6*9 tiDXXX, F£BB iìAIO. 630 suo loco ; et li reverendissimi li hebeno cosi streti che molli di loro credo habbino poco di le cerimonie veduto. Nel quale, dopo la solita riverenti! a l’aitar, tolti li prelati, a la solila ubidienza, el 425* tolti li zocoli et stivateti, che chiamano sandali, in piedi Sua Santità, fu ditta terza assai divolamenle, el di poi si vestile tulli li paramenti pontificali. Da poi venne il re con la sua compagnia, fra li reverendissimi Sai viali el Redolii, per il medesimo palco, quale non mollo distante da la chiesia se scavezò, dopo passalo però Cesare, tanto che’l sla-fier di missier nostro padre, Hironimo di missier Andrea Loredano, vi cascò con mollissimi altri, si ha aperto un brazo et tre ne sono morii. Chi si abateva a cascar più preslo feva un bel colpo, e mal beali quanti si a trovavano a questa festa. F.l sopiate, su la piaza, olirà una bellissima banda di artelaria earga, vi si atrovava un fiorito bataglion da zerca 4000 fanti, el tutte le guardie di Cesare ordinate per Antonio da Leva, qual era su la sua eadrega, el tulle le guardie da cavallo era. Et eravi uno altare preparalo apresso la porta sinistra de la chiesa, et incontrata Sua Maestà da li canonici fu vestito di una colta et stanfarda in mano dal reverendissimo Ancona, dopo juiato come fece terzo zorno, et fatto canonico di San Pietro, et tolto da loro per fratello. Li qual tuli, stando Sua Maestà natiti l’aitar, li ricevete ad osculum pacis. Da poi andando prima il clero cantando certo responso (piai dice: « Petre, amas me?— Domine tu seis quia amo te. — Pasce oves meas, » vene a la porta grande, dove andorono doi vescovi cardinali zioè Farnese et „Campeggio cum le sue mitrie et piviali ; et il più giovine stando senza mitra disse sopra Cesare che era inginochiato questa oration: « Deus in cuius mante corda sunt regimi inclina ad preccs humilitatis nostrae aurcs mi-serìcordiae tuae et huic famulo tuo regi » eie. Et entrarono poi in chiesa, cambiando Sua Maestà sempre fra li doi cardinali. Dopo immediate li doi episcopi andorono ne la capela di San Gregorio, dove, postasi a seder, deposlo l’abito canonica! primo, si pose queli sandali, che sono un par di stivaleti et scarpe grande et alle cremesine tute ricamate di perle, da poi una tunicela di seda cremesina et oro, et finalmente il manto imperiale, qual è di tela d’ oro in lorma di un grandissimo piviale con un’ aquila da drielo così grande che cuopre quasi tutto, et le due teste gli vengono sotto le spalle, (ulta lavorata dì ago meravigliosamente et ricamata di perle, con un fuso da pò largo quatro dita, pur ricamato di perle assai gròsse con assai bella opra ; et denanti un fuso largo più di uno gran palmo, benissimo lavoralo di grosse et grossissime perle, tempestato di molle zoie di ogni sorte, molti pezì grandi non già mollo excellenli pur ce ne era, et di drielo un capuzo a la foza pur del piviale, ma cusito, che gli ter- 426 mina fra le due lesle di l’aquila, tulio di perle che contiene un imperatore benissimo fallo. Hor sentailo Sua Maestà nel proprio suo habito, con il mollilo ne la sinistra et il sceplro ne la destra, con le due coione di Ilercole una per lato dì lui, con un breve intorno eli’ è la sua impresa, qual dice iì plus oultre ». Et in questo capuzo, fra le altre gioie, vi sono alquanti belli pezeli di rohini et diamanti et dui smeraldi. Tulo questo manto è fo-dralo di tela d’arzente ; cosa belissima da vedere, ma di un peso tale che ben si può chiamare in-soporlabile. Et di poi venulo Soa Maestà al mezo di la chiesa, gli fu dila da l'altro vescovo Cardinal Farnese questa oralione : « Deus inenarabilis auctor mundi, conditor generis Immani, gu-bernator imperli, confirmator regni, qui ex utero fidelis amici tuipatriarcae nostri Abrahe praelegisti regem saeculis affaturum in prae-sentem regem hunc cum exercitu suo per in-ierccssionem sanctorum uberi benedictionem aeternitatis circumda ut semper maneant laeti et triumphantes in pace victores per Chri-stum etc. ». Di poi veneno a l’altar grande, abasso del quale era fala cerla stangata per assimiliarlo a la solo confessione di San Pietro a Itoma, dove Sua Maestà si inzinochió et li dui vescovi cardinali disccseno a lui, apparati et inginochiati can-lorno le litanie dicendo « ora prò eo ». Le qual finite, per il primo prete cardinale fu delogli sopra il Pater noster come fu fato terzo giorno. Poi andorono a la capela di San Maurilio dove il reverendissimo Farnese, primo vescovo, l’onse secondo P altro giorno ; al che si stele assai perchè Sua Maestà si convene rivestir tanti panni el forsi anche riposar alquanto, il che fu fato drielo le sue cortine che li erano sia preparale, et fu portato da refidare, credo per Cesare, in quela capela ; et molti di quei soi gentilhomeni v! si andorono a reficiare. La qual untione compita, vene Sua Maestà, con sua reverendissima signoria et li do reverendissimi diaconi al pontefice, li quali con le mitre in mano andorono a dar la reverenlia al papa ; il quale disceso di la sede vene a l’altare per orare al solito, et recevete ad osculum oris