ussito di Roma affermando esservi stato presente, et in proposito, che loro non fanno conto alcuno di altre persone, et che vi è timore che non abrusino Roma. Dio per sua bontà presto ne porga la mano sua. Copia di una letera del Capitanio zeneral 5 nostro, scrita a la Signoria nostra, data in campo alli 11 di Zugno 1527. Serenissime Princeps. Non ho prima che questa bora presentito il dispiacere ch’à ricevuto la Sublimità Vostra per quella