293 MDXX1X, NOVEMDHE, 294 205') Copia di una lettera del conte di Caia sa, di Bergamo a dì 21 novembrio 1529, scrita a domino Francesco di Nobili, suo agente in Venetia. Missier Francesco mio carissimo. Io non scrivo tulli li successi occorsi dopo le ultime mie, perchè il magnifico proveditor nuovo domino Paulo Justiniano di questa terra scio che ha reguagliato a compimento questa illustrissima Signoria. Dirovi che hozi è acascata diferentia tra . svizeri et lanzchenech, in la qual subito, per esserli più vicino, il prefato magnifico proveditore si è intromesso con tanta desterità et buon modo che saria impossibile dir più, et subilo mi mandò ad avisar, dove senza dimora corsi et trovai che con sua diligentia già haveva mitigata parte de la loro furia. Nondimeno, per essersi già posti el’una e l’alt ra parte in ordinanza, non puotè così acquetarli tutti ; però io me li interposi con quel modo che mi parve, insieme con il prefalo magnifico proveditor, talmente che, non ostante che fussino già incrudeliti di mala sorte per la seguita morte de alcuni di loro, pur alfine li pacificassimo in tutto; ma vi prometto, et cosi farete subito intender al Serenissimo da parte mia, che seria impossibile scriver la dexlreza, el modo di governo, la sagacità et diligenza che dimostra esso magnifico signor proveditor, il che mi dà speranza, anzi ferma certeza, che a quanto si spela a la provisión de quesla città egli satisfarà tanto ben che niuna cosa passarà che non sia governata con optimo regimentó per le virtù sue, nè io mancare di quanto sarà bisogno. Ultra suplicarete a Sua Serenità che se degni ordinar che questi lanzchenech siano pagali, perchè questi sono tempi de troppo importanza per la vicinanza de nemici et per il pericolo di maior perdila per defetto de pagamenti, et che quella se ricorda il vulgar proverbio, non obstante che si speri pace secondo che quà si ragiona, el qual proverbio dice che « fra pace et triegua gramo chi si leva »; et che questo non dico già per il mio colonelo il qual, ancora che egli habia circa 46 giorni de la paga, per questo, con lo extremo desiderio di sempre ben servir a quella illustrissima Signoria, quando serà bisogno li farò magnare li sassi et me stesso 205* per servitio suo, ancora che almeno per una causa havrei sommo piacer che lo pagassino, et fa ragion si è quesla, perché non para che de li mei sia l'alto (1) La carta 204 ‘ è bianca. manco conio che de li altri. Et me racomandate pur assai in buona gralia di Sua Serenità, et voi bene valete. A dì 25 novembrio, fo Santa Caterina. La 206 terra, di peste, beri ninno, et di altro mal 8, et però fo lassà aprir la chiesia di Santa Caterina et far festa, et cussi a San Stai, dove è la scuola de Sanla Catarina, antiquissima. Vene in Collegio il legalo del papa episcopo de Puola, dicendo haver inleso esser slà manda in questa lerra, di Puia, una lettera inlercepta, copia dicono di soe scritte a . . . . suplicando li sia mostrala, negando haver mai scrilo lelera alcuna, et cussi fu termina per il Collegio di mostrargela, la qual negoe mai haver scrilo tal lettera el altri ha-verla scrita in suo nome, et lui è bon servitore nostro. Di Brexa, di sicr Polo Nani proveditor se-neral fo lettere, di 22. Come inimici lanzinechi erano reduli tulli in Bagnolo, mia 7 lontan de la terra; si dice voleno passar Po per andar a la volta di Fiorenza. Noto. Beri sera seguile un stranio caxo, a hore 2 de nocte, che sier Andrea Grilli di sier Domene-go, bellissimo zovene di anni 20, verso la porta del Fontego da uno incognito li fo taià el viso et ... . che è sta un grandissimo peccalo. Quel Andrea Crovara zenoese, che heri sera fo preso in el monastero di San Zanepolo per haver amazato uno suo compagno zovene che dormiva, con lui in caxa di Hironimo Schaia zenoese, al qual li dete 37 feride et lo tolse di ledo et messe in mezo la camera con la coll ra adosso, et lui rompele un scrigno, si disse ha tollo danari assai, el si butò zoso di la caxa, slava a San Jeremia sora Canal grando, et questo fo a dì 23 di queslo venèndo 24, fuzile in chiesia di San Zanepolo, lo mandà li capi-tanei per haverlo, li frati non li voleva darlo, an-dono in persona sier Marchiò Michiel et sier Marin Juslinian avogadori, el atento la Chiesia tal caxi non patrocini» questi malfatori, fu preso, qual fuzite in campami, a la fin si bave, et a hore 2 di nocte fo menato in camera et de plano tolto il costituto, qual confessò l’homicidio...... Unde questa malina sier Marchiò Michiel, a chi locha il Collegio, andò Ira mezo i Consieri, et messe fusse ben retenulo et butalo el Collegio de altri, locò consieri sier Nicolò Venier el sier Pan-dolfo Morexini, cao di XL sier Anlonio Permarin, Signori de nocte sier Vicenzo Zorzi et sier Mallo