471 MCCCCC, LUGLIO. 472 pagnie; non hanno da viver, et si provali, perchè non ponno più. Noto, cri fo aperto il banco di Lippomani a Rialto, per li capi di creditori, per dar principio a pagar parte, per rata, de ti contadi trovadi ; et li Lippomani è absentadi. Da poi disnar fo gram conseio, a petizìon di a-vogadori di comun, sier Nicolò Michiel, procura-tor, e compagni ; qual reduto, introduse il caso, ca-zadi prima li parenti di sier Antonio Grimani, cape-tanio, e patroni stati in armada. Et preditto sier Nicolò Michiel, qual prima ringratiò di honori datoti, di averto electo procurator di San Marco, disse era 34 anni vene di studio, fu primo fato ambasador, et zudexe in Corbavia e Corvatia ; poi provedador in Dalmazia, Corbavia e Corvatia, con do galie, sora-comiti sier Francesco Zustignan, e uno dalmatim ; poi fu fato di pregadi, conte a Spalato, dove, jubente senatu, fè amazar uno ducha, capetanio dii re di Hongaria etc.; poi andò orator in Spagna a re Zuanne ; poi podestà a Vicenza ; poi baylo e capetanio a Corfù, e eonsier in Cypro ; demum, cinque volte rimasto dii conseio di X, cinque volte avogador, tre di le qual introe; poi orator a Napoli, dove stete 19 mexi, et a Roma, dove stete XX mexi ; demum, in Pranza, a! far di la liga ; poi iterimi a esso re di Pranza a Milani ; demum creato procurator di San Marco. Conclude : Dum memor ipse rnei, sarà ubli-gato a la republica, meter la vita lui e soi fìolli, per 179* tante dignità datoli. Poi menò sier Alvixe Marzello, fo capetanio di le nave armade, fo di sier Troylo ; stè pocho in renga, e cargo ben. Erano avochati dii prefato Marcello, domino Andrea da Bolzano et Venerio da Faenza, doctori. E, compito 1’ avogador, el prefato sier Alvise Marcello andò in renga ; parlò ben in sua excusatione, mostrò li piedi impiagadi, disse li avogadori non havia voluto tuor le sue va-lentisie, voleva far examinar alcuni di la sua nave. Poi li soi avochati andono a la Signoria, e a l’incontro li avogadori, cl menava, diceva non servava 1’ oficio darli tanti termeni, adeo la Signoria nulla terminò. Et sier Ilironimo Liom, el cavalier, avogador, li parse meter pena a essi, olim avogadori, atento essi, olim avogadori, metesseno la parte di procieder contra el ditto sier Alvise. Et sier Hironi-rno Liom voleva, che prima si tolesse le sue valenti-sie, sub pcena ducati 100 per uno, mitigata in soldi 20. Et sier Nicolò Michiel e compogni non volendo, el prefato sier Hironimo Liom andò in renga, e co-menzò : La inviolabel justicia etc. ; dicendo, Idio non haveva voluto condanar Adam, si prima non l’ai- diva etc. Li rispose sapientissime sier Marco Sanu-do; replichò tutto quello havia ditto el Liom. Or andò la parte di sier Hironimo Liom, cazadi li parenti di avogadori, zoè pare, fio, frar e zenero. Dii Liom fonno non sincere 63, di no 184, di la parte 194. Nihil captum. Iterum balotata: 52 non sincere, 189 di no, 198 di la parte. E pur la pende. Rimesso a uno altro conseio, et mandato il reo im prexom. A dì 9 luio. In colegio vene el Bataia, olim ca-stelam di Cremona, dimandando la expeditione per il resto ; dimandò la caxa fo dii signor Ruberto, et Montorio. Di Pranza, di l' orator nostro, di ultimo el primo, date a Lion. De coloquij abuti col Cardinal e col roy ; primo, zercha l’armada. In conclusioni, si ara do nave a Zenoa, dove sarà 600 normandi, 400 provinziali, capetanio Renier Parente, nomando, visconte di ltoam. Ilem, di l’armata di Spagna parlò al re, e voleva soa majestà scrivesse a quelli reali ; zercha Napoli stesse securo per bora. Soa majestà disse, faria con bon modo ; e l’orator yspa-no dice, quella armada verà in Levante, con quella dii roy, in nostro ajuto. Ilem, è spazà le letere per Hongaria a li soi oratori, fazino liga conira turchas, le qual letere sarano con queste ; et che in quel dì, primo luio, si parte monsignor di Obignì per Milan ; disnoe con esso orator, è homo da bem, conforta, venendo, la Signoria lo honori, è di primi di la corte. Ilem, il re aspeta lì li oratori di Alemagna, poi si partirà, et è che im Bergogna è la peste. Itera, domino Francesco Bernardin Visconte si ricomanda a la Signoria, et par resterà in Franza. limi, il roy li disse : è nova da’ sguizari, il re di romani à posto a far la dieta a uno zorno di questo altro me-xe, et si aspeta lì a Lion uno nontio dii re d’Ingal-tera. Ilem. esso orator recevete nostre letere, con li sumarij di le nove dii turcho; subito le comuni-choe al re. Da Milani, di monsignor di Luciom, governador 180 dì Milam. Prega la Signoria nostra rendi le cosse tolte et li castelli a domino Francesco Bernardin Visconte etc. Di Brecca, di rectori. Par habino auto letere dii conseio regio di Milam, soto scripte : Senatus regius et ducalis, Medioluni residens; et voleno alcuni presoni milanesi. È da saper, Lucio Malvezo è prexom nostro in la rocha di Cremona ; missier Zuan Bentivoy daria a la Signoria nostra ducati 2000 per averlo in le man, per esser la caxa prediti) soa inirnicha.