755 MCCCCC, SETTEMBRE. 756 Da Gradiscila, di sier Piero Marzelb, proceda-dor zenefal, di 8. Zercha stratioti, risponde esserne venuti alcuni li, forssi 150, a piedi, venuti di Mantoa e altrove. Item, li provisionati di domino Lazaro Grasso fuzivano, si per non haver danari, come per intender di qui si fa fanti. Da Bologna, dii conte Nicolò Rangon e Juliano di Medici, a Piero di Bibiena. Che lo avisa, come hanno nova esser venuti dal Cardinal Sam Piero in Vincala a Lucha do oratori pisani, a dirli sono quasi in acordo con fiorentini, con questi pati : fiorentini li danno le llioro forteze, excepto Livorne, e non mandano zente d’ arme ad alozarvi, non se impa-zano in le forteze, e solarti pisani li dà a l’anno ducati X milia, et fiorentini mandano a Pisa uno ca-petanio con 4 fameglij per un segno, et pisani sono più contenti far cussi, cha con il re di Franza ; unde el Cardinal à spazà a Pisa con colora, e in Franza. Et Piero di Bibiena scrisse un boletin poi, missier Jacomo da Nolla, secretano dii conte di Pitiano, era amalato ili febre, pregava fusse balotà il mandato suo; et cussi fu balotà. Si paga a Padoa. Di Rovere, di sier Mi fio Michiel, podestà. Zercha quelle làbriche andavano driedo, et mandoe una letera seri la per uno di Praxenon, eh’ è cugnato dii conte Antonio da Gresata (?). Li scrive, el re di romani esser stato a la dieta a Uspurch, e non vien questo anno a Roma ; à mandà tre oratori al roy a dimandar il paexe di Partemon, el il ducato di Mi-lam. Item, sono stà electi al governo 16, videlicet A per li principi, A per i prelati, A per il re, et A per le cavalarie eie. In questa matina fo balotà il credito di sier Francesco Capello, el cavalier, stato provedador a Rimano, da esser sconlà nel debito ha con la Signoria nostra. Da poi disnar fo pregadi, et, leto le letere, sier Hironimo Lion, el cavalier, avogador di comuni, ca-zadi li parenti de li sotto scriti, et di le munege nominate, et quelli non metevano ballota, et poi co-menzò: Conturbatum est eie. Et fece una bellissima renga, con gran exdamatiom et auctorità ; et menoe sier Thomà Morexini, quondam sier Piero, con suor Andriana di Mezo; sier Alvise Zustignan, quondam sier Unire’, con suor Paula Michiel ; sier Francesco Querini da le malvasie, con suor Marieta di Mezo ; e sier Almorò Pixani, con suor Panthasilea Per-marin, monache professe di San Arian ; et fè Iezer il processo et la testification di madona Rezina, ab-batessa, di madona Laura Badoer, e una Pompano, come questi levano cosse moralissime el nefande. Quella dii Pixani fè un fio in dormitorio; quella dii Querini era graveda, stava a caxa di esso Querini. Itera, questi batevano monache eie., le menavano fuori. Or messeno parte, prima contra li altri, 304' excepto il Morexini, per potersi impazar il collega, di retenirli, colegiarli eie.; aliler, in termine di zorni 8 chiamarli. Ave 5 non sincere, 3 di no, 161 di la parte. Poi fo messo per il Lion solo, avogador, di sier Thomà Morexini. Ave A non sincere, una di no, 159 de si. Fu messo parte per sier Antonio Trum, el con-sier, limitar li danari di le spexe di li oratori, videlicet a quelli anderano in Italia, ducati 100 al mexe, in spexe ordinarie et extraordinarie, e non mostri conto; e a quelli vano fuorade Italia, ducati 120 al mexe, senza li corieri. Et sier Piero Contarini, el consier, e li savij dii conseio e di terra ferma, messe, et intrò in la dita opinioni. Ave 23 di no, 155 di la parte. Item, posto per li savij, atento il dado dii viti, non habi trovato il dover di afitarlo, che ’1 sia dà libertà al colegio, a bosoli e balote, darlo a governar a quelle persone li parerà. Et sier Antonio Trun, el consier, messe, che ’1 vuol parte con questo, niun zenthilomo se possi impazar in dacij, tuor carati, esser piezi eie., soto gravissime pene. Andò le parte : 6 non sincere, 57 di no, 52 dii Trum, 57 di savij ; nihil caplum. Iterum: 5 non sincere, 54 dii Trum, 59 di savij, 105 di no. E fu preso di no. Item, fu posto per li ditti, che li patroni di le ga-lie debbi aver, per tutto domenega, haver fato quanto sono expediti, sub pcena di perder il gropo, qual sia di la Signoria nostra, e luni sia incantà a llioro danno, e niun possi tuorle per suo nome, sotto pena eie. Et Jo andai in renga, dicendo non bisognava più parte, o vero avevano obedito, o no ; e missi fusse doman reincantà a suo danno, e il gropo fusse di la Signoria, per il danno si avertile l’incanto eie. Et sier Antonio Trum, el consier, intrò in la mia opinion. Et sier Lunardo Grimani, savio a lera ferma, andò in renga per la sua parte. Andò le parte : 52 fo la mia, 105 di savij. E questa fu presa. Item, fu posto per sier Antonio Trum, el consier, hessendo prima cazado li papalista, di risponder a lo episcopo tiburtino, oralor dii pontifice, pregarlo non voglij adesso instar di Rimano et Faenza, per le raxon ditteli ; e, pur volendo, nui non li senio per obstar, et che sia levato il nostro secretano di Rimano. Sier Constantim di Prioli, savio dii conseio, sier Lunardo Grimani, savio a terra ferma, sier .Marco da Molin e sier Antonio Venier, savij ai ordeni,