MCCCCC, MAGGIO. 358 De li dilli oratori, di XI. La qual par sia replicata ; tamen la prima è smarita, perchè uno eorier nostro, chiamato Pianta Porri, andava in là, sia sia retenuto in Eiemagna, si che si crede sia mal capità uno altro, venendo in qua. Or per ditta letera par che ’1 dueha Zuan Corvino si acorderia con la Signoria, el qual è perpetuo barn di la Croatia e Schiavonia. Item, nominano uno prior di Laurana. Item, par sia tornà 1’ orator dii re, stato in Ander-nopoli, qual vene da essi oratori, et li disse le parole usate per il signor turcho. Di Francesco da la Zuecha, secretar io, di 17, date a Buda. Dimanda licentia, vede quelle cosse poter prender sinistro. Dii Trevi, di sier Christofal Moro, provedador. Chome à nova, che missier Zuan Jacomo e monsignor di la Trimolia è andati versso Como, a far la massa; manderà a saper per che causa. Di Casal Mazor, di sier Jacomo Antonio Trivi-xam, provedador. Come uno monsignor di Ravalì, è alozato im parmesana, voria venir a soldo di la Signoria nostra contra turchi, et aspeta risposta. Di Cremona, di sier Domenego Trivixan, el ca-valier, et sier Nicolò Foscarini. Come uno cavalier Malerba, francese, voria venir a nostro stipendio per andar contra il turcho etc. Di quelli di Anversa. Zercha cosse soe particular, et in la mansiom dà dii spectabel al principe nostro. Da Ragusi, di 17, di uno Piero Farlam. Avisa, ragusei sono ribaldi, tien con turchi, et il turcho viem versso Napoli di Romania, o ver Modom, con 50 mi ersone, et manda il bassà di la Natalia con 30 milia persone contra Hongari, e tien uno tiol, con Parmada fata in Mar Mazor, a Napoli, et con quella di la Vajusa verà de qui. È da saper, vidi una letera di uno da Ragusi, scrive a la Signoria, la qual fo tirata nel conseio di X, che Martini da Casal, orator dii signor Lodovico, stato al turcho, capitò de li, et passò im Puia; et eliain Ambruoso Buzardo è stato de lì, et conferma che il turcho va a campo a Napoli e Modon. Da poi disnar, fo pregadi. Vene il principe ; et poi leto le letere, fo posto per li consieri molte taie di Bassam, Pyram eie. Item, di uno caso seguito a Padoa, di uno è stà amazato e bufato in aqua. La Signoria li volse dar taia lire 1500. Sier Hironimo Capello, quondam sier Albam, è di pregadi, contradixe con voce granda, dicendo era stato provedador per le camere, et sapeva le jotonie si faceva, et cargo il colegio non voleva aldirlo, che scanseria molte spexe. Et il principe li rispose cardandolo assai. Or andò la parte, et fu presa di largo. Fu posto per li consieri un’ altra taia de li ducati 500 tolti dal cavalaro a Padoa, per li Soli, ut dicitur, di conte Alvarolo, videlicel che esso conte sia astreto a pagarli, et sia dà libertà a li rectori di Padoa, di metter quelli compagni troverano colpe-velli in bando, dagi taia lire 500. Et iterum el ditto sier Hironimo Capello andò in rengn, et con gram colora contradixe, dicendo si butava via i danari di San Marco. Et la ditta parte bave 47 di no; pur fo presa. Fu posto per li savij dii conseio e di terra ferma, di risponder a 1’ orator dii papa: primo, dii Cardinal Ascanio, la justifìcation; secando, dii turcho, sua santità debbi proveder; ter Ho, di Pesaro, scino con- 133 tenti, ma di le altre terre non volano, per averli im protettone ; quarto, di quel Guielmo Gaielano nulla sapemo; quinto, in favor dii conte Antonio Maria, si scriverà in sua recomandatione a Milan. Ave tutto il conseio. Fu posto per li savii tutti, Me auctore el iiistigatore, excepto sier Beneto Zustignan, savio di terra ferma, et Jo, Marin Sanudo, savio ai ordeni, di seri ver al capetanio zeneral da mar, dii caxo sequito dii prender di la galia da Pago, et la pusilanimità di sier Toma Contarini, sier Marin da Loze e il soraco-mito istriani, che erano queste tre galic lì, et non 1’ ajutono, et da fuste fo menata via. Per tanto, col senato, li scrivemo, debbi usar la soa libertà versso di quesfi, spedante classe ad exeytpla aliorum. Sier Beneto Zustignan andò in renga, dicendo voleva punirli più aspramente..Li rispose sier Zorzi Emo, savio da terra ferma. Poi Jo, Marin Sanudo, andai in renga, exagerando et cargando molto, et che questo sarà un principio de li nostri danni, haver lassà prender una galia in colfo da tre fuste di turchi, hes-sendo lhoro tre galie Vedendo et potendo darli soc-corsso. Pertanto missi a l’incontro, sia scrito al zeneral debbi immediate mandar ditti tre sopracomiti qui, et siano.mandati altri sopracomiti in Iodio suo, qualli posti in le prexom, li avogadori li expediscano slatini eie., ul in ea. Poi parlò sier Francesco Bolla- ili, è di la zonta, quondam sier Candiam ; dannò P opinioni mia, et quello messe sier Beneto Zusti-gnam, che fo de indugiar, e laudò la parte di savij. Et cazadi li parenti di questi tre sopracomiti, saltem di do, per esser il 3.° ystriam, andò le parte : una non sincera, 0 di no, dii Sanudo 26, dii Zustignan 38, di altri savij 107. Et questa fu presa. Et fono fate le letere et expedito via. Et il conscio non volse