•‘4a MDXX1X, 169* Copia de una lettera da Fiorenza, scritta per li X viri de libertà et pace, de 9 novembrio 1529, ricevuta a dì 18, a l’ orator suo in questa terra. Magnifice orator. A P ultimo del passato vi scrivemo le nostre ultime, dopo le quale ci troviamo le vostre di 30, a le quali non ci occorre risponder altro. Et zerca al mandar presidio alcuno, aspetteremo intendere la resolution de cotesti Signori, et voi non mancherete de tenerci avisati de tutto quel che ritrarete così de li progressi del Turco come de ogni altra cosa. Le cose nostre sono ne’ medesimi termini, li nemici sono ne’ medesimi alogiamenli, et noi tutto giorno ingrossiamo de gente et ci troviamo ne la cita 9000 fanti in essere, et ogni giorno dal campo de nemici ne viene buono numero, di modo che li italiani son assai diminuiti. Non traggono più al campanile perchè se sono aveduti che P opera era vana, et se ne stanno quietamente. Credesi che aspetino qualche soccorso da Bologna. Avanti hieri li nostri cavalli scorsero in vai di Pisa et ne menorono 100 cavalli de nemici, per la più parte dà combater, et 100 pregioni. Cecchoto Tosinghi, che al presente si trova al Ponledhera, el giorno medesimo mandò fuori 60 cavalli el 60 ar-chibusieri li quali, uniti con alcuni fanti de Castelfranco et Montopoli, scontrorono li nemici tra la tore a San Romano et le capanne et li ruppeno interamente et ne menarono quelli de Ceccoto pregioni 60 cavalli. Qui non se manca de diligenza alcuna per difesa de la citlà, el habiamo speranza che otleremo el desiderio nostro. Questo è quanto ci occorre. Bene vale. Ex palatio fiorentino etc. 170 Capitolo di lettere da Londra, di 2i octubrio 1529, scritte per Fiero Francesco di Bardi a sier Mafìo Bernardo dal banco, ricevute a dì 18 novembrio. Da Fiorenza più dì fa non habiamo lettere, che P ultime son di 16 passato. Aspeliamo ogni dì che Mio mandi bone nuove de la atlita citò, la qual era in periculo et angustia grande, et a questo dì o ben o male se stima lai cosa decisa. Havemo haulo caro ne havessi per la vostra ultima dato qualche aviso non solo di Fiorenza ma de questi tumulti de Italia, novembre, 246 o pregandovi in futuro non vi sia grave farlo, che per contro ve ne daremo el cambio. Qui non e’ è per hora cosa da scriver, salvo che el Campegio se trova ancora a Dovro sul passare, che più di fa hebelicentia da questa serenissima Maestà, quale li donò in argenti et danari per marchi 2000 steriini et più. Il reverendissimo eboracense dopo tante diuturne felicità finalmente ha provalo la fortuna irata et adversa super modum, de qualità che P ha conduto in ruina, se può dire superar la gloria el sublimità in cui era. Ha perduto el favor, incorso maxima in-degnatione; la summa autorità è conversa in servitù et calamità. Privo de usare la legatione et perduto P officio de la canzelaria, el vescoado de Vinceslre et la badia de San Albano, demum ogni altra in* trala et facullà, excelto el vescoado di York, o per dir meglio arzivescovado, che questo li hanno lasalo insieme con lire 1000 de contanti et 1000 de argentane et massaritie ordinarie, fameglia condecente a un prelato, et de tuli altri beni mobeli è tulo spogliato, che fo P amonlar, li vasi de argenti et de oro ascendono a la somma de lire 40 mila, danari contanti lire 30 mila, senza altre zoie et massaritie che invero è pur bella partita in uno homo solo, maxime considerato la continua pompa ; tamen in un ponto li son mancale et inopinatamente tute queste cose, il che in verità è a esser memorando exem- 170* pio a quelli che pensano in mondane prosperità sia fermeza et vera felicità. Staremo veder quello se determinerà de lui in questo parlamento che co-minzierà a li 3 del proximo. Dìo voglia de luto lasciar seguir il meglio. Da Bologna, di li decembrio 1529, scritte al 171 signor marchese di Mantoa. È gionto qua hieri la risposta de Venetiani che si aspetava, quali se contentano che le forteze de Milano et Como siano depositate, el propongono per confidenti el papa, marchese del Guasto, prolono-lario Carazolo et missier Andrea Borgo, nel modo dal Guasto era stato proposto, dicendo che zerca li denari che loro hanno da pagar se redurano a cose, de quali lo imperator pelrà contentarsi instando che Sua Maestà administri buona iuslitia al signor duca de Urbino nel ducalo di Sora, et dimandando de grafia alcuni beni del conte de Caiazo nel regno de Napoli, il che è anche aiutato da Nostro Signor. Sua Maestà vole mandar in Pranza monsignor de Prato fra 6 di a rengratiar el Chri-