325 UDXXIX, DICEMBRE. 326 400 cavalli et fanti numero 1500. Dove zonti a la imboscata che facessemo, poteva esser li cavalli nostri miglia doi Iontan de Andre, et li nostri fanti lunfan miglia 3, che era più adriedo li cavalli milia uno, dove che mandassemo li coradorj da zerca 30 boni cavalli a corer fino a la porla de Andre, el zonti ditti cavali a la porla fezeno dar quelli de la terra a l’arma. Dove ussiti furono da zerca 40 cavali con uno suo capitanio nominalo Andreas spagnuolo, el qual capitane« havea solo uno cavalo de quelli che pochi se ne trova, et li diti corando drieto a li nostri coradori fu preso apresso la porta uno de li nostri et menato dentro, et dimandato, li disse de la nostra imboscata, et saputo, i non volseno ussir più l’uora mazor numero de queli erano ussiti insieme cum il capitanio Saguino, de sorte che li nostri coradori se inviorono a la volta nostra dove haveano imboscati, et ussiteno fuora et combates-semo insieme, de sorte che prendessemo el dillo capitanio con li ditti cavalli 40, che non ne scapolò niuno, et se fusseno stati più 1’ havessemo presi, et se i non pigliavano quel nostro apresso la porla che li cascò-el cavai sollo, zerlo pigliavamo più de 100 cavali, perchè più non sariano venuti, et per quanto ha ditto questo capitanio, se non pigliavano quel nostro, Io Arcon si era messo a l’ordine per andar a la caza fuora. Che Dio havesse voluto el fusse venuto, che certo el prendevamo anche lui. Sichè ha verno fallo bella el honorata scharamuza. Et non 225* restare dirve come, zonlo ne la terra et venuto a lo alozamento, fui abrazato da molti, et maxime dal alarissimo missier Zuan Viluri mio barba, da poi intese el prender de dillo capilanio sopra uno cavalo de meglior che hozi sia in Italia. Et havendolo veduto el perfettissimo et bellissimo, et fu fallo lo incanto de cavali, et io deliberai de haverlo, el qual mi costa scudi 100 et vi promelo che non Io daria adesso per 1000 scudi. 226 A dì 5, domenega. Nolo. Se predica in tutte le chiesie grande, per non esser più morbo in la terra, et Lazareto vechio è nello de amorbati. Vene in Colegio l’orator del duca de Urbin insieme con domino tioratio Florido, l’altro nontio del duca venuto a posla con lettere credential, dicendo, el Signor suo, tenendo la paxe per conclusa, desidereria andar un poco nel suo stailo, et andar a Compir uno suo voto a Loreto. Il Serenissimo li disse non bisognava che adesso se partisse. Da poi disnar, fu Gran Conscio: non fu el Serenissimo, vicedoxe sier Alvise Malipiero. Fu falò po- destà a Vicenza in luoco de sier Marco Antonio Donado di sier Andrea, electo per danari, et rimase il fratello mazor sier Nicolò Donado, fu capitanio de le galle de Barolo. Fu fato altre 8 voxe; tulle passoe. 10 fui in electione in la seconda, mi locò Proveditor sora i offici ; tulsi sier Lorenzo Salamon qu. sier Piero, qual alias mi,tolse Censor. Gionse sul lardi lettere di Bologna del Contarmi orator, di 3, ime 6. Come l’imperador hozi era stalo dal papa, al qual el papa li parlò mollo gaiardamente, bisognava ultimar la cosa del sialo de Milan, volendo se fa zi la paxe, al iter vede la ruma de Italia, et turchi passar in Italia a tempo nuovo, con altre parole. Et l’imperador li disse esser dispostissimo a la pace, ma non poteva far altro, perchè queli del suo conseio lo disconsegiava, dicendo bisognava fusse cauto de haver li danari dal duca investendolo del stato, et concluse Soa Maestà, facesse una scritura con queste raxon, che la faria lezer, perchè bisognava prima pacificar li soi che far paxe con altri : et cussi el papa disse se faria. Scrive poi esso orator, fo dal Gran canzelier el da P imperador ; Soa Maestà li disse : « Ambas-sador, slè de bona voia, le cose del duca è conze, bisogna far una scritura; doman sarè insieme con li deputati et formerò li capitoli ». Con altre parole, ut in litteris. Scrive, P imperador ha expedito in Pranza monsignor di Terbe orator del re apresso Soa Maestà, con farli intender vengi a Turiti, dove si voleno parlar insieme, per tratar la expedition contra el Turco. Nolo. Hozi fu posto parie in Gran Conscio, per 11 Consieri, dar 'icentia a sier Lunardo Balbi podestà de Caneva, che ’I possi venir in questa terra per zorni 15, lassando in loco suo sier Hironimo Sagralo, qu. sier Marco, con la condition del salario. Ave: 692, 151, 19. A dì 6, fo San Nicolò, luni. El Serenissimo, 226* insta el solito, con la Signoria et Colegio fo a messa in la capella de San Nicolò, con le trombe el pifari, et fo dila messa solenne. Da poi si reduse in Collegio a lezer le lettere, venute heri sera di Bologna, di 3 : sichè lutti sono aliegri, tenendo certo la paxe habbi a seguir. Di Jirexa, fo lettere del proveditor zcneral Nani, di ... . Zerca danari et il duca de Urbin, el qual voi partir per Verona, ma aspeta la risposta di la Signoria nostra zerca la licenlia de poter andar nel suo stalo. Da poi disnar, fo Collegio di Savi, ad consu-Icndum.