739 MCCCCC, SETTEMBRE. 7Í0 ilaun vorà esser soldán. L’andará da questi 4: Chasaron, Zan Baiai, Teniliech el zimeli, et el diodar grando ; dubito sarà più garbuio che mai. Dio fazi quello sia per el meio ! Jeri el signor diodar à vestido, e bene, saponi, nadrachas, et eliam à vestido el chalibiser vechio ; tuti i zilebi erano in castello, sono dismontati de castello, e tirano la sua zeme-chia, come se i fosseno con el signor soldán. Fin j qui io non vedo niente di fermo, nè fondamento fustino, nè so quello sarà el fine; tandem legno sarà soldán Chasaron, essendo morto el 500. Scrive el ditto, de di 29 zugno, in questa hora da matina è stà fato soldam Zan Balat, del qual non voio dir la fine sua. Forzo è stà a far soldán, per respeto de la festa del castroni. Se aspeta de qui el campo de Chasaron, dicesse lui im persona. Vegliando, come se dize, non so quello seguirà. Dorgomani è stati deliberà deprexom etzime. Noto, ozi a gran conseio fu posto parte, che li ' 12 patroni di le galie grosse retenuti, per non tediar il gran conseio, siano menati per li avogadori di conimi in le do quarantìe. 298 A di 7 setembrio. In colegio vene l’orator dii pontifice, et parloe zercha quel di Orlei, à diferentia con il castelam di Cremona, per certe possession, sia aldito et fato justicia. Li fo risposto, si faria, et si vederia di far. Vene l’orator di Franza, e, interloquendo, locho una parola, non voria la Signoria dubitasse dii re, et li dicha in quello à inanellato. Per el principe fo ditto, eramo constanti di la majestà dii re. Vene domino Vandino di Faenza, orator dii signor di Faenza, novo, e l’altro vechio sta qui ; et tolse licentia di partir, dicendo era certissimo la Signoria non abandoneria il signor suo, maxime lies-sendo solo questa protecione. Li fo dato bone parole ; tochò la mam a tutti di colegio, ricomandandoli il stato dii signor suo. Vene Nicolò Dacha, con li altri oratori di la infelice cita eli Modom, erano qui in zenochioni bufatosi, dicendo non haveano dove star, ni de clic viver ; fè lacrimar quasi tulli. Li fo risposto, questa ■ Signoria non è per inanellarli, e se li provederia. Da Ferara, dii vicédomino nostro, di 5. Come slava ¿spelar la verità di la bona nova di Modon. ítem, pisani andono con 4000 fanti a Santo Basso, a presso Monte Carlo, messe a sacho, et Monte Carlo serò le porte per dubito; voleno andar a Livorno, e a Fiorenza non si fa provisione. Item, si dice de lì il ducha de Urbim è morto, e il cardinal Vincula à spazà in Franza per quel stato a suo fratello pre- feto e cognato di ditto duella; el qual Cardinal Ionia a Lucha. Ilem, a Parma fo amazà uno francese, unde li andò 2000 cavali per danizarli eie. Ilem, il ducha à pagà li ducati GOOO promessi al roy per il signor di la Mirandola, e à tolto in tenuta certe possessione dii signor Zuam Francesco e altri sul suo teritorio, sì che è sicuro. In questa malina, fo balotà monition per Cuvrili, et danari per la expeditiom di sier Andrea Michiel, va provedador in Albania ; dimanda una bandiera et uno secretano eie. Da poi disnar fo pregadi. Vene il principe, et fu posto per tuli li savij, elezer un provedador a Cor-lu, in locho di sier Luca Querini, à dimandà licentia, con pena ducati 500, parti immediate. Ilem, si provedi a fabrichar il Zante, poi è persso Modon ; però sia comesso la fabrica a sier Nicolò Marzello, è provedador lì, con salario di ducati 40 al mexe ; siali mandà danari, maislri eie., et a presso Moro Bianeho e Jacometo da Novelo sia mandato fin al numero di fanti G00. Sier Lunardo Grimani, savio a terra ferma, messe elezer uno provedador zeneral di tutto el Levante, per scurtinio e do man di eletion a gran conseio, debi atender a la fabricha dii Zante, li sia dà ducati X milia, maistri eie., et acadendo la morte o infirmità dii capetanio zeneral, resti zeneral ; la qual parte non sia presa, si non la sarà posta in gran conseio e presa. Parlò prima ditto sier Lunardo Grimani ; fè lezer alcune letere drizate al conseio di X, zercha Corfù eie. ; danna il provedador, maxime di calcliare spende assa’ ; dice rebclli eie. ; poi parlò che 14li7 fu fato cussi sier Nicolò da Canal, dotor, provedador a Negroponte. Li rispose sier Polo Pi-xani, el cavalier, savio a terra ferma. Demum, sier Francesco Bolani andò suso ; voleva fusse castigato chi fa mal. Andò le parte : sier Lunardo Grimani bave X balote, et la nostra 1G3. Et fu presa di largissimo. Ilem, fo leto la letera scrive il re di romani, con 298 gran credenze. Et la risposta, posta per li savij dii conseio e terra ferma, ave 4 di no. Et fo scrito al luogo tenente a Udene, Antonio Burlo lasasse. Fu posto per mi, Marin Sanudo, savio ai ordeni, mandar con sier Domenego Pixani, va in Spaglia, uno secretario nostro al serenissimo re di Portogal- lo, a dolersi di la morte dii fio], et, per esser nostro amicissimo, implorar qualche ajuto di nave contra turchi. Mi contradixe sier Jacomo Cabrici, mio co-lega, dicendo, per schivar la spesa, ditto oralor menava domino Zuan Crelicho, sarà buono. Et cussi li risposi, in favor di la mia parte, dicendo che dife-