1439 MCCCCCI, FEBBRAIO. 1440 deria a scuoder li danari. E il papa li disse, uno ca-valier di Rodi averli dito, il gran maistro di Rodi saria bori. E l’orator rispose : è amico dii turcho, e pregò soa santità facesse legato uno di questi cardinali. Item, è venuto da lui orator uno nontio di madona Catarina Colona, fo moier dii quondam signor Deyphebo di l’Anguilara, dicendoli el signor Jacomo suo fio], condutier nostro, veniva de lì per tuor essa madre con la sorella, et era morto a Aqua Pendente da veneno ; ricomandò l’altro suo lìol. Da Napoli, di V oralor nostro, di 6. Come, a dì primo, il re tornò da Pozuol, e il zorno da poi ca-valchò con l’orator yspano e il nostro a la fabricha di le mure, qual solicita; et in San Domenego fé convochar li electi di segij per haver danari, et 0 concluso. È sta posto imposition nove al grano et vino; e li capi di piazi per il populo sono mal contenti ; imporrerà eliam angarie a la masena, un car- * lin per tumulo di fermento ; et il capelam maior à chiamato il clero per trovar danari a ditto efecto di le mure. Item, in quelli zorni partì el prothonotarìo Carazolo, intimo familiar dii Cardinal Ascanio, non si sa per dove ; si dice va in Franza dal patron, il re dice va in Alemagna per Ascanio; e li disse a li soi oratori a presso il re di romani, posendo far cossa grata a la Signoria, la l'aria. Et l’orator rispose: La Signoria desidera la union di principi cliri-stiani. Item, lo episcopo dì Nolla è partito con la conclusioni dii ducha di Gravina ; e di la trieva tra colonesi e Orssini 0 ha ditto; et il signor Prospero li ha ditto, il Cardinal Orssino haver dito al papa, non bisogna far trieva, hessendo pace, qual alias fo conclusa. Item, il re à termina mandar Lucha di Rossi a la Vallona, qual alende a la canzelaria, con presenti. Item, don Consalvo, capetanio di l’armata yspana, é zonto a Messina; et don Joseph Abrava-nel, ebreo, va a trovarlo. Item, il papa à concesso li el jubileo, pagando il 4.° di la spesa si faria andar a Roma, e dura fin Pasqua di mazo. Item, il gover-nador nostro di Trani li à scrito, esserli prohibito la trata di grani; parlò al re. Soa majestà disse, nulla sapea, e ordinò a domino Ector Pignatcllo scrivesse di questo eie. A dì 18 fevrer. In colegio. È da saper, veronesi et vicentini fonno molto renitenti a li soldi 5 per campo, e li oratori sono qui. Da Udene, dii luogo tenente, di 15. Avisa il man-char a Gradisca di sier Bortolo di Prioli, era prove-dador lì ; et subito li mandò sier Polo Bembo, nie-raschalcho di la Patria. Item, si scusa di la legatiom per causa di ochij, eliam per la relention c tortura fece di uno Antonio Burlo, parente di domino Piero di Bonomo, episcopo di Trieste, qual è secretano dii re. Eliam per causa di domino Symon Folcher, e altri. Nolo, acadete un slranio caxo in questa terra, che uno zovene sartor padoan, compagno di uno ' altro, amazò la madre dii compagno suo con uno legno, e quella messe in lelo, tolse certi arzenti, e non trovò li danari, e serò la caxa. Or in questi zorni fo discoperto questo, per dubito sopra di lui ; et preso, confessò di plano il tutto; e cussi per sier Beneto Sanudo, avogador di comun, fo menalo in quarantia, et sententiato a squartarlo a dì 20 di questo, menato prima per canal eie. Et cussi fu fato. Fo caso che dete a parlar a tutta la terra. Da poi disnar, fo zuoba di la caza, fo gran pioza ; lamen fu fata la caza a San Marco ; era solatii con el principe l’orator di Lituania. A dì 19 fevrer. In colegio. In questi zorni veneno do oratori di la comunità di Zervia, per forti-lichar le mure atorno di la sua terra. Fono aldìti in colegio, e comessi a’ savìj di terra ferma. Di Zervia, dii podestà, di 17. Come à aviso, quelli feno il delieto, quella notte cavalchono come dispersi, e trovò uno nostro contadini a piedi, qual li fo la guida. Erano cavali X, ben in bordine, con balestre e zanete armati, e ben a cavallo ; et erano do done, che molto si batevano e lamentavano, scapigliate li lhoro capelli ; e haveva con lhoro cavalli 4 et una mulla, senza alcuno suso. Et si ferino guidar a Galiano, mia do di Cesena, in casa de Nicoluzo di Galiano, homo di villa ; e li butò zoso la porta, e feno schavalchar la donna, meza abirala ; fé far fo-cho, e aparechiò da cena. Lei dimandava : Dove mi menò vu ? Risposeno : Non cerchate ; seti in bone 557 mano, et in migliore andareti, dove con summo desiderio seti aspelata. Lei dicea: Chi è costui? Rispondevano: Basta, madona, non cerchati altro. E la fé mangiar con pianti e gemiti assai. Lei non voleva manzar ; la manazorono, e li fo forzo tolesse uno ovo; poi fo posta a dormir coni la compagna sua, e quella dona moglier dii contadin ; e la dona non fo maculata in quella notte. La matina, fato giorno, montono a cavalo con cavali 8 ; do erano partiti la notte, e menò via la mulla, dove lei cavalchava, e andono con una guida nova, qual fo el vilair, e alo-zono a la volta de Franpuollo via, va a Forlì. Et dice erano tutti spagnoli ; e dice, il vilano li disse, sono spagnoli dii ducha, e li mostrò uno col dedo, dicendo : È grande a presso il ducha, e stava a Cesena ; si che la cossa è marza eie. El par habi rimanda