1009 MCCCCC, NOVEMBRE. 1010 adeo non potè cavalehar, e vene li per aqua, à mandato il suo secretano a conferir con la regia majestà, qual li piaque, et usò bone parole. Poi disse, il Cardinal Roan voria la Signoria operasse di far retenir il conte Zuan Antonio di la Somaia. Di Alemagna 0 li disse. Et il re mandò il suo medico a visitarlo. Scrive p >i la febre durarli qui zorni XV, non che lì ; voria licentia. E a dì 3, il re si parte, va im Bergo-gna eie. Ilem, a Bles missier Zuarn Jacomo Triulzi ave licentia dal roy, poter tornar in Lombardia, senza peritò alcuni hordine, et vene a caxa di esso orator, oferendossi a la Signoria nostra. Et è da saper, dii Foscari 0 si avea ; intese a dì 19 era zonto a Lion. Di Hongaria, di sier Velor Soranzo e sier Sa-bastian Zustignan, oratori, date a Buda, a dì 13. Come eri di note zonse lì il Cardinal di Ystrigonia, stato al suo vescoado ; ozi lo andono a visitar, li dete la letera nostra, si congratulò eie. Qual ringralia molto la Signoria, e voi questo regno e la Signoria sia una sola republica, voi esser capelan di la Signoria nostra; e par il papa voy vengi a Roma per il. capello, e lui voria restar qui a solicitar il re a l’impresa, e voi la Signoria scrivi a Roma a l’orator, non debbi il papa astrenzerlo andar, ma li mandi il capello de lì, e poi anderà a Roma. Doman si 402 si parte, va a Baza, e voi far essi oratori vi vaili. Ilem,manda sue letere drizate ai Focher di Roma eie. Di li ditti, di 14. Come esso reverendissimo Cardinal vene da lhoro; doman si parte; si oferissa far gran cosse con il re. Ilem, doman si parte per venir qui Francesco da la Zuecha, secretano ; lo laudano assai ; si scusa per la via di Segna, venendo inverno, le letere sarano longe, sì che la Signoria ordeni, quasi dieat, per Eiemagna sarano preste. Da Milam, dii secretano, di 29. Come di Belen-zona non z’ è allro. Parlò al baylo dii Degiun, informato di le cosse di sguizari, qual dubita assai di reaverla. Ilem è nova, missier Zuan Jacomo Triulzi, vien di Pranza, esser zonto a Vegevene. Noto, per il roy di Franza, ditto loco di Vegevene alias li fo donato eie. Da Ravena, di sier Antonio Soranzo, podestà et capetanio, di 30. Come li soi messi non erano tornati da Bologna et Pexaro, peritò non ha scrito avanti ; et che il dueha di Valentinoys dovea far l’in-trada ini Pexaro a dì 24, il sabato, ma la fece il luni, a di 26, ben recevuto ; et eri dovea intrar in Rimano, e poi vegnir a Cesena ; lainen judica quelli lochi non è a pentirsi eie. Le sue artilarie sono su la l Diarii di M. Sanuto. — Tom. III. piaza di Fanno, e la bombarda grossa l’bario lassata da drieto, per non la poter condur per le vie aspre. Di Faenza. À nova, il castelam esser venuto con el signor nel palazo, e fato olcrle assai al popolo, qual è rimasto satisfato, e à promesso esso populo di difender il signor a morte et vita ; et che si facea bastioni a la porta di la rocha e altre porte di la cita, et era sta portato da Bologna balestre e targoni e assa’artilarie ; e a Bologna missier Zuane Bentivoy preparava zente, et era zonto il conte Ranuzo da Marzano con danari, qual dovea andar a Castel Bolognese a far la compagnia di homeni d’arme 300. Ilem, intese poi quella matina, che quelli di Brixi-gella, loco soto Faenza, havia intelligentia col dueba, di darli il loco; et che per le gran pioze li soi messi non erano tornati, e che quelli di Faenza non cessavano mandar le sue fameie e robe lì, e a Codigno-la, e in altri lochi, sì che dubita non siegui di Faenza quel è sta di Rimano. Item, il signor Carlo Orssini, ozi quarta sera, mandò uno messo da esso podestà, con una letera di la Signoria, si li mandi 3 o ver 4 citadini contra, ad acompagnarlo per el teri-torio, e voleva alozamento su quel teritorio per uno zorno. Li rispose, manderia li citadini, et era contento darli il transito e non lo alozamento ; ma lui con XV o 20 venisse alozar con lui im palazo, perchè ariano fato assa’ mal a quel teritorio. Or non volsse, e tolse la volta di Russi, e passorono a guazo al passo de Vigo, e andorono alozar su quel di Forlì ; a Villa Francha erano da 400 cavali ben in bordine. Dii ditta podestà, di 30. Come a bore una di note, zonse uno suo messo, mandoe a Faenza e Bologna. Referisse, marti a bore Iti, el castelan di Faenza vene im palazo con el signor ; butò il castello ne le braze dii populo, digando : Popul mio, vuj vi dubitati eh’ io non habia venduto la rocha ? El non si troverà mai. Per che caxon voleti ch’io fazia ? 11 signor Galeoto mi à levato come io son. Et il populo rimase satisfato. Item, a Castel Bolognese era gente assai, e fantarie, e do bombardieri; feva far tre bastioni, sbassar la torre maistra, e tutta la rocha for-tifichava. E a Gistel San Piero trovò fantarie e cavali lizieri assai ; e a Bologna la terra era in arme, e tute 402* le zente vi capita asoldano. A fantarie e gente il’ arme danno danari, e a li fanti danno ducati do per uno, pan e vin; et à fanti da XV in 16 milia de li soi missier Zuane, et di forestieri numero X milia da fati. Di zente d’arme, dentro Bologna, è 100 homeni d’arme et 150 cavali lizieri; el conte Ranuzo 100 homeni d’ arme et 50 balestrieri a cavalo, e va per quelle 64