351 MDXXlX, DICEMBRE. 352 la piaza li giocatori in questa guisa: prima 10 vestili a la slradiota con dulimaui longi fin sul colo, del piede de raso zalo et negro, et capeleti coperti di ormesino bianco, su boni cavalli et lanze in mano, li quali non feceno altro che far fi re largo et slargare la strada cridando et menando bastonate, et questi veneno per la strada che è al capo de la piaza de incontro del palazo. Drielo a questi venivano 3 mori vestiti a la moresca di pano negro et zalo sopra 3 muli coperti de li inedemi colori fin in terra, li quali haveano dui (impani grandi per uno sul collo de li muli, et quelli sonavano batendo come si fanno li tamburi. Drieto a'questi trombe senza numero. Poi veneno CO cavalieri vestili a la ginetta con sagi et capo de raso et veluto, parte zalo, parte negro et parte rosso, benissimo inquartati, el capo locati de le moderne sete et medemi colori con fazioli sopra al modo di I’ altra. Et qui no l’intrar di la piaza pas-sorno la cariera do doi in doi come sogliono fare cum le sue ginele in mano, et cridando poi se posero lutti da un capo de la piaza. Questi fumo 4 marchesi che fecero questa livrea secondo le imprese de le sue dame. Poi stando un poco ila la strada che nui amiamo a palazo comparse il marchese di Asterga cum 3 altri mori vestiti de parto zalo el li muli, fin in terra, sonando li timpani et trombe senza fin per anliguarda. Poi comparse il preditto marchese cum il marchese dal Guasto al pari, et in tutto 60 allj'i cavalieri de do in do, co- * rendo cum le sue ginele, vestili cum saggi el cape di damasco, li saggi erano bianchi el le cape turchine con una franza di oro atorno, credo bone di oro di maislro Gioan Galdiera, ma comparea poi atorno il capo li medemi colori el facioli conzi a la moresca. El qui feceno sui atli al solilo correndo, et poi giocorno a le cane. El belo era che uscivano a 10 et 15 per volta et per parie cum gran romor el molte galanlarie di lanzar catino in aria et molli etiam per terra. Tutti haveano le sue large co-perle secundo le sue livree. Finita la festa ogniun si ritornò, ma fo molto bel veder 120 cavalieri vestiti sopra quelli bellissimi cavalli. L’imperator non si partite da la finestra dal principio fin al fin, et la marchesa di .... in una caxa in piaza cum tutte le sue dame brulle et belle. Non vi dirò ogni minuta di ditta pompa, perchè el mio cervello non capisse ogni cosa. Da novo non c’ è più di quanto sapete di la speranza che la Signoria contenti a l’acordo. Et per )e lettere di beri ogniun sta de bona voglia paren- do che la Signoria contenti a le dimande di Cesare. F,l papa dice non voler crear cardinali per bisogno che li venga, parendoli disonesto per il bisogno suo parliculare far lai creation, in modo che li cardina-lezanti slanno impediti. Et poi Cesare dice che da questo mexe a drielo vuol fare la guerra a Fiorenza dii suo. Copia de una lettera da Bologna di 12 decetn■ 54-2 brio 1529, scrita per domino Marco Antonio Magno a sier Marco Contarmi fo di sicr Zacaria el cavaìier. Mollo magnifico signor mio. Desiderava che la signoria vostra fusse stata hozi in Bologna, perchè haveria visto uno di più belli spectaculi d’arme che credo si possono veder in queste feste clic si fanno. Spagnoli 1’ usano ad similitudine di mori con cavalli el guarnimenli a la ginetta ; chiamasi come vostra signoria sa iuego de cannas. Furon due squadre, che di una era capo il marchese di Storga con circa CO cavalieri, tulli vestiti di una livrea, eh’è slata una casacca a liste di raso giallo et bianco, con un manto sopra di damasco turchino che da un solo canlo s’ anodava su la spalla come usavano gli antichi romani, et come noi chiamiamo a la apostolica, con un braccio libero et sciolto da potersi esercitar, el era tutto intornialo di frange d’ oro filato alquanto lunghette ad imita-tion de gli albernusi moreschi a li quali pendono le frange di lana atorno, et haveu ciascuno in mezo di esso manto uno tondo di lettore d’oro mischiate insieme, perchè non s’intendino che dinotavano li amori del marchese, col quale, per essersi trovato qui), era in compagnia primo il zelantissimo marchese del Vasto, el portavano tutti in capo una banda di la medesima seta et color avolla con tovaglia di lino a la moresca et una targa di curarne grosso facla ad guisa di un cuore coperta di taffetà bianco con una croce rossa che la divideva da dui parli, da loro portala con la mano manca per difendersi dal ferir di le canne et porsela a le spalle et sopra il capo quando son seguitati dagli adversari, el ne la destra haveva ciascuno una bella gianetta con diversi fiochi d’oro pendenti, et una banderola in capo, che tutti scorendo i cavalieri ventolavano con gentil vagheza di vista. Et ante di loro venivano vestiti de li medesimi colori sopra cavalli copertati 242* quatro che assomigliavano a schiavi mori che sonavano taballi, instrumenlo di mal suono ma coslu-malo in Spagna et tracio de mori, che son duo come