631 MDXXX, et pectoris, che gli basciavano sopra il lato manco, li tre reverendissimi preli cardinali assistenti. Et qui Sua Santità fece la confessione di la messa, el acostato a l’aitar et hasciatolo gli diè l’incenso, con quela gravità che a Sua Beatitudine è naturale, et non saria possibile, a mio iudicio, ne le cerimonie trovar di lui il più cerimonioso et grave, 426» et non è pietra che non pensando ad altro vedendolo non se no intenerisse. Et poi baziò Cesare, che fu anche belissimo da veder, et di pò lui, li suoi tre reverendissimi diaconi cardinali. Et"subito Siia Santità si retirò a la sede sua eminente, a l’incontro di Io altare in capo il coro verso il muro, et Cesare andò al suo luogo, qual era inalili che si intrasse nel coro a man senestra mirando, sopra un grande tribunale di tre gradi, coperto di panni verdi et tapezzato di allo a basso de queli belissimi razi clic ci fu preparata Paudientia nostra, in rnezo di quali era un losselo o capicielo di veluto carmisimo di un spessissimo rechamo di schiame d’oro et argento batuto, di lavor mirabile et richissimo, con l’aquila grande negra da due teste et la corona sopra, certo mollo bello, sotto el qual era la sua sede assai eminente per tre gradi, coperta d’oro rizo, et un gran pezo di esso veniva sopra i gradi ; et per buon spalio nanli loro a banda drila et manca due banche coperte di bellissima et novissima tela d’oro, et altre tre simile a banda drita per traverso, sopra le quale, dapò sentatasi Sua Maestà, si posero i soi principi, baroni et grandi a sentar per l’ordine loro, a li qual io mi trovai così propinquo eh’ io 11011 sapevo quel eh’ io mi fusse fra tanla grandezza. Li ori rizi, soprarizi, brochadi di varie sorte, fodre, slralagli, foze infinite, erano tali et tante, ch’io non so se mai insieme habbi veduti tanti rasi et damaschi, a tale eh’ io non so più quel si possa di pompe veder ; coladene infinite si de manifalura coinè di grandissime el grossissime, berrette etfogialissime, carge di zoglie el perle molte. Hor come fu partito el ponlifice da l’aitar, li principi che haveano le insegne imperiai le portorono sopra l’aitar per l’ordine loro; el primo vi andò il marchese de Monferalo, qual era vestito de l’liabito marche-sale in questo modo: una vesta longa a manege strete, a la foggia nostra quasi, di raso cremesino, molto longa, sopra la qual havea ur certo manto ben longo ma non molto largo, di veluto char-misiuo a faneslrele, zoè aperto d’allo a basso con certe nianeche aperte el un piciol bavaro, il lutto fodrato di armelini, et in capo una bereta di ve- febbraio. 632 luto carrnesino tonda, pur con un revoltino intorno di armelini, sopra il quale havea una coroneta di zoie et un mezo zerchio ancora simile che la traversava ; et questo portò il sceptro. Poi il duca di Urbino, ne l’abito suo di prefelo di Roms, qual parca più morescho o lurchescho che mai fra chri-stiani si soglia vedere. Havia sopra una tonicela eharmesina un manto di raso charmisino aperto dal Iato destro, crespedo, richnmato d’un fuso intorno di cordoni, et in capo una bereta lunga come le turchesche, intorno le qual si vogliono li tulupanli del merlesmo raso et fuso, olirà quelo che gli cingeva il capo in croce, da la quale gli pendea sopra le recliie due plebaglie pur del me • desmo, di la sorte che sono quele che pendeno a le mitre episcopale drielo a la copa; et questo portò la spada. Poi il duca di Baviera iralel carnai del conle Palatino, venuto a questa solennità per nome di tulli li Electori de l’imperio; un gio-j vine de circa 25 anni, lungo di 13 cubiti, che per la vesta di raso charmisino che havea in dosso parea ancor più , la quale era lunga, stretta, fo-drata de armelini ; et in capo havia una bereta pur del simile raso et fodra, tata in coste col suo revollin come si solea portar non è molto; et questo portò il pomo. Poi il duca di Savoia ne l’ha-bito suo, anchor lui sinwle a quelo di Monferalo, ma assai più grande, et lui più piccolo ; et così de la bereta, che apena se gli vedoa la fazia, et havea gran faticha a portarlo; et questo portò la corona imperiale, qual è come una piccia mitra da vescovo composta di dui volti d’oro incassalo di bellissime zoglie et preoccupata d’ intorno da una corona regale, come è la secunda che Sua Maestà pigliò l’altro giorno, et sì carca di belissime zoglie eh’ io credo la vaglia un regno, Et di poi, per il maeslro di le cerimonie, diposle tutte queste insegne sopra l’aitar, se ne tornorono sue signorie a li soi deputali lochi a sentare assai slrachi et lassi, cantandosi in questo mezo il Kyrie el la Gloria : el per il ponlifice da la sede sua fu cantata P oralion del giorno et una per lo imperator. Et dopo la epistola cantandosi per.il graduale, Sua Maestà andò a li piedi del pontefice, et siccome fece l’altro giorno con le medesime oratione et parole gli furono date le medesme insegne con infinita satisfatene de tuli elio se gli trovorono, li quali furono tanti che non dubitorono di stare sopra li palchi et solari, che in chiesia furono falli infiniti, dove fu comodissimamenle il tutto veduto; et moltissimi steleno in choro se ben con gran-