315 MDXXIX, DICEMBRE. 316 Et lete ditte lettere, ¡1 forzo del Collegio non vo-leano scriver la lederà proposta, et sier Alvise Gra-denigo et sier Lunardo Eino, savi del Conscio, vo-leano scriver. Unde ìterum leta per questi do la lettera, il resto del Collegio messe indusiar a domali che saria lettere in risposta di le nostre scrittoli. Sier Alvise Gradenigo andò in renga, et parloe che el voleva scriver ad ogni modo per dechiarir al nostro orator il voler nostro, et li rispose sier Al- 218* vise Mocenigo el cavalier, savio del Conseio dicendo che ’I meio era indusiar, perchè..... mero di barche da meter nel Danubio, et altre cose al bisogno di la guerra, et che ogni giorno sovra-giongeano molle vitualie. Che fra tutti era fama che a tempo nuovo il Signor turco ritornerà a danni di Alemagna. Che il re Ferdinando mandava tutti quei fanti spagnoli, hauti ne li mesi passati asoi stipendi a Sagabria per expugnar quel castello che si man-tien per il vescovo suo signor, qual è fama esser ben munito al bisogno. Che li agenti di Sua Maestà hanno questi giorni chiamati dui frali, già deputati di queste terre el territori a Gorizia al parlamento, el gli hanno dimandala una decima di tutte le in-trate, si clerici come laici, per le cose lurchesche, et par che tulli si resentono mollo et sono risoluti di voler mandar loro oratori al re per dolersi. A dì 30, fo Santo Andrea. Iteri, questa note tutta et questa mattina et hozi piovete assai ; sichè va pessimi tempi. La terra, di peste .... Non fo in Collegio lettera alcuna ; fo ballota alcune canzclarie et cavalarie vendute al pubblico incanto per li Governatori di l’intrade, per numero . . . . , el non fu aprobale. Da poi disnar, fo Collegio di Savi, et grandissima pioza, sichè non fu alcuna lettera. Bel mexe dì decembrio 1529. A dì primo decembrio. Havendo tutta la nolle piovesto, come ha fallo questi zorni, la malina aque-tò il tempo ; la terra, di peste, beri, fo niuno. Da Bologna, di sier Gasparo Contarmi et sier Gabriel Venier oratori nostri, di 28. Co-loquii hauti col duca di Milan, qual voria la sua cosa fusse rimessa nel papa el ne l’imperator, però che quelli tre depuladi si hanno, lassato intender che per cauzion voriano li restasse ne le man di lo imperalor il castelo di Milan et Pizigaton, el il duca etiam li desse il castello di Cremona, fino l’impera-dor fusse pagato di esso duca di la investitura che è ducati 500 milia, che ’1 duca li ha offerto di dar, et esso duca voria che la Signoria a questo non contentasse per niun modo, con allre parole, ut in litteris. Et sier Gasparo Contarmi orator, pur di 28, scrive solo come havia haulo le nostre lettere, di 25, zerca il far la liga, qual non havia voluto operar fino non zonza li capitoli come la Signoria voi li fazino, perché tratando quelli potrà poi dir il voler (1) La carta 219 * è bianca Da poi parlò sier Lunardo Emo dicendo, il resto di Savi voi darli ducali 80 milia, el loro do voria far la paxe senza darli, però è bon scriver. Andò la lettera contra la indusia, fo di le parte . . . . non sincere, .... di no, .... di l’indusia, . . .... di scriver; et questa fu presa. Et licenlialo Pregadi a bore 3 et più di nocie, restò Conseio di X simplice, el feno li capi per decembrio sier Zuan Francesco Moroxini, sier Ilirouimo Lore lan, el sier Ilirouimo Barbarigo, lutti tre stati allre Bade. Da Cividal di Frinì, di sier Gregorio Pi-¡¡amano proveditor, fo di 26 decembrio (voi esser el mese di decembrio) lete in Pregadi. Come a li 24 di questo gionse Zuan da Parma contestabile con li 40 fanti, mandalo da la Signoria nostra a la custodia di questa cita, el ha conduto bona gente. Son avisato da Gorizia esser venulo ivi, già sono alcuni giorni, domino Raimondo Rhodumber-gino, uno di consieri primati di Viena, qual si è ritrovato ne la obsidione di quella ciltà, et ho per via fide digna che ha avisi da Viena, sicome tulle le genie che furono a quella difension son ritornate a casa, excelto 5 in 6000 fanti che furono interlenuti per mandarli sotto governo di domino Nicolò da la Torre a la recuperation de Ollemburg, terra tra Vienna el Buda, occupata da turchi che pur speravano rehaver. El che li fanti predilli non si vo-leano levar se per ciò non havevauo una paga. Che il signor Vaivoda era in Buda con grossa banda di gente di turchi el hongari, et che il re Ferdinando che era a Linz si dovea transferir a Viena per dar ordine a le fortification di quella città, dubitando a tempo novo haver maggior guerra di la passata. Del ditto, di 27. Son avisato hogi da Gorizia, da persona fide digna, come si intendea, per lettere di Vienna di 13, che per diverse vie haveano nova, et poi acertati da alcuni prigioni fugiti da turchi, che a Belgrado si facea provision de un gran nu-