1103 MCCCCC, DECEMBRE. dinalis -regiensìs, legalus, etc. Avisa dii suo zonzer a Chioza, e si dagi fede a quel Michiel Signorelo etc. Intrò li cai dii conseio di X, e, mandati tutti fuora, steteno insieme. Da poi disnar fo gran conseio, per far li 40, che doman non si poi far ; e poi si reduse el conseio di X, chome di sopra ho ditto. Et pocho manchò, il scurtinio non si redusese ; erano numero 71, et con mancho di 70 non si poi redur pregadi. Et fo fato sora i atti di sora gastaldi sier Domenego Trivixam, el cavalier, fo podestà a Cremona. Et reduto il colegio, il principe fé chiamar quelli . savij era in la sua camera, tra i qual sollo vi era dii nostro ordine. Et fo aldito uno Domenego, messo tlil vescovo di Chai, orator dii papa in Poiana, qual presentò una letera di 18 novembrio, data in Cracovia, di dillo episcopo a la Signoria nostra, di credenza ; et una dii re di Poiana, molto longa, pur a la Signoria ; la copia di la qual sarà scrila qui soto. E leto una letera, dito re scrivi al papa, dagi ajuto contra tartari, dai quali è molto molestado, per in-stigation dii turcho, e si duol venitemi habino perso Modom, et prega soa santità, come capo, a proveder. Poi fo leto una instrution di ditto nontio, molto longa, li dà esso episcopo caliense. Avisa il suo partir di Ilongaria ; e, venuto im Polona, trovò quel re Zuan Alberto ben disposto, et tartari 100 mia italiani erano a presso Cracovia, a’ danni di esso re, et dipredava il regno. Or dete la cruciata, jubileo e decime ; poi andò im Prusia, mia 550, da quel mai- 439 stro generai, qual era lini dii ducha Alberto di Sa-xonia, per far quella religion sij in acordo con esso re, per esser parte nel suo regno, qualli per le guerre è Ira il re di Moschovia con il ducha de Lituania, fradello di esso re di Poiana e dii re di Ilongaria, eh’ è zenero di ditto mosehovila etc. Or andò ivi, e, passato per lochi crudelissimi et aspri, dove non si beve vin ni manza pam, videlicet a Girosporch. Item, trovò quella religion ben disposta, aspetava eliain mandar al generai maistro de Livonia eie., et li brievi dii papa per li do vlachi, quali non erano zouti ; e poi tornò in Cracovia. E tartari do volte hanno dipredato il paese, per instigation dii turcho, e menato via anime 200 milia ; una fo questo zugno, l’altra questo septembrio. Item, el re li va contra im persona ; à assa’ cavali et zente ; et et inni à do re di tartari con lui in liga, qualli con più di 50 milia cavali l’uno hanno roto al re di Moschovia e rossi, e fanno guerra. Item, quelli oratori di rossi, veneno in Italia, portono più di 100 milia ducati, trali di pellami ; e questi e quelli fanno la guerra eie. Item, vi è uno orator dii turcho, qual sta lì, e aspeta la resolution dii re di Hongaria, per far el simile. Conclude, quel re fariano il tutto contra turchi, ma sono in gran guerre con tartari, e il fratello di Lituania con mosehovila, e bisogna ajularli, et man-derano soi oratori de qui a Roma, in Pranza e altri principi chrisliani. E infine dice in pocho, esser sta dipredato per tartari, e manchar di quel paese e regno anime (Ì00 milia, eh’è cossa incredibile, pur hè; et li vechij amazano, e zoveni sopra le lhoro carete et femene essi tartari menano via. Item, il ducha di Lituania à perso certa terra, chiamata De-giagra, qual quel mosehovila ge l’à tolta, e tuttavia sono su le arme. Et poi dice, è servitor sviseralo di la Signoria nostra, a la qual molto si racomanda. Et il principe li usò bone parole ; ditto poi, doman se li risponderla. Da Treoixo, di sier Hironimo Coniarmi, podestà et capetanio, di XI. Dii conte di Piliano, qual dia esser ozi lì, se li dia far le spexe. Risposto de sì, per il passar. Da Rovere, di sier Mafio Michiel, podestà, di 8. Dii zonzer lì dii Cardinal curzense, et alozato in cerio monasterio, li à dito, voria li trovase caxa, perchè li converà star lì qualche zorno, et aspeta certa risposta di Alemagna ; e dice, milanesi, sono a presso il re, tramano non vadi più avanti. Item, di la dieta si fa a Bolzan. Da Liesna, di sier Francesco da Molin, conte, di 7 novembrio. Zercha ha ver mandato, justa i mandati, certo navilio con legnami a Cataro, per li bisogni. Item, homeni XV, per zorni 15, al bastion di Narenta, per lavorar, chome li à scrito il conte di Spalato ; avisa la povertà di quella camera, non poi suplir a la spexa, è molti nobeli creditori di suo servir, e altri dieno haver etc. Di Arbe, di sier Alexandro Contarmi, conte, di 24 novembrio. Chome è stato a parlamento col conte Anzolo di Frangipani, in certo locho, et dimandatoli, justa li mandati nostri, qualche homo per armar le galie, rispose ne daria, et che veriano eie. E sopra zio scrive. Di Zara, di sier Jacomo da Molili, dotor, capetanio, di 14 novembrio. Come quella camera è in grandissima necessità e quel pocho di gioza si poteva trazer, sier Francesco Venier, suo collega, al suo partir l’à tolta, e pagatosi dii salario e altre regalie; e lui si trova creditor di lire 1400, e non si poi pagar ; voria si facesse risponder de qui a qualche officio, o vero scontar ne le sue decime. Di sier Marco Moro, castellili, di Zara, di 17