U3 MDXXVII, MAGGIO. Ut cercarli et pregarli ad voler andar con questi exer-citi ad liberarla del pericolo in che si ritrova, come ha fede in loro, dicendo quando sapia di essere aiutata, vole più presto stare in pericolo di perdere )a vita- che di venire ad accordo alcuno con imperiali. Li quali gli domandano 4 cose: Che Sua Santità vadi in Spagna con la corte. Che la pagi 300 milia ducati. Che la gli consegni castello Santo Angelo; et che voleno tulle le robe et gente che vi sono dentro a discrezione. Essi signori hanno fatto consiglio sopra ciò, nel qual hanno concluso di fare ogni sforzo per soccorrer Sua Santità et liberarla dal ditto castello ; et quando non si havesse suspitione del signor Gentile, quale fa unione di genti da guerra in Perosa et tiene continuamente serate le porte di quella città dimostrando male animo verso questo exercito, dimani saressimo ritornati di là dal Tevere et avutisi a Roma per la via di Orvieto! per la quale vanno ancor francesi ; ma prima che si vadi più avanti, il signor Duca vole che’l signor Gentile si levi di Perosa, et ha fatto intendere a perusini che procurino che’l se parti, cbe altrimenti la inten-tione di Sua Excellenlia è di farlo uscire per forza ; il che sarìa con manifestissima ruina di quella città. Così si crede che’l debba uscire senza strepito. Il prefato gentilomo afferma la morte di Borbone, et il medesimo che si contiene nella inclusa copia, excetto che Santiquattro è in castello amalato, per esser stalo tutto pesto da le genti che correvano al castello per salvarsi. Dice ancora, che P artiglieria del castello non potea battere il loco per il quale imperiali introrono per essere molto lontano, et che la nebia diede gran danno, perchè alcuni pezzi de arlellaria, che erano ivi apresso, non potero fare effetto alcuno. Le quale tiravano per fianco, et quando l’aere fusse stato chiaro, seuza dubio alcuno imperiali haveriano hauto gran danno, et non sariano entrati con quella facilità che hanno fatto. Hessendo nate alcune parole iniuriose tra lo Achiur (sic) Maraviglia et messer Nicolò Fondrato, et havendo ambidue posto mano alle arme, gli servitori del Maraviglia hanno dato due ferite al ditto messer Nicolò, una sotto il core, l’altra sopra li pelenelli, per le quale se dice morirà, per esser tutte due di ponla di spada. 11 campo francese ha sachegiato Castello di la Pieve et tagliato a pezi più di 400 homeni di quella terra. La causa è stala per non haverli voluto dare, nè allogiamento, né vii-tuarie. Quelli del conte Guido Rangone hanno an- cor loro sachegiato uno altro castello, per havere li homeni di quello cridato « Colona, Colona ». Sua signoria se ritrova con le sue genti a Todi lontano de qui 8 miglia, et dimane venirà ad unirse con noi. Con lei sono li cavalli di messer Paulo Luza-sco. Per quanto mi ha detto il signor Borso Sforza, il magnifico messer Francesco Rozone et messer Carlo Nuvolone sono con le compagnie ad Orvieto. Qui è una grandissima carestia del vivere, perchè non si trova pane, né vino per denari. Informationi habute da diverse persone del successo de presa di Roma, che si sono trovali in fatti et in spezie da lo excellentissimo maistro Hironimo di Augubio medico del Papa, il quale Martedì proximo passato a dì 7 Magio 1527 in abito di frale di S. Francesco fuzite da Roma, acom-pagnato da uno frate spagnol del medesimo ordine, alli 11 Magio. Primo. Che Nostro,Signor, confidandose sopra le parole che li havia ditto il signor Renzo da Zere, che Roma se difenderebbe, dicendo che’l voleva che IL fusse tagliata la testa quando fusse altramente, Sua Santità determinò di star forte, contra la intention che havia prima, la qual era di partirse di Roma et redursi in loco più sicuro. Che Lunedì proximo passato, fo a dì 6, nel far dell’alba, imperiali si apresentorono a le mure del borgo di S. Pietro sopra Camposanto, dove era certo bastione, et ivi dando la battaglia a mano, forno rebatuti do volte con loro gran danno, Al terzo assalto, che fu zerca alle 14 bore, introrono dentro ; il che non li saria venuti sotto, quando il castello di Santo Angelo, quale batteva tutto quel loco, havesse potuto far l’oficio suo ; ma per esser allora una nebbia grandissima nell’aere, non si poteva veder dove se tirasse, et non se li poteva far danno alcuno. Che in quel primo ingresso, Luca Antonio alievo del qu. signor Joanni de Medici, quale haveva combattuto valorosissimamente et era ferito a morte da uno arcobuso, restò pregione del signor Aloysio figlici fo del signor Ludovico di Gonzaga. Che hessendo pervenuto la nova al Papa che inimici miravano, Sua Santità con 12 cardinali, col signor Renzo et il signor Oratio Baglione, subito se ne fuzite in castello. Che seguitando il reverendissimo Cardinal San-liquattro per voler ancor lui intrar, sua signoria reverendissima, fu in tanta stretta da la moltitudine di le genie che concorrevano per salvarsi, adeo che subito se ne morite.