643 mdxxx, mollo carchi, el molli se ne sentiva cridar, el fra li allri palchi uno sopra il capo, il qual stando Sua Santità sentala senti scopiar, unde si levò con una gran forteza et guardò in su, et vedandoche il palco non cascava si cominciò a rider et si ripose in sedia, et fu de subito falò sgombrar quasi luti queli erano sopra quel palco. Et poi rilornorono li do reverendissimi Ancona et Santiquatro di far le cerimonie a lo imperator ut supra, lassatolo in quela eapela ; et gionte sue reverendissime signorie, el mastro di le cerimonie vene ad chiamar il reverendissimo Campeggio, come primo prete, che andasse per lo imperator. Et pur Nostro Signor stava coperto con quel velo, expeclandolo. Et achadete che si atacliò di parole li oratori di Ferrara, Genua et Siena perchè ognuno di loro volevano preceder, et tanto si disseno di parole che veneno a li fati, queli di Genua el queli di Siena. Uno di queli di Genoa pigliò per li capeli lo archiepiscopo di Siena, come orator, et lo tirava adrieto ; uno altro di queli de Siena pigliò per la barba quelo di Genua che havea 10 archiepiscopo pei capeli. Talché li reverendissimi furon forzali alcuni di loro, per veder, montar sopra le banche, el alcuni di loro per spartirli, et cussi li reverendissimi Santiquatro, Ancona et Perugia li dispartirono. In questa confusione ecoti ritornar il reverendissimo Campegio, qual havea «ondulo Cesare per insino a le scale del palco, el per 11 mastro di le cerimonie fu poi mandato a Sua Maestà il reverendissimo Frenese come decano de li reverendissimi cardinali, et a Sua Maestà fu dila la discordia di questi oratori, dove Sua Maestà mandò il maiordomo da li reverendissimi Ancona et Santiquatro a dimandar quelo era solito a preceder, al qual fu risposto che ognuno stesse come si trovava senza prejudizio. In questo mezo l’orator di Ferrara si levò di dove l’era et vene a li reverendissimi et etiam al maiordomo, dicendo che lui era levato per non star a contrastar, ma che il loco era suo perchè il suo duca havea uno ducalo dal papa et da l’imperator. Pur il maiordomo ritornò da l’imperator ad referirli quanto li reverendissimi li havea dito, et Sua Maestà lo rimandò a dirli che ognuno di loro si levasse alenlo che quel di Ferara si era levato, et questo sine preiudìtìo. Et cussi luti si levorono, et questo levamento fu buono per li altri oratori che reslorono più largi. Li oratori che restorono furon Pranza, lngilterra, Ilongaria, Polonia et Venetia. Andato che fu il reverendissimo Frenese da Cesare, et faloli certe cerimonie sopra Sua Maestà, ve- febbraio. C44 neno molli signori di Sua Maestà benissimo in ordine, chi vestili d’oro, chi d’argento, chi di veluli 433* et rasi, chi de una cosa et chi de un allra. Vi era il signor marchese di Astorga, che havea uno sa-glio et una vesta con lanle zoglie che non ne ha tante quanti zoglieri sono in Orvieto over in altra terra simile, et a juditio de molli valea de molli migliara de ducati. Et fra le altre cose sua signoria havea 10 slafìeri luti vcslili con cape di tela d’oro che parca bracato, fodrale di damasco bianco, giuppone di tela d’argento, calzoni di tela d’oro et d’argento fodrali di rocha d’oro, calze bianche, scarpe el bereta di voluto bianco, spada dorata con l'odro di velulo negro. Il signor marchese di Moya havea vestito ancor lui 10 servitori con sagli di veluto cremexino con una banda d’oro recamala larga quatro dila. Il signor duca de Urbino havea vestito ancor lui 12 servitori cum giupponi di tela d’ oro sopra raxo cremexino, et poi tagliato ; el al simile li calzoni el bareta di scarlato. Il papa, che dovea dir prima, havea dato a li sui palafrenieri uno saglio di scarlato con uno oro di solo di veluto negro et uno giuppon di raso cremesino. Et molti altri di queli signori chi havea lato una livrea et chi un altra a li soi servitori, che per fiora non mi ricordo. Sopra il palco vi era armato il signor Lorenzo Cibo, vestito con uno saglio d’oro. Eravi ancor il signor Mario Cesarino, pur armalo, vestito con un saglio d’ oro et sopra raso pavonazo tulo trinzato. Eravi ancor il conte Lodovico Rangon, luto vestilo di bianco con uno saglio d’ argento. Et eravi uno crealo dal signor principe di Salerno vestito con saglio d’oro el sopra raso cremexino tagliato. Di mano in mano venivano sopra il palco li signori. Et vene il marchexe di Monferalo vestito di' veluto cremexino allo et basso, fodrata la vesta di armeimi con una corona in capo non molto grande ma rica, qual portava il sceptro. Drielo li veniva il duca di Urbino vestilo pur di velulo cremexino, et portava la spada con il l’odro. Drie-tro li veniva il duca di Baviera, vestilo con una vesta di raxo cremexino fodrata di armelini, el in capo havea una certa baglia pur di raxo fodrata di armelini che parea una cosa ridicula, qual portava il mondo. Drieto li venia il duca di Savoia, qual era vestito con uno certo manto di veluto cremexino pur fodrato di armelini, et in capo havea una superbissima corona stimata da molti di valuta di 400 milia ducati ; et dicono che ne son