421 do, savio ai ortlcni, et fo mia opinion, scriver al ca-pelanio zeneral, et cometerli punissa li Ire sopraco-miti soprannominati, et habi auctorità di bandizar edam di Veniexia. Fono cazadi li soi parenti. l;t sier Lucha Zen, sier Zuan Morexini, sier Domenego Bol-laui, consieri, sier Andrea Cabrici, savio dii conscio, et sier ,bicorno Gabriel, savio ai ordeni, messeno a 1: incontro siano chiamati qui, et comessi a li avoga-dori li expedischano. Et sier Zuan Beneto Nani, cao di 40, in Iodio di consier, intrò in la nostra oppi-nion. Sier Lucha Zen fo el primo parlasse, et venuto zoso di renga, nium li andava a risponder. Urnle, Jo andai. Et il principe si levò e andò a caxa. Et li consieri tornati, seguiti il mio parlar. Et li risposi, ut di-citur, sapientissime, secondo la materia si tratava. Et gaiarde mi rispose sier Jacomo Cabrici ; poi sier An-zolo Trivixam, fra del lo dii zeneral, disse alcune pa-rolle. Or andò le parte : 0 non sincere, 3 di no, 67 di consieri e savij, 103 la nostra. E fu presa. Fui laudalo da tutti. A dì 26 sugno. In colegio, in camera da basso reduti, fo loto prima una Mera di domino Andrea Trivixan, episcopo di Feltre, chome asolveva tutti li feltrini per amor di la Signoria nostra. Vene 1’ orator dii papa, replichando, la Signoria nostra volesse esser media in tramar lo acordo col signor di Faenza, facendolo il papa Cardinal eie. Il principe li rispose bona verba. Vene l’orator di Pranza, al qual folli comuni-chato la letera di Bergamo. Poi lui intrò in materia dii Cipicho da Traù, episcopo di Famagosta, è col Vincala, voria il vescoa’ di Cremona. 11 principe li rispose, non si poteva dargelo. Poi disse, il zeneral di Ilunsiliati, milanese, esser passa per Brexa, e andato in Alemagna. Li fo risposto non è vero. Poi ricomandò la expedilion dii francese, per la bararia li fé sier Zuan da Molin, fo di sier Thimoteo, qual 158 è ini prexom. Risposio si farà. Ilem, si venda li beni di quelli Manara, per pagar le zoie dii francese ; et ne la lini ricomandò Zuan Todesco, sona di lauto, a uno officio. Vene l’orator di Napoli, et il principe era partito, et restò Signoria. Expose la cossa di Monopoli, di danni fa quel frale Alexatidro Caraffa; havia auto le-tere dii re, ha provisto, dicendo non se dia creder ogni cossa. Poi comunichò avisi di le cosse dii tur-elio, come si ha per l’orator nostro. Ricomandò la expedilion di quel contrabando di salii, tolti a quel raguseo. El sier Baldisera Trivixan, vice consier, li rispose, si vederia. Poi lui disse haver letere di Augusta, di 15 di questo, come a dì 14 è stati dal re do : giugno. 422 oratori di Franza, et dimandò Ire cosse : primo, bona amicitia ; 2.“ voler dar homagio e tuor l’investitura dii duehato di Milani da esso re; 3.° esser uniti ad bonum di lhoro stati. Di Asola, di sier Vido Contarmi, podestà. Di certi rumori, cosse importante, crimen kesce maje-statis; comesso il caso ai cai di X. Fo ballota molti crediti di charavelle, nè altro fu fato. Da poi disnar, fo conseio di-X con zonta di danari; et intisi trovono ducati 4000 ini prestedo, con certe ubligatioiti per armar le galie, che fo bona opera. A d' 27 sugna. In colegio non fo il principe. Vene el vescovo di Limissò, Dolzc, exator di le decime papal, et aricordò alcune cosse, el si scrivi a Roma per haver eie. Vene sier Ilironimo Lippomano, fo dal bancho, dicendo esser minato si la Signoria nostra non li dà li 7000 ducati, dice dover haver de contadi. El sier Pollo Barbo, savio dii conscio, et Jo, Marin Sanudo, li forno contrarij, et nihil factum, adeo li fo bolla per l’oficio di consoli il suo bancho eie. Da Ferara, dii vicedomino, di 26. Come il campo di francesi è alozato a presso Pisa, su quel dii mar-chexe di Massa. Pisani sono gaiardi; fiorentini dubitano de’ francesi, et mandano in campo domino Zuan Baptista Redolili. Di Franza, di l’ oralor nostro, date a Lion, a dì 14. Come solicita Parmada con la regia majeslà; erano presenti il gran scudicr e il gran ¡irior di Franza. Rispose il roy, non si poi far cussi, et, per tratar questa materia, ditto orator fo in conseio, el parlò sapientissime, et fo concluso si armi; ma dubita sarà tardi. Voleno far conzar la nave Cliiarenta ; il gran scudier acepta il partido, insieme col gran prior, di solicitarla eie. Et si aspeta de lì el Cardinal Roani, per parlar di quella di Zenoa; et dice lhoro voriano dar liomeni a la Signoria. Ilem, zercha Man-toa, la moier fo di monsignor di Monpensier, sorella dii marchexe, solicita®il re. Soa majeslà li dà bone parole; et eliam uno orator di Ferara trata di .qlie* sto, qual parlò al re, disnando, presente esso oralor nostro, e il re li disse; Li don bone parole. Et di l’impresa di Reame, li foraussiti, sono de li, hanno gran speranza babbi ad esser, perchè è stà bandito di Franza Alexandro di Neri Caponi, fiorentino, qual havia letere dii re Fedrico in zil'ra. Dii dillo, di 19. Come il gran scudier à spazà im Provenza, per far armar nave; et il maraschal-: cho di Giaè conforta la Signoria toy Menao di Guir- MCCCCC,