MCCCCC, DECEMBRE. 1220 giunse la rayna di Hongaria 11 a Udene; li lo contra con citadini e stratioti, e l’honorò assai, e l’à presentata. Si racomanda a la Signoria nostra ; l’à presentata ; et è con lei do oratori yspani ; et voleva partir diman per Porto Gruer, dove dia aspetar Po-rator regio è in questa terra, dia vegnir lì; ma poi à terminato star per queste Cesie lì a Udene. 479 * Itera, ha vendo auto letere dii provedador di Gradiscila, quelli di Goricia voleano venir a brasar li mulini, li scrisse, e manda la risposta de 21, quelli comessarij regij scusandosi, non è vero, ina ben li nostri di Monfalcon voleano far certo fosso su quel dii re di romani, ini prejuditio di la villa de Viles, et non volseno soportar eie. D i Gradiscila, di sier Boritilo di Prioli, provedador, di 19, al luogo tenente. Come à inteso, quelli di Goricia fanno preparation per venir a brasar il molili di Lizonso e li repari; unde saria gran pericolo, come eliain feno per avanti, in taiar la corda dii porto eie. A dì 26 dezembrio. In questa matina, per esser el consueto el principe andar a messa a San Zorzi, fu con le cerimonie in chiesia. Era tutti li oratori ; portò la spada sier Chrislofal Moro, va vicedomino a Ferara ; fo suo compagno sier Piero Contarmi, suo consolo. Et, hessendo in chiesia, vene per mar letere dii zeneral, più vechie. Da poi, reduto in colegio con 1' orator di Fran-za, qual vene a mostrar una letera, li à scrito il mar- • chexe di Mantoa, che è tutto dii roy, e la risposta li fa, molto alta ; dicendo, Martini da Casal averli ditto, che lui e il ducha di Ferara sono contra il roy, e scrive la trufa fata per Martini da Casal, e voglij esser amico di la christianissima majestà et di la Signoria nostra, liem, ditto marchexe li à manda a donar 6 fasani. Poi fè lezer una letera, el scrive a Milan, a monsignor di Lucion, in justificatiom di le cosse scrite per il secretano; e par li habi scrito mal di la Signoria nostra, di non esser ben tratà li subditi dii re ; e hora scrive il principe averli promesso, di qua davanti, far. Tieni, scrive di le nave di Zenoa, di la cossa fata a’ nostri. Tieni, di la letera scrive il re di romani, e dice: scribiI slu/lus juxla slultiliam suarn. Poi manda le letere dii marchese di Mantoa, e dice cognosse la malatia, bisogna la medicina ; e ' ne la fin dice, si voi far con humanità e paxe, e par si voy partir di qui a dì do zener ; e cussi disse voleva far, havendo abuto licentia dal re suo, per andar a veder suo padre. Ilem, mostrò una letera scrive a monsignor di Ravastein, governador di Zenoa, zercha la nave e il danno. lntrò li cai di X, e mandati tutti fuora, ordinono far, da poi gran conscio, ozi, conseio di X con zonta di colegio, procuratori et altri. Et intisi haveano cosse importante, molto secrete. Et il colegio, hessendo gran conseio suso, si re-dusse a consultar et lezer le letere da mar et da terra, di le qual farò mention. Di Padoa, Vicenza, Verona, Crema, poi vene di Brexa, in consonanlia tulle, llaver ricevuto nostre letere, zercha il terzo di dacij ; unde quelli da-cieri non pono patir, et voleano refudar i dacij. Altri ricorda si affiti il terzo dasperssi. Altri, dovendo incantar questo primo dì de zener li dacij, non sano chome far. Et Crema avisa, lievassi etiam il dacio di la biava. Ilem, di Padoa, di rectori, zercha aver adatà la diferentia de quelli lectori doveano lezer, per la diferentia dii rotolo. Da Vicenza, di sier Alvise Emo, capetanio, di 24. Come, à ’uto uno aviso di Matio di Perii, vicen tino, li scrive, d’Asiago, nove di todeschi : chome in la dieta di Bolzan non è sta fato adunation di zente, e il re esser a Nolimberg, con altri signori, in consulto, e par voglij venir a Roma o a Milan o contra la Signoria nostra. Ilem, si dice, poi Pasqua, par quelli dii paexe romperano a la Signoria nostra, e che dicono lassa, pur non voleno lassar trar biave quelli di la Signoria, el nui le venirenio a luor eie. Et fo scrito a Padoa, in risposta di la sua letera, che P orator di Franza si lamenta di parole ditte per uno secretano dii Cardinal Zen, come sa domino Zuan Campeze, dotor, eh’ è contra il re e la Signoria nostra ; debbi examinar eie. Dii capetanio zeneral da mar, date in galia, a dì 2 di l’instante, nel porlo di I' arsenal, a la Zefaionia. Come havendo tutti deliberato de meter fin a quella impresa, non si restava zorno e note preparar tutte cosse oportune, et far bastioni, edeficij e altre provision, per poter superar li repari de li inimici al castello, molto eminenti et forte; et bisognava far tal preparation, non obstante, che da tre faze tuto el muro sia ruinato con le artilarie, e loro si habino provisto con repari di terem, a li qual non si poi andar, per esser atorno atorno tanto rato, che li homeni, che voleno ascender, non pono quasi fermarsi con el piede, e perhò è forzo, avanti se dagi la bataia ordinaria, se prepari el tutto, azò se possi consequir la victoria desiderata, come spera in Dio sarà eie. E di questo à gran pensier, nè si sparagna, e va qualche volta in campo, nè mancha in cossa alcuna, che quel illustrissimo capetanio li richieda, vi-delicet yspano. Etiam li provedadori, sopracomiti e altri deputati in campo afaticharsi e ponersi a ogni