209 MDXXVII, MAGGIO. 210 135* Non m’incurarei di morire, tanto mi trovo mal- j contento apresso la calamità di Roma di vedere il !. signor mio illustrissimo così poco favorito da la fortuna, che non habbia modo di liberare, non dico il Papa et tutta Roma, ma tutto il resto de cristiani ; che depende in la maggior parte de la perdita del Papa, lo penso che monsignor nostro illustrissimo non sapia di esser cardinale, hàvendo Nostro Signore pubblicatolo la Domenica avanti il Luui di la ruina sua, fo adì 5, per soliciludine del Forno benedetta la beretta et datala ad esso, il quale poi la dete a Madama illustrissima, che disse volerla mandare a Mantoa per messo a posta ; ma vedendo le strale rotte, deliberò portarla seco, et così se la porta. Però desidero che lei li dia la nova, advisau-dolo che 1’ arzivescovo di Ravena et il vescovo di Gadi, che sono in castello, hanno preso 1’ abito et entrano ogni dì in congregatione con li reverendissimi. Cosi pò far sua signoria illustrissima, zoè pigliar l’abito, et quando Dio vorà si procurerà di haver la bolla et il capello. Lettera del ditto, di 25 Mazo, data un (giorno ?) ante. Slamane, vedendo il signor illustrissimo che senza combattere si venea ad ogni modo a’perdere per le male provisioni che ogni dì più continuavano, per beneficio de la impresa propose in consiglio la deliberatimi sua esser ad ogni modo d’avvicinarsi al nemico et con tutta la forza combatterlo, parendoli men male di cometlersi alla fortuna con qualche speranza di l’aiuto di Dio, che perdersi al certo senza alcun danno del nemico. Di l’opinion sua erano il conte Ugo di Pepoli, il capitanio Leonardo Romolo et il conte Filippino Doria, che è qua capitanio di una banda di fanti che gli furon pagati da Nostro Signore prima che ’1 fosse assediato. In questo ancora concorrea il proveditor Pixani, il Guizardino non dico, et fu ditto damatina d’andare allo allogamento di la Croce di Monlemare, combattendolo quando il nemico lo volesse impedire. Di poi vene aviso da la Illustrissima Signoria, che ’1 soccorso di 10 milia sguizuri sarebbe presto in Italia, onde non so se la deliberatiou si exeguirà; quando il soccorso venisse così presto come dicono, non jgg sarebbe da pensare ad altro che d’ aspellarlo. Il soccorso de Napoli non è ancora giolito alli nemici. Post scripta. Questa nolte, dopo longa disputa in grande consiglio si è concluso non si poter aiutare ragionevolmente Nostro Signore, nè con fiato (?) I Diarii di M, sANljTo. — Tom. XIV- nè con la forza, et il conte Guido Rangone obligato più di tutti, è stato uno degli più resoluti a dir questo suo parere. Et così non si andarà per adesso più avanti; ma penso ne reliraremo a Viterbo expe-tando il soccorso. Non so mò se Nostro Signore avrà tanto animo che voglia expettarlo. Baso la mano di Vostra Excelìentia. Lettera di 2t Mazo, del campo ditto, dì Urbano. Scrissi ultimamente, come il salvocondulto al Viceré, che é a Siena, era slà fatto a richiesta del Papa, et per quanto, se io non m’inganno, posso iudicar, penso attenderà lo accordo, se bene si è governato, perché voler sforzar li inimici non aveiuo nè modo nè forze sufficiente, et voler robare, è mal andare a caxa di ladri, perchè stanno bene ad-vertiti et all’ordine, né hanno mancato, nè mancano provedere con trinzee et altro che non possa uscire et voler spingersi alla Croce di Monlemare, come alcuni propongono, senza dire quello si possa fare lì nè pensare come le gente habbino a vivere, et come ce ne potremo retirare poi, che già confessano bisognerà fare, per le genti che di bora in ho-ra expectano li nemici del reame, se già non sono gionte. Penso per il manco mal non si farà, et per questo anche il Papa sollicilarà lo accordo dannoso a sé et altri, nè credo possa succedere altro, se Dio per sua bontà non determina qualche cosa in contrario miraculosamente. Hozi è venuto qui il nostro missier Gioan Maria Egidio cardinale. Ila messo in ordine circa'3000 fanti, et manda a dir voler venire et esser in le prime file; questo è un gran bravare. Todeschi per Roma cavalcano mule cum il capello et abito cardinalesco menando in gropa vescovi et altri, tra quali la Minerva vi è andato più di una volta. Hieri si andò per vedere lo allogamento di 136* la Croce di Montemare, come anche si farà dimane, perchè beri non lo poteno veder al bisogno. Et nel scaramuzare, uscì di Roma uno di bon naturale fato capo di guastatori da spagnoli; et al primo li deteno carico sepeliré li morti nello infelice caso, et da Ponte Sixlo, Trastevere sino a mezzo Borgo, non mette Roma, affirma haver sepellili 9800 corpi, et 2000 haverne gettati in Tevere. Da Fiorenza, di sier Marco Foscari ora- 137 tor, di.............. 14