$03 MDXXVII, MAOOIÓ. 20* entrorono in Borgo, et drieto di essi, spagnoli* Preso il Borgo, ogniuno se mise in fuga. Spagnoli, poi che s'ebbero refrescalo alquanto, dettero Par-salto a Transtevere et l’hebbefo, poi subito con la fuga di le gente introrono in Roma, dove prima attesero a tagliare quanti incontravano, et sono Stati morti da 4000 homeni, di spagnoli 500 in circa; poi cominciorno a fare il saCco, il quale ancora dura. Nè contenti di questo hanno fatto presoni quanti hanno trovato fino i fanciulli, et è stato tale che sei volte si ha riccatato con taglie grossissime ; poi hanno cominciato a brusiar le case volendo che i patroni di le altre, quali sono presoni, olirà la taglia recuperino i loro palazi da l’incendio curri summa grandissima di danari. Nè parendogli questo guadagno assai, hanno spogliale lutte le sacrestie di Roma ; ma quello che è peggio di ogni altra cosa, hanno rotte et gettate via quante reliquie de santi che hanno trovalo, et in molti luogi tolti i tabernacoli et gettato il corpo di Cristo a terra. Poi, quanti monasteri sono stati in Roma, tutti sono stali violali, et le monache non solamente menale via, ma la maggior parte condotte al loco pubblico, imponendogli pena della morte se si par-teno. Questi tanti viluperii, la più parte sono stati falli per todeschi ; non hanno però perdonalo alle 130* donne romane, delle quale alcune sono state morte perché non hanno consentito al voler loro. Et uno gentiluomo romano, non havendo tempo di salvare doe sue figliole vergini, (ulte due con le sue mani le ha scanate; alchè sopravenendo lodeschf, esso insieme hanno morto Mille altri casi crudelissimi sono occorsi, che troppo lempo bisogneria a scriverli. Il Pontefice, con la maggior parte dei cardinali et altri grandi huomeni si salvò nel castello, dove ora sono con gran travaglio. Il guadagno che hanno fatto nemici in Roma è inextimabile ; molti soho siati che hanno guadagnato tanto oro, che non lo possono portar. Uno nostro stratioto, qual fuzite fra nemici, in questi giorni solo ha guadagnato 60 milia scudi; sicché tutti sono fatti ricchissimi. Bora nemici sono in Borgo et in Transleverè, et fanno alcuni repari. Alli 18 del presente, hessendo noi ad Orvieto, fu dato l’impresa al signor Federico di Bozolo et al mio signor Provvedilor di andar a cavar il Papa da Santo Angelo : onde cavalcamo la notte solamente, et passando il bosco di Bacano, cascò il signor Federico et tutto si guastò, per il che convene ritornar a Viterbo. Noi con i nostri cavalli cavalcamo fino a Pontemole, et di là il signor Provedilor mandò 4 cavalli a far la disco- perta verso il castello, i quali furono presi. Per il che, Vedendo che nemici ne haveano scoperto, pigliamo la via di Brazano, donde poi venimo a Viterbo ; sichè non potessimo haver sorte quella notte, la qual saria stala troppo felice per noi, se non fusse seguito il caso del signor Federico, il quale cerio harìa dato effetto a la impresa, se ha-vesse condollo la fanlaria sotto il castello, et baveria Sforzato la guardia, di sorte che’l Pontefice harìa possuto ussire. Hor quello che allora far non si ha possuto, hora si attende a far con più forze, et il signor duca di Urbino còn le gente de veneliani, il marchese di Saluzò con quelle del re di Fràuza, et . il conte Guido Rangone con quelle del Papa, tutti sono ridulli qui all’ Ixola, miglia 7 apresso Roma, dove si lentarà per ogni via di trazer il Papa di castello, oVero di condur nemici a far giornata. Beri j3j fu posto tutto il campo in battaglia, èt io ho havttto il carico di numerar le genti, et ho trovati fanti 16 milia, tutti homeni èlecti de guerra, latize 700 et leggieri 2000, tulli homeni da bene et desiderosi di I’ honor de Italia, tal che io spero che haremo vittoria se altro non sopraviene. Ben è vero che mollo se patisse di vittuarie; il che sarà causa che presto la expediremo o in una Via o in l’altra. L’altro giorno si levamó di Bl’azanO per venir a far questo allogiamenlo, et si caminoe in ordinanza con opinion ferma di atlrovar inimici in campagna, et questa mattina fu dato allarme nel campo. Per l’avenir non restarò di notar a vostra signoria il successo della guerra. Mi raccomando, la qual sia sempre felice. A tergo : Excel)'entissìmo artium et medi-cinae (indori domino Joanni Romano, nti patri honorando. Copia di una lettera del signor Aìexandro Fregoso, data in campo apresso Roma 8 miglia, a dì 24 Mazo 1527, scrìtta al signor Jannes suo patre. Illustre signor et patre observandissimo. L’effetto dello andar luor fora Nostro Signore questa notte passata de castello, come heri per una mia vi scrissi, non si ha seguito, perchè heri ando-rono a veder quel loco et come dovevemo far, et tornorono alle tre hore di notte, et li parse differir et meglio consultar tal cosa. Et così hoggi reduli tutti insieme, par siano resoluti star a veder che corsa seguirà per la venula del signor Viceré, qual