517 MDXXVII, LUGLIO. 518 non si movesse de qui per andar sul stato di Firenze se non ad richiesta di Signori fiorentini li quali dicono non voler il guasto sul suo se non in caso di necessità et quando non potrano far altramente per deffensione di le cose loro ; nondimeno non potendosi stare in questo loco per diffetto de le aque, li signori di Pexercilo sono congregati hozi insieme, et hanno ditto di volef andar^d alogiar domane de là dal laco de Perosa presso Cortona. Cosa che non piace mollo al comissario prefalo, et ha fatto ciò che ha potuto perchè non si vadi, pur vedendo non poter far altramente ha mostrato de aquetarsi, maximamenle che li è stato ditto che questo allogiamento se ricerca per uno o dui dì al più, perchè in questo tempo si ve.derà quel che vo-rano far li imperiali, li quali per li ultimi avisi che si hanno, erano al Borgeto, loco distante da Uoina circa 30 miglia, et havendo pigliata una nave, alcuni df loro cavalli erano passati di là dal Tevere, et andati a certi castelli sottoposti a Narni, et per quanto scrive missier Francesco da Todi, seco non hanno arlellarla, per il che se iudica che vogliano andar in Lombardia. Vero è che è venuto con loro da Roma fin al Borgelto. Dice per cosa certa, che non passano 8000 homini da combater. Era venuta resolutione da Firenze, che si dovesse andare sul senese, et loro Signori fiorentini offerivano munitione et ciò che bisognava per lo expugnare terre ; ma per la uscita de imperiali di Roma, bisogna atender ad altro. Il signor Boratio Baglione ha mandato un suo gentilhomo a questi signori, facendoli intender fhe li fanti che li sono stati mandali non bastano per potersi ben sicurare de le cose di Perosa, perchè quella città è tutta sottosopra et si fanno ogni dì mille convenlicule di 50 et 100 homeni del populo, qual in (ulte le sue 3:0* aclioni se dimostra imperialissimi, di modo che, per non vedersi chi sia auctor di questo se non tutta la città, non sa che prevision se li possa fare, se non se gli mette tante genti dentro che pongino freno a la terra. Loro Signorie li hanno mandalo a dir che vengi questa notte a Santo Angelo, loco ch’è a mezo camino de qui a Perosa, che il signor Duca se li atroverà ancor lui, et parlarano insieme di quanto serà di fare circa questa materia. Il trombeta che venne da Roma, portò che il cardinale Jacobatio era morto, et che il reverendissimo Farnese andava in Spagna Legalo per tratar pace. Dal campo di la lega, di l’Agnello, presso 341 Pasignano, a li 17 di Luio 1527. Dislogiassimo da Vayano.et venissemoquì presso Passignano, el per la resolulion che hanno facto questi signori domane si levaremo de qui el anda-remo a fare uno allogiamento Ira Perosa et il Ponte novo, eh’ è suso il Tevere, per obslar a li imperiali in caso che andassero a la volta di Perosa. 11 medesimo si farà in ogni altro loco dove loro designassero di andare, che fosse importante lenirlo per benefizio di la impresa. Loro, per li avisi che si hanno, sono arivati a Narni et li hanno dato due bataglie con loro danno el vergogna, perochè sono stati rebatuli con occisione de molli. Quelli di la terra gli havevano taglialo certo ponte perchè non potessero passare ; pur pare che da poi siano passati. Beri si mandoe presidio di due compagnie de fanti et una de cavalli a Todi, quali furono rizercàti da quella comunità. Li lanzchenechi di questo exer-cito mandorono heri a dir al signor Duca et al clarissimo Proveditor, che loro resolutamente volevano partire hozi per Lombardia, dicendo esser contenti servirla ma che non può stare più qui per il careslioso viver et per le infirmila in che incorreno, le quali subito li conducono a morte. Copia di una lettera del signor Janes Campo- 3431) fregoso, data dal campo a IUozo, a dì 19 Luio 1527, scritta a la Signoria nostra, ricevuta a dì 21 Luio. Serenissime Princeps etc. Per lettere del clarissimo Proveditor, Vostra Serenità intenderà distintamente el successo de ha-ver rotta la scorta del campo cesareo cum morte de assai gente di loro, et presi da 400 cavalli in zerca cum molti homeni da bene, homeni d’arme et cavalli legieri, li-quali sono, sì quelli di cavallo come da piedi, spagnoli et sardi, qual sono stati combaluti in la loro forteza. Et questo scrivo a Vostra Serenità, perchè la intenda che chi sa pigliar el tempo vince ancora li spagnoli, nè le astuzie di Antonio Leyva gli hanno saputo giovar, lo ho speranza in Dio poter dar presto un’ altra miglior nova ad Vostra Serenità, ìli bona grafia di la qual humil-mente mi ricomando. (1) La c»rt* 341 * è bianca.