21» MDXXIX, NOVEMBRE. 220 stro oralor verba pro verbis, dicendo sopra tulio bisogna il papa babbi Ravena et Zervia ; et visto it mandalodisse: «Che voi dir il duca di Urbin?» L’oralor disse: «Per esser nostro capilanio, et bave ni o tolto il suo slado in prolelione. » Risposeno, del ducato di Sora nel Regno, è andà in re indicala ; di 1’ altro sialo, Colonesi pretendeno baver raxon. Poi disse bisognaria il papa fusse compreso in la pace si Irata. L’oralor disse, non havenio guerra col papa, se non che’l pretende baver Ravena el Zervia. Hor concluseno clic vederia il mandato, et in quello mancharía si faria azonzer. Da Ravenna, di sier Domenego da Mosto proveditor, di 11. Con alcuni avisi bauli, et una lettera di Borgo San Lorenzo zerca le cose di Fiorenza, la copia è qui avanti. Et si mandi danari per pagar quelle zenle. Di Bergamo, di sier Zuan Antonio da chà Taiapiera vicepodestà et proveditor, et sier Justo Guoro capilanio, di 8. Di certo rumor seguilo de li per li lanzinech, come per la copia di la lettera posta qui avanti del vicepodeslà si potrà intender il tulio. 153 Letteradi sier Zuan Antonio da chà Taiapiera, vicepodestà et proveditor a Bergamo, di 8 novembrio 1529. Beri seguite disordine grande che hessendo io al dopo manzar, per consulto de noi rectori, conle di Caiazo et gubernator, andato cum la banda de svizari ad metter ordine de ruinar el borgo di San Lorenzo, per essermi data quella impresa, et cussi ancora hessendo andata la banda di lanzinech al borgo Canale per ruinar dillo borgo, el clarissimo capitanio, a chi era data quella impresa, non li andò, et loro lassorno el borgo et si alargorno fora di la porla conira l’ordine, et quante case de li zardini trovorono da quella banda, per quasi doi migliara, abrusorno et sachezorno per tulio, cum el monastero de San Golardo di Servi et il monasterio di le monache di Santa Lucia, qual cosa è erorei inconveniente grandissimo senza alcuno profitto. Et da poi ancora molli de dili lanzinech sono ussiti fora in questa malina compir di sachizar, et cum grande falicha el conte, cavalchato fora, li ha podeslo far cessar. El queslo error non seguiva se tulli fosse andati cum la sua banda de soldati, el far lenir serate le porle che nessuno non andasse fora. Io non mancai, et li rnei, di far el debito mio, el dal canto mio non è seguilo alcuno disordine anzi satisfalo al bisogno cwn bon modo. In quesla notte el piè si me è innovato, et hozi non son ussilo di casa. Soli-cila el suo successor eie. De nemici, sono al Ilospe-dalello el quelli lochi, et sono scorsi fino a Capriolo su la riva di Oglio a 1’ oposilo di Calepio, et per quanlo se intende sono per venir a le rive di Oglio a Pontolio et conzorzersi cwn il campo de Antonio da Leva, et forsi venir a la imperesa di quella cilà. La slrata di Bressa si è rolla el non si poi passar. Prego Iddio dispona le cose per il meglio nostro et, pur queste genie faziano el suo debito, non lememo, perché de artellaria siamo ben ordine. Da Ravenna, di sier Domenego da Mosto prò- 153* veditor, di 11 novembrio 1529, manda questa lettera, vista, con nove di le cose di Fiorenza. Da novo per alcuni dal Borgo San Lorenzo, lo-cho fiorentino, si ha, come qui sotto vederai. Noi con quelli di Ramazoto Iwbiamo messo da Fiorenza sin al Maredan il disipo i homeni el done et robe che tulio sio paese fremano a sentir a nominar. Balaso cum la sua compagnia et il campo de spagnoli sono acampato a Fiorenza intorno a una montagna che sono atachata con Fiorenza; ma dilla montagna sono fortissima di basiioni che tutto il mondo non la pigliaria, et lì in quella montagna li sono fanti 8000 pagati et 4000 archibusieri de li giovani di la terra, li quali voleno la gala et lì sono 2000 bo-che di focho tra canoni, colubrine, sacri, mezi sacri, falchuneli e! muscheti.che ve so dire che niuno non si pò discoprire che loro li toleno suso. Per quelli che venne di dentro da Fiorenza dize che loro canta et sona che par che non li siano campo, et se loro non vedesse la ruina del paese che mai non piglieria Fiorenza, ma per questo effetto credo che piglìerano questo partito. Si dubita, poi che queslo serano successo, che non vengano a quella volta. Si aspetta di curio Antonio da Leva con 12 milia pedoni et 8000 lanzinech, i quali di curio dia arivar a la volta nostra. A voi mi ricomando et a tutta la brigada vostra. Dal Borgo San Lorenzo a dì 5 Novembrio. Tutto vostro don Hannibal da Ruso.