539 AIDXXX, GENNAIO. 540 rie, taliter che finito lai convito era le bore 24 ; et cussi partendose cadauno de noi andò verso la stantia nostra. Altro non vi adviso per bora. 363 Copia di una lettera da Fiorenza, di Vicenzo Fidel secretano di V orator Capello, di 23 zener 1520, scritta a domino Zuan Batista Fidel dotor suo fratello. Hormai sono due mesi che io non tengo vostre lelere, et terzo giorno recevessemo letere publice senza però vostro aviso. De qui si è intesa la publi-cation de la felicissima pace di la illustrissima Signoria nostra con Cesare et il pontefice, la qual puosi lenir per certo che babbi ad esser la quiete et tranquilla de Italia. Manca mò questi Signori a intrarvi, li quali sono disposti, se non si tratarà de la libertà loro per la qual sono pronti patir ogni extremo et sucumber a la morte. Sono fortissimi de gente, monitione et denari. Non dubitano de esser sforzati. Li exercili de fuori de là et di quà si ingrossano et fortificano ; il che fa judicar, non divenendo a compositione, voler finir questa impresa più presto per longo assedio che per fòrza de arme. La città è restreta da ogni parte et già incomentia a sentir de li incomodi et desasi. È una carestia grandissima, et sino a qualche giorno non vi sarà più carne, et hera incomentiasi a mangiar pecore. Ova non vi sono, et quello che ne la terra nasseno a la giornata vendesi 4 soldi 1’ uno. De vino et pan si scorerà. Di le legne si stenta, nè \;i dico se vi fa fredo; et quelle vi sono vendesi a libito et oguiuno le piglia a regata, tal che judico uno de nostri carri si debba vender 3 et 4 scudi. Paglia per li cavalli un scudo il fasso. Questo vi dico azió considerati la stagion de questi temporali, et come è possibile che se vi possa durar. Et il clarissimo orator da dui mexi in quà spende 7 et 8 scudi al dì, bessendo con 20 boehe et 8 cavalcature, et sera et matina persone di fora a la tavola. E! signor Malatesta Ba-gion è stà crealo capilanio generai di questo slato con 6400 scudi de piato, 100 homeni d’arme, 200 cavalli legieri, 25 lanze spezate per la persona sua, * 1000 fanli a tempo di guerra ; il qual insieme cum luti li altri capitani a questi giorni in la chiesa de San Nicolò jurorno de non abandonar mai questa cillà, et difenderla per sino haranno spirito da potersi regere. 11 che fo molto gratissimo a lutti. Copia de nna lettera di sier Mathio Bandolo 364 di sier Marco dotor et cavalier, di 26 za-zer, da Bologna, 1520, scritta a sier Lorenzo di Prioli el cavalier suo cugnado. Noi siamo alogiati assai comodamente separali, per esser stati questi signori molto inclinati a questo che forse se ne saria potuti allogiare dui per caxa, ma non con altri che con li camerieri. Fui luto heri occupato et in accompagnare le visitalioni qui venule al clarissimo nostro padre, che certo a mane usque ad vesperas furono molte el tutte de soi conóscenti di molli anni, et in far ornare queste stanze al meglio ch’io habbia potuto. Questa malina, secondo l’ordine dato, et per la Cesarea Maestà et per la Beatitudine pontificia, siamo con bellissimo ordine et benissimo acompagnali siati a la ubedienza con tanto concorso de gente su le strade ancho, ma maxime nel palazo, che per molli è stato judicato che ne la venula de lo imperatore non ne fosseno tante ; de modo che essi signori oratori hanno hauto grandissima fatica a entrar nel concistorio, et maxime el clarissimo Moeenigo che di continuo si è fato portar sopra una cathedra. L’abito loro è stato li manti et de li 4 altri ducale cremesine, cosa certo de bellissimo veder. Fu apresentata per il clarissimo nostro patre, basciandola, al Summo pontefice la lettera credentiale, et ritornati, dopo che hebeno bascialo li piedi a Nostro Signore et fata la apresenlatione de la lettera al capo del concistoro, stando in piè tuli, per ordine di etate, el clarissimo Bragadino disse la sua ora-lione cum tanta gralia, si bella aclione, oplima pro-nuntiatione et voce bonissima, eh’ io non speravo, che ’1 ne conseguile da tulli quei reverendissimi patri et universo concistoro publico grandissime et immortai laude, el veramente che quella inclita republica, nè lo dico per esser meco sua magniti -centia quello la è, ma per la mia naturai sincera verità, ha gran causa di tener ottimo conto di soa magnificentia. La qual dilla, ritornorono col ordine suo a piedi di Nostro Signore facendoli debita reverenza, dopo la risposta fata fare per Sua Santità ad un suo secrelario. Et fussemo chiamali a basar el piè ancor noi di un in uno, et continuò tuta la fame-glia quanta la fu, che tenne in questo occupato tulo 364* il concistorio più di quello era stato ne l’officio necessario; et pe.r quanto intendo parve molto bella et molto numerosa sia a Sua Beatitudine come ad esso universo concistoro. 11 che fornito, Soa Santità