141 MDXXIX, OTTOBRE. 14-2 non sicure. Referisse, ivi haver inleso che a li 15 del presente loexercilo lurchesco, tirale prima infinite boche di arlellaria da qualro bande, lece lo assalto et dele la balaglia a Vicina, et fono riba-tudi : se diceva, in ditta balaglia esser morii da 18 milia turchi. Da poi questo turchi comenzorno a far mine in più lochi. El che quelli di Viena domandavano soccorso ; ha etìam inteso che da la Boemia, Moravia, Slesia et altri loci de la Alemagna et da le Terre Franche si aspctava genie assai per soccorso, et la massa si faceva ad uno Iodio chiamalo Crems, lonzi da Viena miglia 10 todeschi che sono 50 italiani, dove si diceva già esser re-dulti bon numero ili gente, el che de brevi se faria fatto d’arme con turchi. Li quali vanno ogni giorno quà e là scorando per lo paese brusando, et che ultimamente hanno brusada una valada dila Mierztal, et in quella preso genie assai, el haveano havulo una (erra chiamata Allimburch, a loro data per alcuni fanti boemi che drenlo vi erano pur presidio. Da poi disnar, fo Collegio di Savii et fo una grandissima pioza lutto il dì et vento grando. Di Pranza, fo lettere di sier Sebastian Justinian el cavalier, orator., da Paris, di 4. Scrive nove ha hauto il re, d’Ingalterra, come quel re ha fatto da se divorilo di la regina quanto al letto, et privato il Cardinal eboracense del sigillo, che è una gran dignità et utile, et lo ha dato al padre di la sua favorita chiamalo . . . (Thomas Bóleyn) Item, come ha mandalo a Soa Maestà uno zio di zoie bellissime, di valuta de ducali 150 milia, aziò lo dagi a l'imperador per ditta quantità in pegno per aver soi fìoli. Scrive, madama Margarita haverli mandà uno nonlio a richieder danari per far zenle contra il turco. Il re li ha risposo li darà danari el zenle, et andarà in persona, havendo soi fìoli, et voria parlar a l’imperador, et ex nunc venirà in Savoia dove l’imperatore eh’è in Italia potrà parlarli. Scrive coloquii col re, qual exorla la Signoria a far paxe con l’imperator. Item, che’1 re ha dillo esser Ihesorier de l’imperador per asunar danari. Da Cremona, del Venier orator. Del zonzer lì con la ganzara il reverendissimo gran canzelier, qual va Ferrara ti era in la ganzara. Smontoe : il duca 1’ honoroe mollo, et stato in la terra fin hore 4 di note, et poi andò a dormir in ganzara una bora avanti de partir. Lui orator non andò a visitarlo et fé mal. Scrive, il duca li ha dillo, mai è per far cosa senza voler di la Signoria noslra. Da Brexa, del proveditor generai Nani. Come si risente. El si manda danari el danari presto, ali ter seguirà grandissimi inconvenli eie. Sunmario di una lettera da Bologna de dì 24 94 octubrio 1529, a hore 5 di note, scrita per sier Mathio Dandolo di sier Marco dotor et cavalier a suo padre. Magni fice et durissime eie. La matina per tempo mi partii di Padoa, et in hore 5 gionsi a Ruigo, et poi a hore 24 gionse el reverendissimo Cardinal Pisano, qual da me fu acer-lalo che Nostro Signor dovea hoggi inlrar in Bologna. linde sua signoria reverendissima se.deliberò affretar il camino per esser qui a lempo, et beri a giorno havevamo fallo ben 18 miglia et disnalo a Ferrara. Se transferissimo a San Piero in Casale et con una pessima via da Ferrara sino lì, perchè falis-simo la strada el lì slessemo questa notte su la bela paglia. Poi questa malina, per un pessimo camino, venissemo qui a le l(i hore. Trovassemo il clarissi-mo ambassatore a messa, qual hessendo per andar a disnar col reverendissimo di Manloa, dove se li doveano atrovar Ravena et Grimano, così insti vaiali el infangali volse che con lui nui zenlilhomeni andassemo a basare le mani a sue reverendissime signorie, quali lutti humanamenle ci racolsero, ma il reverendissimo di Ravena mollo amorevol et dolcemente mi abraciò per amor di vostra magnili-centia : et scrive colloqui habuli insieme. Licentiall da sue reverendisime signorie venissemo a mutarsi et refìciarsi. Da poi disnar, mandali a chiamar dal clarissimo ambasciatore, andassemo a levarlo di caxa, et lo acompagnassemo con molti cavalli a la Santità di Nostro Signor, allogialo nel loco de li Crosari, fuori di la porla che va a Imola un quarto di miglio. Et insieme smontati volse che andasemo di longo per basar i piedi di Sua Sanlilà, et rimasti ne l’anticamera per gran pezo, tale checi rincresceva, se par-tissemo per venir a veder le belle cose de questa lerra per la strada bellissima drela, tutta coperta de panni, con le faneslre di le caxe carche di donne et li porteghi et tutta la strada tanlo populo che era infinito, cavalli che andavano di continuo avanti elindrielo moltissimi el bellissimi. Sichè, non mollo stali, si aflirmassemo per veder l’ordine di la entrala. La quale fu prima da quaranta muli coperti non a gran giunta, come li nostri che condueessemo a Roma, coperte rosse schiette con l’arma del papa