1039 MCCCCC, NOVEMBRE. stato per letere di Marin di Greci, che, si non andava de li, si perderia le munitione. Unde andoe, e, considerato il sito, dice è spesa senza fruto, e la Signoria à ’uto inala information, et è fuora de preposito butar via danari li, perchè a redurlo ini perfetion, ricerca grandissima spesa, e a guardarlo altratanto, e de habitarlo non è il modo, per esser el paese luto de’ turchi. È ne la terra 70 in 80 fameglie, zente mi-■413 serabilissima, che viveno di qualche robaria, e se hanno tolto jurisdition da uno brazo e l’altro da mar, che non permeteno che navilij chargano fermenti, nè per Dalmati» nè per Venetia, se prima quelli per lhoro non sono comprati, e poi revenduti per essi a dicti navilij. E cussi fanno iricharir el grano; e cussi si fa a Durazo, da Gao di Lachi in Argenta, in execution de una termination fata noviler per li sindici, a fin p i llò di bene, acciò che la terra fusse ubertosa ; ma costoro la convertono ut sapra, che non lassano trazer, fra dicti confini de’ subditi dii turcho, se prima non sono comprati e conduti in la terra, e poi revenduti. Et è cossa d’importantia, per la charestia siegue. Item, eri zonse lì a Dulzigno, dove trovò le do galie grosse, lassò a la bocha di la Vajussa, scorse per temporal. La note sequente el si partì, e le tre galie sotil lassò al Sasno, zoè la Victu-ra, Tiepola e Dolphina, e la fusta di Veia stano de lì a la consueta custodia ; e cussi, in quella hora, tutte tre galie se lievano, per andar a le conserve, e perchè li tempi chargano. L’hordine è questo: le galie grosse stanno sorte un poco large in dromo de la bocha de la Vojussa, e le galie sotil al Sasno, con intelligentia de fuogo e artilarie, quando el bisogna-se etc. E per non poter star uniti più a la spiaza, bisogna più numero di galie, sì per far bona custodia, come per segurtà. Si voria haver tre galie grosse, do per star ferme, e una per andar e venir a tuor vituarie ; e galie 6 sotil, 4 per star ferme, et do per far lo effecto preditto, e darse cambio. E questo è il bisogno, a patir quella vita austera; tamen, è per far il debito suo, o con puoche o con assa’ galie. Ma la fusta di'Veia è mal in bordine; dubita si disarmerà, per esser el fusto cativo e mal conditionato, e non à armizo suficiente ; li homeni mal contenti e mal in hordine di arme, e hano havuto paga so-lum di lire 13, soldi 10, con promission de lì li sarà dato danari, et lui capetanio non ha il modo. Ve-derò di conzar ditta fusta, per via di Corfù, e se se li manda danari, aliter converà disarmarla. Item, à inteso, a Bocha di Cataro esser una nostra galia ; avisa quel locho e Durazo rizerchano esser fortifi-Chati con presteza. Item, di l’armata di la Vojussa sta al consueto, et non sente con zerteza la sia sta tirata in terra, anchor che qualche voce ne sia ; e, tornato sarà al Sasno, per via di la Valona et la Cimerà, cercherà intender el tutto, dove per li tempi non è stato za più zorni. In questa matina, per il capetanio dii conseio di X, fo retenuto in Rialto al suo bancho Alvise Nichela, teniva bancho de incambiar, Ialite altre volte. Si dice per stronzar raynes. Quid erti, scriverò. Da poi disuar fo conseio di X, con zonta dii co-legio e di altri eie. Et, butado il colegio dii Nicheta, tochò sier Lucha Zen, el consier, sier Piero Morexi-ni, l’avogador di comun, sier Zuam Zantani, cao dii conseio di X, e sier Lucha Zivram, inquisito!*. A dì 8 novembrio. In colegio vene 1’ orator di Napoli, e fè lezer una letera dii re. Li scrive per certo gripo tolto a uno suo subdito tarentino a Cor-phù eie. ; prega sia restituito. E cussi li fo fato le lettere. Poi disse haveva avisi di Lemagna, di 28, da Nolimberg, dove è il re di romani con li electori a la dieta, e par ilerum mandino in Pranza per orator il ducha di Saxonia, qual non lo hanno voluto mandar prima ; sì che tra quelli re t ramano gran cosse etc. ltem, disse di Hongaria, poi che ’1 papa li piaque dar quella sententia, la serenissima rezina si parte, vien a star a Napoli, et aviserà per dove di le nostre terre la passerà. Fo ringratiato dal principe di la co-munichatiom eie. Da Cremona, di sier Polo Barbo, di 4. Di la soa intrada, molto honorato; lauda quelli proveditori, che tutta la terra di lhoro bon portamento se ne contentano, e meritano la gracia nostra. Da Ferara, dii vicedomino, di 6. Come de li si facea precession, e farasse ancora zorni 8 ; e questo per conseio di la monacha di le Stimate. Item, da Bologna par, missier Zuane non sia ben contento ; dubita assai, licei fazi provisione, et in XV zorni li è morti do zeneri, zoè el signor Gilberto da Carpi et il conte Nicolò Rangom. Li altri doy stanno mal, eh’ è quel di Rimano e il nepote di Faenza. Et à do fiole lì, zoè quella di Carpi e quella di Rimano. Item, el conte Ranuzo ha conduto a soldo di quella comunità, et il ducha di Ferara lo tien spazato; e per il simile, Faenza non si voi impazar di 0, e va a Bel Reguardo a star qualche zorno a la caza. Da Brexa, di sier Lorenzo Zuslignan, podestà, e sier Domenego Bertelo, capetanio, di 5. Mandono una letera abuta di Valchamonicha, di domino Pe-tro de Federici, data a Breno. Li avisa, per uno venuto di Yspurch, à, il re di romani esser per venir in Italia, per andar a Roma a tuor la corona, et rea-