585 J1DSXX, FEBBRAIO. 586 27 del passato, aperte et tutte lacerate me furono mandale, nè di dove nè come venule si siano ho possulo sapere, ina ne tengo obligalione a quel tale che dapoi aperte et straziate me le habbia reniesse, penso che da mo’ inanzi le ledere saranno intercede; però nel scriver bisogna esser cauli, parlando sempre bene et lodevolmente di qualunque cosa vi acascarà ragionare. Pur spero che quan- • tunque si sia stretti et circondati da ogni banda, mediante li amici intenderete di me qualche volta. Li ambasatori di questa republica sono ritornati da Bologna, licentiati da Nostro Signore. Questi Signori hanno beri sera deliberalo di non voler più ascoltar alcuno, nè parlar più di acordo, se non con reslilu-tion del stato perso et conservalion de la libertà et presente governo. Nondimeno Poralor del re Chri- stianissimo, monsignor de.....qui residente, dimane si parte per Bologna per interporsi et usar F autorità regia. Idio li dia meglior sorte di quella hanno hauti tanti oratori et altri mandali et chiamati per assetar le cose di questo Staio. Li eserciti di fori stanno ne li soliti alogiamenti. Giorno et notte si scaramuccia a li bastioni et fin su le porte ; et le schiere de fanciulli di questa città escono fora, tanto è il desiderio di ogniuno di combattere; de li quali pochi giorni fa, de consenso de le parte, fu apiccata una bella bataglia con ordine non giuocasse l’artegliaria da banda alcuna. Et cosi li ragazzi di fori et quelli di dentro ussiti a la campagna con frombe et spade fecero guerra grandissima, talché ne restorono di feriti assai da ogni lato et dui ne morirono di quelli di fori. De qui si allende alla reliquia et a) culto divino. Ogni festa vedesi comuni-394* car le genti, et non meno la militare che 1’ altra. Fassi continuamente supplicationi. In questi giorni passati sono slà fatte cinque oratione volgari ogni una per quartiere et questa malina in Gran Consiglio, exortando questo popolo et soldati a voler patire et durare, molto belle et compassionevole veramente, talché erano udite con infinite lacrime et singulti. Procurerò di haverle et mandarovele, chè vi serà grato a vederle come a me è stalo di udirle. Questa città de denari, pane et vino serà prevista al bisogno ; de le altre cose presto vi serà mancamento. Già non vi è più carne, et quella poca li citadini, Irandola de la bocca loro la danno a soldati per lenirli contenti. A noi non manca, per respello del grado, fin qui qualche bue con spesa grandissima. Però vendesi gali assai a mezo scudo P uno, qualche cavallo a tre soldi la libbra ; et varassi a peggio se Idio non termina per sua.clcmen- tia queste cose; benché questo popolo sia disposto di patir ogni exlremo, et far come Sagunlo, più presto che andar in servitù. A dì 17, la matina. Venne in Collegio Poralor 395 del duca dé Milan con alcuni avisi bauli da Linz de sguizari fati lulheriani, et aderisseno ai voleri del Signor turco. Di Bologna fo lettere di 8 oratori, et di sier Gasparo Contarmi orator solo, et di sier Gabriel Venier solo di 14, 15 et 16. Scriveno, zerca li canonici, haver parlalo al papa, et . . . Item, manda sier Gasparo Contarmi la relifica-lion di re Feradin, qual vt)l assà capitoli novi et esser chiamalo re di Hongaria, et altre cose come dirò de sotto; adco il Collegio rimase molto stupefatti. Da Cividal di Friul, di sier Gregorio Pi-zamano proveditor, di 13, vidi lettere particu-lar. Scrive: Habbiamo qui che una gran banda de turchi, alcuni dicono 8000, altri affirmano che forno 14 mjlia cavalli, solto tre sanrachi, veneno a Uduin loco el dilion lurcheache, et sono corsi insino a le porte di Cozevia, terra del re Ferdinando, et hanno svalisato quelli temlorii lutti, falli più che 2000 pregioni el rubarono, un gran numero de animali. Unde che tutti questi territori a questi confini sono in grandissimo spavento, et li comessari del re hanno fatto proclamar nel territorio del Cra-gno, che ciascun si riduca con li animali et biave a le forleze. Et dubitano non vengino a Lubiana. Sono cose spiacevole hessendo il male de chrisliani, quantunque questa canaglia todesca sia puoco Christiana, anzi tengono se non il nome con queste lor pazie et maledilioni lulherane ; et dubito che P ira . de Iddio venga sopra loro, eh’ io odo el intendo di lor certo cose mollo ¡strane. Da Bologna, di sier Gabriel Venier orator. di ... . Avisa il duca de Milan hesserli pur ritornale le sue doglie et con febre. Dapoi disnar, fo Collegio di la Signoria, prima per le cose di la becharia per non vi esser carne in la terra, et è da carlevar. El vi fu li proveditori sora le vittiarie, et fo assai parlato el nihil conclusum. El fono in contrasto con li oratori di la comunità di Padoa che non voriano li boy di padoana fosseno conduti qui. Dapoi il Collegio fo sopra le cose di Monti, et consultalo la parte leta andò a monte. Non veleno più vender li tre grossi per ducalo del dalio del