565 UDXXX, febbraio. 566 381') Copia di una lettera di Vicemo Fidel secretario de V orator Capello a iiorcma, di 28 zcner 1529, scritta a domino Znan Batista Fidel dotor suo fratello. A dì 26 questi Signori con grandissima solenilà dettero il bastone al signor Malatesta, il quale ha* vendo ordinato che (ulta la fantaria pagata andas-seno a li bastioni et slesseno vigilanti, aciò che concorrendo il popolo tutto a la piaza non accascasse qualche disordine, poi se ne venne in piaza, acom-pagnato da tulla la militia de la cillà et da zerca 200 cavalli, sua signoria sopra uno cavallo baio turco mollo bello con fornimenti de voluto nero, vestito prima con una camisa lavorala d’oro, un giupone di raso cremesino fodrato di lelleta d’oro, un par di calze di scadalo, un par di scarpe a stivatelo di vehilo nero, spironi d’oro, uno orechino di velulo nero con un beretinò similmente di veluto con una medaglia al canto ritlo con una impresa di lettere che diceva Libertas et un robiu grosso come 1’ ungia del diio pizolo intaglialo come una pigna, un saglione di restagno coperto di raso cremesino tagliato per traverso a tagli longhi una quarta con uno soprasil d’oro et di seta cremesina intorno intorno, di sopra una zamara di raso pao-nazo fodrata di martori, al collo una cadena d’oro in anelli soazali di 300 scudi con una croce falla a tronconi di una quarta lotiga, con una spata fornita d’oro, il fodro di veluto, centa di zaffa cremesino con uno pugnale pendente coinl manico di zoglia. Et fatto uno bataglion su la piaza, et quello formato in ordinanza, dismontò da cavalo a la porta del palazo, acompagnalo da tutti li capetani, et vene sopra uno loco, nominato la rengiera, dove era la Signoria et tutti li ambasatori ; dove preso per mane dal confalonier lo puose a seder a canto a lui, et per publica voce fati fermar li slrepiti, fu fatta una oratione in laude di questo slato et del capita-nio generale, al megio di la quale, per dir il tulio, venne una piogia repentina assai grande, la quale però ancor che ogniuno fosse al discoperto non dele 381* troppo impedimento perchè passò presto. Finitala oratione il confaloniero Rafael Hironimi levatosi in piedi, et il signor Malatesta mginochialo, li consignó uno stendardo di vimino bianco messo a fiorami d’oro con uno ziglio rosso in mezo. Da poi li dele un elmo di arzento da homo d’arme con un pena- chio fatto in croce di penne bianche et rosse, et da poi li aprescnlò un bastone di abetto semplice do longeza di cinque quarte et di grosseza di una pina, ricomandandogli questa città et exorlandolo a dimostrar il valore et la fede sua, sotto la qual lutto questo populo viveva. Al che rispondendo il signor Malatesta con poche parole, che da le opere si co-gnoscerà il bon animo et bon voler suo, si levò in piedi ; et ricominziato a piover ciascuno bagnalo se ne ritornò a caxa, et peggio che non solo bagnato ma affamato, chè divulgatosi di far questa cerimonia la malina, la durò da la reatina a la sera. Nè a tanta felicità del signor Malatesta altro non vi mancava che uno poco di sanità, che altro non ha che la voce, tulio storto et pieno de doglie ; animo et governo grandissimo, occasione et opportunità de farlo immortale et bealo. Altro non mi resta dire, se non eli’ è uno miracolo a creder che non vi è alcuno che vedesse questa cillà, si non lo sapesse di cerio, credesse che fusse da exercili circondala, tanto sono li ordeni boni et tanta è la coslanlia de li animi intrepidi, che Idio sia quello proveda a la quiete universale. Carissimo compare et da mi amado quanto 382') maggior fratello. Per questa mia sardi avixato come a Dio laude mi atrovo sano. El simile io desidero intender di vui, cimi il resto di quelli nostri carissimi compagni. Ulterius si fina bora non vi ho scriplo sum causalo solim per voler adimpir al comandamento vostro, idest di voler intender dove si trova nostro signor revendissimo Cardinal d’Ivrea, et poi per mia ve ne voleva dar nolitia. Del che.hessendo nui zonti de qui in Bologna za 5 zorni, che fu luni di sera prossimo passalo, et da più persone ho voluto intender dove si trova el dillo monsignor d’Ivrea per dar recapilo a le vostre ldlere diredive a vostro fratello, nè mai d’alguno ho podulo intender dove se trovi el diclo monsignor d’Ivrea, salvo che ognun me dice sua reverendissima signoria esser partilo. Tamen Lodovicho et io nou mancheremo d’intender dove sia andato ; et potendo, daremo recapito a le ldlere. Item, vi avixo, come luni de sera proximo passalo smonlassemo di nave in uno loco nominalo Corlexella, lontano qualche tre milgia da Bologna, et li monlassemo a cavallo. Piovando fessimo la in-trada cum li clarissimi oratori, cum forsi 200 ca- (1) La carta 380 * è bianca. (I) Autografa.