MCCCCCI, marzo. 1570 gnor Zorzi Zernovicb, per nome chiamato Nicolò de Jvanochias, a spiar li preparamenti si fa; è cono-suto per Antonio de Pasco, citadin de li. <305 * Et, atento la inopia di antivarani, io terminato per colegio ; scriver a Traili, li mandi slatini a quelli fidelissimi, stera 400 formento ; et li fo serilo una bona lelera, e datoli monitiom, zoè artilarie richiese. Era qui loro orator sier Stefano di Prodi. Da poi disnar fo gran conseio per li avogadori, per expedir il Basadona. Et parlò domino Venerio, doctor, avochato, ma non compite ; adeo molti tini in favor di esso reo. Et da poi conseio fo conseio di X con zonta di colegio. Vene letere di Zervia, Ravena et di Alexandria ; steno fin bore do di note. Et prima, reduto il colegio a consultar, vene queste letere, zoè : Di Franza, di l’orator, date a Lovhiers, a di 3. Di la venuta di uno nontio di l’archiducha di Bergo-gna lì ; quat vien di Alemagna.. Et lui orator nostro fo dal re; li dimandò sihaviaO. Rispose: Habemus bona nova. 11 re di romani voi far ogni cossa contra il turclio. Item, poi visitò il Cardinal Roan, et coloquij. Eri ricevete do letere nostre di 17, zercha la dona rapta, e di le cosse di Rodi. Fo dal re, e soa maje-stà li disse : Li falconi vien, è zonti in Ambosa ; rin-gratiamo molto quella Signoria. Poi li comunichò le letere, e, di la dona, disse : À fato mal ; se nui ha-vessamo do fìoli, e uno havesse fato questo, lo fas-semo amazar. E laudò l’andata dii suo orator dal ducha. Et soprazonse 1’ orator yspano, al qual volse iterimi li narrasse il caso ; sì che tuta la corte fo piena, e biasemano assai. Item, poi zonse li falconi, qual fono dati al re, e la parte a la raina ; il resto darà, justa i mandati. Et disse l’orator voleva andar dal Cardinal, eh’ era lige 5 lontan. Disse il re : Si li dite questo, li farete tornar la fievre. E disse : La Signoria provederà ben ; et si la resta, restirà per il turco. E 1’ orator rispose, credeva soa majestà dicesse il vero ; et la Signoria atenderia a cosse più li preme ; e di questo laudò la Signoria. Poi li disse, quel nontio dii marchese di Mantoa esser venuto con certi capitoli : primo, si scusa di Martin da Casal, e che sguizari non vien lì ; voi la protetion di soa majestà, e conduta ; e non lo volendo, voi li-eentia si conzi con altri. Et in sua presenlia il re strazò li capitoli, dicendo : Lo casligeremo ben ; è una quaia in mezo do sparvieri. Item, di Renier Parente par habi venduto uno olìcio havia in zenoese per ducati 2000. E 1’ orator dimandò al re, si era il vero. Rispose : Ne ha un altro in Franza ; voi 12 I Diaiii di M, Sanuto — Tom. ITI. milia franchi ; lo venderemo. Poi li disse con gran instantia zercha le cosse dii conte di Caiazo, qual è ini Bergiigna. Item, soa majestà doman si parte per Bergogna. Dii dillo, dala a cerio caslelo, a d' 7. Come era li venuto. Et la regia majestà, dal qual fu, li disse havia letere di domino Acursio, scusava la inno-eentia dii ducha Valentino, et che la Signoria non voleva spazar li oratori per Alemagna, (in el non ritornava. Item, fo dal Cardinal ; scrive coloquij abuti. Item, monsignor di Albi, fradello dii Cardinal, li ha ditto, il re di romani à scrito al roy, esser contento toglij l’impresa di Reame, ma non lochi di l’imperio ; dicendo à lanze 1000, et 8000 fanti in Italia ; l’armada perliò anderà contra turchi. Et di Picardia e Normandia il re à mandato a far 6000 fanti ; et la causa di l’acordo con dilto re di romani, è per il matrimonio di la fiola dii roy nel Ilo de l’archiducha. Item, è venuto uno messo al re dii Cardinal di Lisbona, a dirli, il papa aver mandato al re di romani uno suo per disturbar lo acordo, per esser in quello uno capitolo, voi questi do re riformar la Chiesia. Da Milani, dii secretano, di 13. Come .monsi- 606 gnor di Chiaramonte li havia ditto, liaver una lettera dii roy, andava al ducha Valentino e a monsignor di Aiegra, li mandi a Milan li tre capi fo in le nave di Zenoa ; qualli, zonti, li manderano in Franza. Item, monsignor di Luciom li ha dilto, aver letere dii generai di Rrizonet, fradello dii Cardinal Samallò, di 8, come era fato lo acordo dii roy e il re di romani, e dii matrimonio sequito di la lìa dii roy nel fio di l’archiducha ; et milanesi stanno amirati. Da Ravena, dii podestà et capelanio, di 15. Come el ducha era a Ymola, stato in consulto con li soi ; e dovea andar a Forlì ; et per el bisogno dii danaro, non ponno tuor l’impresa di Faenza ; et • dicono fin 4 zorni ne dia vegnir danari in campo ; e si judicha eliam aspetano francesi zonzi ; et a li lochi presi hanno carestia di formenti. Di Faenza ha nova, di XI, che stanno di bon animo. Item, man-doe una letera li scrive el conte Lamberto di So- • iano. Par il ducha volesse certa abatia in Val Cattata ; mandò per lo abate, li venisse a parlar ; non andò, et andò a Fiorenza, qual li fece honor et dè 200 fanti a uno suo fradello di anni 16, sì che il ducha pretende eliam a quelle cosse. Item, di Pe-rosa, el ducha di Urbin, el signor di Chamarin, e il prefleto par siano in ajuto de li foraussiti, si che saranno novità. Di Zerda, dii podestà, di 14. De certi rasona- 99