191 MDXXIX, NOVEMBRE. 192 veste bellissime, che dovevano esser li genlilhomeni di Soa Maestà, li quali hariano fato assai più bel veder lassando godersi di la vista de li loro tanto Iteli cavali che non si pò dire più. Veneano poi alcuni gran signori armati tutti, de la lesi;# in fori. Poco inanti caminavano 1G paggi di la prefata Maestà con li cavali di la persona sua, vestili con sagi di velulo giallo listali di veluto beretino et paonazo, di quali li ultimi tre portavano (re cimeli, diferentiati 1’ un da l’altro, con le loro lanze. Apresso questi gran signori veniva Soa Maestà solo el baldaehin di tela d’oro, armata tuta, con la barda di veluto nero et sagio di tela d’ oro beretina, ricamato di cordoni d’argento assai vagì, con 25 genlilhomeni bolognesi a piedi, vestili lutti a una livrea con sagii di leia d’oro, coperti di raso bianco luto Irizalo, el dopo il baldachino alcuni de soi primati et vicino a questi la guarda sua de borgognoni a cavallo con altre belle compagnie di cavalli lizieri, tra li quali v’ era quelli del capitanio Zucaro. Ultimamente la fantaria spagnola venuta di Spagna con Sua Maestà; haven-done lasciata una parie fori di la cilà, rimase la più bruta, che invero è luta poco bella. Così arivali, la prefata Maestà sul palco fato su le scale di San Petronio, fermatosi prima in piaza luta la genie sua con l’artellaria, trovò Nostro Signore sedere in * maestà col manto el con la mitria, con tulli li reverendissimi et prelati et ambasciatori a modo del concistorio publico, et condulo dal maestro de le cerimonie fece tre reverenlie col ginochio in terra prima che gli basciasse il piede, poi bascialogli la mano Nostro Signor l’abrazoe, et volendo che el levasse subito in piedi Sua Maestà contrastò più di un poco di non si voler levare, continuando così in ginochio di dire molte parole amorevole, sul generale, di l’obedienza sua verso la Beatitudine Sua, sicome gli moslrerebe con l’opre. Finalmente levatosi Noslro Signor in piedi la fece levar, et postasela da man manca, alese Sua Maestà (Santità) a lasciarsi basciar il piede da quelli soi signori. Da poi presela a mano, la condusse su la porla di San Petronio, et lasciatola andara far I’oration sua in chiesa, se ne (ornò in palazzo, benché Cesare contrastasse di voler acompagnar Sua Santità, la qual li fece intender esser così l’ordine inlro di la chiesa, ma lasciò lì 4 cardinali, dui preli el dui diaconi, zoé Napoli el Ra-vena, Redolpho et Triulzi, che Scompagnassero a le stanze sue sicome fecero. A mezo le scale del palazzo v’andorono incontro il legato Cardinal Cibo et Medici. Nè più altro ho veduto, nè so dir altro. Scrive poi coloquii habuli lui col Pontefice, ut in litteris. Per questa relirala del Turco da Viena co-menzase a dir che l’imperator bavera tempo di visitar il regno suo di Napoli, et che per questo sarebbe meio di differir la incoronalion sua et farla in Roma, et dasse 15 per 100 che la non si faria di qui. Copia di lettere di Bologna di 5 novmbrio 1529, a hore 2 de notte, scritta per domino ... . (Rironimo) Bontempo. Beri sera li reverendissimi cardinali andorono contra l’imperator fino a la Certosa, qual è due miglia fora di Bologna, et fi Soa Maeslà si fermò, et contra li andorono li reverendissimi Farnese et Ancona, et drielo tulli li altri reverendissimi cardinali et lutti passorono ad uno ad uno facendosi di capo I’ uno a l’allro, et apresso Soa Maeslà vi slava monsignor di Prato, era oralor di Soa Maestà, et lui li diceva: « questo è il tal Cardinal e questo è il tale,» et cussi passorono lulli ad uno ad uno. Et poi Sua Maestà fu messa in mezo di Farnese et Ancona, el fato una ziravolta lo menorono a la Ceriosa ; drielo li venivano 5 signori, zoè el marchese de Slorga, d duca Alexandro di Medici, il marchese di Mon-ferà et doi altri che non scio il nome, et poi da molli altri in ordinanza: el li reverendissimi torno-rono a cax* Bozi li reverendissimi andorono a palazo ad hore 19 et steleno fin hore 21, el poi el pontefice in sedia cum li reverendissimi a piedi veneno in piaza, et monlorono sopra uno palco, Io qual era stà facto apresso Santo Petronio et lì aspe-torono lo imperator qual siete poco a venir. Avanti lui haveva quelli zoveni vestili a quella foza che erano quando inlrò el pontefice. Et cussi lui montò sopra el palco solo una ombrella, et il papa sentalo in sedia lo expetò. Soa Maestà se inzenochiò et li basò li piedi el poi la mano, poi il papa si levò et lo abrazò et si li disse certe parole che non si poterò intender. Sua Maestà havea in dosso uno sagio di sopra rizo d’oro basso, et a l’intrar buia va danari et oro assai, ita che si pensa di’el bulasse ne l’intrata da ducati Ire mille et più. Ve dirò che de qui si pensa che lo imperator si anderà a incoronar a Roma, et quasi ve lo dico per certo; pur si risolverà il primo concistorio, che sarà lunedì a dì 11, perchè de qui si dice che ’1 Turco è relira lo 5 milia todeschi, el se’l fusse ben incoronado qui, dicono che la Aiemagna non li daria obedientia, perchè si diria rex bononiensiwn et non rex roma-noram, siché la cosa è per conclusa che ’1 vadi et