603 MDXXX, FEBBRAIO. 604 lie nove de loro zenoesi. Se judiea sia slà messo a man. Scriveno esser siali da 1’ imperador, el . . Vene I’ orator del duca de Milan per causa de sali eie. Del capilanio general da mar, sier Biro-nimo eia chà da Pexaro, da Corfù, fo lettere, di 29 zener, portate per uno bregantin venuto a posta. Manda lettere haute dal Zonchio, dal Coniarmi proveditor de 1’ armada, di 11, qual avisava haver per il riporlo de uno Dimitri . . . . , vien di Candia, partì a dì 3, come a Cao Salamon, hes-sendo el proveditor Pexaro de 1’ armada con .... galle, et le galìe de Alexandria che andava al suo viazo, trovono il corsaro francese et lo comenzono a bombardar, et che le galìe de Alexandria passò per andar al suo viazo et lullavia el proveditor bombardava dillo corsaro. El altre parlicularilà, come per el sumario de la sua lederà se potrà veder. Da poidisnar, fo Collegio de la becharia, ma non fono ad ordine. Gionse in questa sera sier Lorenzo Bragadii), sialo orator a Bologna. Li altri verano poi doman. In quesla sera fu recitata la comedia bellissima in chà Loredan per li compagni Beali. Sleleno a compir fin bore 7 ; poi la cena, sichè a bore 11 fo compita. 408 Copia de una lettera di Bologna, di sier Ma-thio Dandolo di sier Marco dotor et cava-lier, da Bologna, di 22 febraro 1529, scri-ta a sier Lorenzo di Frioli el cavalier suo dignado. Noi slamo qui tanti et di (ante sorte che polre-semo far feste, Conseglio efr Pregadi ; et certo non solo sono laudali li venuti, ma grandemente el con ogni merito biasmati quelli, che senza loro grandísimo incomodo non sono venuti. Il bellísimo tempo che di continuo ci ha mirabilmente festegiali hozi, par se sia convertito in piogia ; il che penso se fazia per tanto più assicurare el post dimane per far fausta la ultima coronatione, dopo la qual ha ad andar per la terra una sopramodo bellissima cavalcata. Di quella di hozi, la saprà da quesla ad unguem quello si è fallo, et goderà de la bonissima fortuna mia che mi ha fallo veder el ludo di maniera tale che s’io vederò l’altra sarà per ogni altra cagione che per vederla, perchè in questa, exceptis quibu-dam paucis addendis vel minuendis, si è veduto quanto che in quella se possi vedere. Et il più de quelle cerimonie, oltre a queste, sarà la messa del papa che è ben assai. Ma a l’incontro tanto era la difìcullà de alrovarsc et il pericolo per essa de non veder le altre belissime cose, ch’io non so qual parlilo eh’ io sia per me elegere. Her sera vene a do bore di nocle uno genlilhomo di Cesare a pregare Pambassalor nostro che quesla matina a .. . . bore si dovesse alrovar con Sua Maestà a prender la sua corona. Il simile credo habbia fallo a li altri signori ambasialori. Per il che quesla matina qui , redulese sue magnificenlie, accompagnale da tulli imi all ri, vestite missier nostro palre del manto di oro, il clarissimo .... (Gradenigo) de ducale allo basso cremesino, el clarissimo Mocenigo de ducale ili restagno, il clarissimo Brogadin de manto damaschino, li clarissimi Coniarmi, Soriano et Tiepolo de durai cremesin et el clarissimo Venerio de violeto, si andarno a palazzo a le 15 hore, dove a la prima porla si hebbe difficullà, dico a la piaza, bensì lassorno intrare noi altri senza le cavalcature, et cortesemente, a la cima de le scale una tal remesina de alabarde che havrebbe smarilo ogniun, et con non piccola difficoltà de li propri oralori la passas-seno, el raunati insieme su la sala si entrò ne l’anticamera de Cesare, qual ne la camera si confessava; et ivi stati per buon spatio, nel quale entrarono 408* molti de questi principi, così ben vestili ad ordine et sì sontuosissimamenle che chi li volesse descriver ad un per uno, secondo il merito suo, harebbe bisogno di infinita comodità di caria el inchiostro et * lempo. Ma questo basti eh’ io non ho mai veduta pompa tale ai zorni mei. Dopo li quali, veneno li dui reverendissimi assistenti Doria et Medici ; et per spatio ancor stali, si ussite fuori scaciati, tulli li non grandi, facendoli passare per rnezo le guardie, quale facevano stretto calle, nè lo lassavano romper. El venero fuor li signori con l’ordine loro, ne I’ ultimo de quali veniva el marchese de Slorgas con il sceplro, zioè una massa d’oro assai grossa, colla mazucha a coste minule ma pienissima de gioie sì , incassale come che gli pendevano d’intorno. Da poi el marchese di Villiena con la spada in spalla, gran-da come quela del nostro principe, ma tutta d’intorno, sì fuodra come elsa el manego, carica de gioie. Dopo veniva el duca Alexandro nepote del papa con un pomo d’ oro in man come un gran scal-daman, et era diviso con un cerchio de gioie in Asia, Africa et Europa, con una croceta ne la cima pur de gioie, in cima la qual v’ era un bel rubin ludo fuori senza foglia. Et ultimo el marchese di