263 MUXXIX, NOVÈMBRE. 264 lognn. Quella nocte sempre si fecero le guardie doppie intorno ad esso monastero, et piantorono quella artegliaria in ordine per guardia di diclo «monasterio, et infino che Soa Maestà siete lì non si fermorono mai li cavalli di andar drielo et innanzi come sogliono far le formiche al tempo di le messi. 182 il venerdì poi che fu il sequenle giorno, a dì 5, tutti li cardinali et prelati se ne andorono in palazo a far compagnia al papa aspelando la ventila di Soa Maestà, nò alcuno di loro quel /.orno andorono più a l’incontro di Soa Maestà cxceplo il rezimenlo di la cilà el 24 gioveni gentilhomini bolognesi, quali se ne vene con quella medesima ordinanza del giorno precedente, exceto che Soa Maeslà non haveva il cavallo bardalo nò manco quella sopravesla ma solamente era armato, et haveva sopra le anni uno sagion rizio con certi bellissimi ricami con li astori solamente al dillo sagione senza maniche, pur sopra uno bellissimo cavallo bianco con li fornimenti ricamali di pietre preciose che valevano un mondo. Et ne l’inlrar che fece Soa Maestà in la porla, li fu presentato un baldachino di bracato et le chiave di la città, in uno bazino doralo da diti 24 gioveni genlilho-mini bolognesi lutti in saione di bracalo, copecU di raso o zalino bianco tagliato di sopra li giup-poni di salino creinesino fodrali di tela d’oro, et le calze di scarlato, con li cossali ricamati d’oro eh’ era un bellissimo veder. Et Soa Maestà vide assai volentieri essi giovani et entrò solo ad esso baldachino solo, et apresso poi digrado in grado li signori et principi, dilli di sopra, mirabilissima-menle ordinati con tanto oro tiralo et tanto bracato taglialo, con quelli cavalli lanlo belli et ben adornati che pareva più presto cosa miracolosa che altramente. Cosi inlrò dentro Bologna che erano più presto passale le 22 bore che da sonar, con un tempo fastidioso, nebuloso et mezo pluvioso. La porla di la cillà era assai ben adornala di piture, ¡magmi di imperatori el certe cose navali, et sopra di la porla, dov’è il ponle ievalore, gli era questo epi-taphio : Clcmens VII Pontifex Maximus, te Carole Caesar Anguste Imperator invio te ad se ve-nientem, cum pompa et ovatìone accipit, idem-que sperat divina ope ac virtute tua fretus inox impiis hosttbus debcìlatis, ornatissimo te atque amplissimo triumpho decoraturum. 182* Da la banda drita, entrando ne la porla, tra il ponle el la porta, era depinlo uno huomo grandissimo, quale era cinto et legalo in mille modi de catene grosse de ferro, a li piedi di esso era scrito : Tur or impius. Da l’altra banda, zioò da la sinistra, era dipinto un lano de la medesima grandeza. Apunlo passala la porta, nel primo enlrar de la cilà, vi era questo altro epitaphio : Salutaremhunc adventum Caesar universae rcipublicae clvristianae ad ecclesiam romanam libertatem et dignitatem tuendam magnopere accomodatimi foro virtus, fìdes, animi magnitudo ac felicitas tua polticetur. Da l’altra banda de questo epitaphio, de verso la cilà, era questo altro : Carolo Caesari Augusto Imperatori gratti-labundi cives oceurrite nulli unquam homini virtuti ac fortuna praestantiori oecursum. Lì cominciavano ad esser le strade ornale et tute coperte di panni, et da una banda et da l’altra, el di sopra a le fenestre tanto piene de homeni, de done et de populo, quanto dir se possi, che se lien ad ogni modo che vi fussero de le persone 30 milia et più ad veder questa entrata. Et ne l’inlrar che fece Soa Maestà, a Itilo il popolo incominciò ad far bular denari, zioè reali che vagliono un iulio l’uno, ducali, doppioni, et di quelli di 4 ducati, et così con quella pompa et senza uno strepito al mondo de li soi, excelo de coloro che Gridavano et de le trombette, tanto ordinatamente quanto dir si possa, se ne andò in sino apresso il palazzo dove in uno quadrivio era fabricalo un bellissimo arco triumphale, quadrato di muro, quale fecero li bolognesi a la venuta del papa, che serviva al papa et a i’imperalor, qual arco ora ornato de bellissime statue di sopra, nel frontispizio del qual, verso la porla donde inlrò Cesare, erano queste letere inserite : Clcmens VII Pontifex Maximus Carolo Imperatori invicto, sanctissimo sibi foedere contundo, ob ingentem de fide eius ac virtute spem. Un poco avanti che si arivasse al dito arco, discosto circa 6 passi dal piede di esso arco, vi erano due statue grande, poste sopra un quadro de muro falò al proposilo et ben ordinato. Da mano drita era la statua di Conslanlino, a li piedi del quale, in uno quadralo, erano queste lelere : Constantino Caesari Augusto Imperatori, ob egregiam in decernendo Pontifìci Maximo imperio liberalitatem, tyrannos domitos, chri-stianae religionis cultum propagatum.