483 MDXXX, GENNAIO. 484 era venuto qui per iustificar le coso sue, et quelo li è slà falò è sta a torlo, perchè lui non ha fato in quesla guerra operation per il che meritasse questa vergogna ; et se li soi havesseno fato qual- • che danno dove è stali, lui non è sta causa, né ha-verlo falò; con altre parole, pregando il Serenissimo si voi iustificar di la verità, con altre parole. Il Serenissimo li disse, che le operalion è slà contrarie a le parole, et li comemorò alcune cose fate, vide-licet a Roman, quando il so locotenenle Pozo tolse il loco et alozò lì per forza, et che mai lui conte non ha fato alcun castigo. Il qual conte suplicù haver carta di licenlia. Il Serenissimo disse si conseiaria. Di Ferrara, del Venier orator. In conformità di avisi hauti di Bologna, unde il duca spera F imperalor non li mancarà di iuslitia, havendo ad-messa la soa scritura. 329 Copia di una lettera di domino Zuan Batista di Malatesti, orator del signor marchexe di Mantoa, di 8 zenaro 1529, scrita al prefato signor marchexe. L’imperalor et il papa partirano di quà fra 10 zorni per andar verso Roma. Tiensi che lo imperalor si affirmarà a Siena. Dimane si fa concistorio ; dopoi molli di questi reverendissimi partirano, parte per Roma parte per altro loco. A li ambasciatori fiorentini che di qui si aspelano si è mandalo sal-vocondulo, et si aspellano con speranza che babbi da seguir qualche accordo che quà se n’ ha voluntà, et pensasi che ’1 medemo debba esser dal canto di là per necessità di danari. Qui se intende che Fiorentini ne sono hormai exausli, et gli sarà forza piare qualche accordo. II re d’Ingalterra fa instantia de la dispensa del suo matrimonio, et si lassa intender che quando la dissolution non se gli conceda per la Sede Apostolica se pigliarà da sè la licenlia, dicendo haver consiglio da molti che lo può fare, et che sarà pegio a slare nel pecato che 1’ è, non hessendo vero matrimonio il suo con la regina ; et chiarisse voler pigliare expediente al caso suo. Lettera di 8, di uno altro, al prefato signor marchexe. Ho inteso che fra diece o dodece di al più el papa pensa di partir de qui con lo imperalor, et andar verso Roma. Non si sa se ’1 viazo se farà di compagnia. Per il camino se potria far qualche pausa, come è a Siena, dove Io imperalor monstra | voler andar. Si aspettano qui ambassadori fiorentini ; non si sa che riporto sia el loro. Dimane si fa concistoro; da poi molli di questi reverendissimi se partiranno, parte per Roma parie per altro loco. Da poi disnar, fo Conseio di X, con la Zonla. Fu preso una gratia a Tomà di Freschi secretano vecchio del Conseio di X, che uno suo nepole nominato .... qual va con lui sempre, habbi l’ofi-cio di fante a li Avogadori. Item, fu preso, che a Nicolò Sagudino secretano, è intrà etiam lui nel Conseio di X, con li Savii li sia dà una expectativa del primo officio vacante. Fu proposto il lotho di sier Andrea Diedo qu. sier Antonio, che voi far per pagar li soi debiti, et fo gran disputation. Fato 6 renge, ballolà do volte, non fu preso. Da Udene (Cividal), di sier Gregorio Disamano proveditor, vidi lettere, di 8. Come per la bona nova di la pace questa terra è in grandissima alegreza et festa ; el zobia passala a dì 6 fu falla in la piaza una solertissima festa ove inlervenero tulli li genlilhomeni et madone di questa Patria; et in primis fu gettata una grandissima quantità di pane, el eranvi poi due fontane che abondantissimamenle .gettavano el vino ; cosa mollo bella a veder. Bal-lossi iniìno a bore 4 di notte con grandissimo piacer di tutti. Fu data una colatione bellissima et mollo richa. Fu poi recitata una bellissima et piacevo! commedia, et tutte cose passorno con tanto ordine quanto dir vi poirei. Dimane farassi ¿neo festa, et credo non men bella della precedente. A dì 13. Fo lettere di Brexa, di sier Cristo fai Capello capitanio et vice podestà, et sier Bolo Nani proveditor generai, di 11, bore ... . Come in quella notte sier Alvise d’Ar-mer proveditor zeneral, havendo beri cavalcato a li Orzinovi con esso capilanio, tornato la notte, da catarro in do bore è morto : al qual el nostro signor Dio li doni requie. Da poi il Serenissimo vestilo di veludo cre-mexin con uno manto di raso cremexin con le man fuora, fodrato di varo, con il Collegio et 4 procuratori, sier Jacomo Soranzo, sier Lorenzo Pasqua-ligo, sier Hironimo Zen, sier Francesco di*Prioli et alcuni altri pochi patrici, con li piati andoe a PArsenal a veder di poter cavar la barza fatta lì (1) La carta 329' è fotone*