279 MDXXlX, NOVEMBRE. 280 ralori et re pasati che havevano fato per la Chiexia, come Conslanlino, Carlo Magno et altri. Et in la piaza, sopra la porla di la chiexia di San Petronio, era un grande soler ornalo di pani d’oro et di seia, coperto di sopra con festoni et arme papale et imperiale, dove era il papa in sedia pontificai cum li cardinali, vescovi et chieresia, in maestà aspe-tando la venula di lo irnperador, il qual, con ordine sopraditto gionlo là, smontò da cavallo con tulli li signori de titolo et principali, restandoli altri cavalieri in l’ordine loro. Et salilo per le grade come fu in cima vide il papa fece restar il palio, et levalose la barela lece una reverenda, et dapoi al-Ire doe molto inchinate ante che giongese dove Sua Santità sedeva, et là se gito a li piedi per basarli. Alora il papa se levò cum tutti li cardinali, over diavoli (sic),et pigliando Soa Maestà per le brada lo volse levare, il che non consenti mai lo impera-dor, fin che Sua Santità li donò il piede, il quale basato, ofl'erseli ducali mille in medagie d’oro per esser consuetudine antiqua offerirli oro. Li basò poi la mano, et levatosi fu dal papa basalo in guan-lia, et la Maestà sua disse che ringratiava lo oniui- 194 polente Idio che li liavea concesso di veder questo di tanlo desiderato, il che sperava che havesse ad essere augumento di la Santa Chiesa et beneficio di lutla la religion christiana. A cui il papa rispose per le consonanlie et se pose Sua Maestà a mano drita, fui che altri signori, che cum lui erano salili, basaron il piè a Sua Santità. Da poi aviati ambedue a piedi, come furon scesi pur lo scale, Sua Santità montò sopra una sedia, stando sempre lo irnperador cum el capo scoperto expeclando, et cusì si feze portar a palazo lasando 4 cardinali deputati a com-pagnare Sua Maestà in chiesta, dove, fata una oratone solenne, ussì fora el montalo a cavallo cum li cardinali, ma senza palio, perchè li palafrenieri soi se P havevano mira loro straziato in più parte, andò al palazo, et salì al’apartameiito, per lui deputalo che è congionlo a quello di la Santità del papa dove a tulle le bore del giorno et di la notte p:>l visitarse, come hanno da poi facto molle volte familiarmente. Tutta questa processione el cerimonia se tese per tutta la lerra con lauti soni de diverse sorte, campane, trombe, musiche, schioppi di arlellarie grosse et minute, et plauso del populoche, con tutte le prohibilione per cride publiche inanzi fale per ordine del papa che non se cridasse imperio, non se posele lenir che non lo cridasero a piena voce in le orechie proprie di Sua Santità, con (aule ballresche et catafalchi per veder la piaza, et in altri lochi di la terra, per veder et con clone el pompe infinite a le fanestre et altrove, che fu certo cosa bellissima a vedere, finché la luce di quel giorno et la festa insieme forno redule a P ultimo fine. Tale fu lo ingresso di lo imperatore Carlo in Bologna, il quale se corispose a la grande expectatione che de lui se tiene, et pare che prometano li cieli insieme cum le sue parole, sarà veramente degno di perpetua gloria et immortale. Non dirò altro. A dì 21, domenega. La lerra, di peste, beri, 195'), ninno, et 7 di altro mal. Di Bologna, del Contarmi orator, di 18. Come haveano ricevute le nostre lettere .col Senato, et le exequirano. Et scrive la causa fin bora non si ha tratata la paxe. El par che il papa babbi, parlando con esso oralor, tralo moto ehe’l voi li danari la Signoria ha Irato di sali da Zervia, qual è assetanti a domino Jacomo Sai viali, ltem, che la Signoria confermi la bolla che fe’ papa Julio. Item, scrive la cosa di canonici, sicome dirò di solto. Et nolo. Se intese come il papa non concederà il far di 55 canonici, ma voi la caxa de Medici ne possi elezer do pur zentilhomeni nostri, et il Cardinal Pixani et li soi possi elezer uno altro, e questo in perpetuo, ltem, questa matina, dì 18, per esser P avversario del papa, fo canta una messa in San Petronio, papal, et fato feste il zorno ; è anni ... che I’ è papa. Item, si prepara di far zostre de lì. Di Fiorenza, si manlengon virilmente : hanno trovalo ducali 100 milia et posti in deposito per donar a li soldati et promesso ducati ‘2000 de infrada di beni di ribelli a li capi. Da poi disnar, fo gran Conseio: fu il Serenissimo, et vene a Conseio il principe di Melfe, di caxa di Pi-colhomini (Caracciolo), vestito con calze bianche et una vestignola di raxo negro : lo andò a levar li Savii ai Ordeni et stele fino a la mila del Conseio, el poi ne inscile et si partì. Fo, prima che venisse el dillo principe, loto la parte presa nel Conseio di X a di 17 di l’instante, di balotar iterum li Procuratori di citra, et non pasando la mità siano balolati nel Conseio di X con la Zonla et con li do terzi di le balote siano elecli. Hor fo balotà 10, prima numerato il Conseio et eramo 1*245, et fo balolà, poi andà le elelion dentro, presente esso principe, et rimase sier Vicenzo Grhnani di sier Francesco et sier Andrea Juslinian; non si poi saper le balofe perché vien brusade. Fo (1) La carta 194* è bianca.