047 MCCCCC, AGOSTO. 648 A di 19 avoslo. In colegio vene sier Zuam Ba-doer, dolor, è di pregadi. Disse, eri sera l’orator di Franza, che li sta per mezo, lo mandò a chiamar, e li disse di cavalieri rodiani, qu.illi hanno dito mal di lui a’ soi messi, che li mandò a darli le letere di Pranza. E l’orator disse : Non starò sempre qui, come sarò dal roy, farò eie. Et di queste parole il colegio si dolscno assai ; e fo Ielo quello scriveva ditto oralor di Pranza a li oratori turchi, che portino con lhoro per lezer al turco ; e fo consultato sì o ver no, e terminato vadino a Ragusi su uno gripo, con 30 homeni, e se li toy le arme, perchè lhoro sono persone ‘20 turchi, ei il gripo, voi di nollo ducati 35, à homeni 16. E fo ballota di pagarlo per conto di la Signoria nostra, 17 de sì, et 8 di no. Da poi fonno chiamati dentro l’orator dii pap i, di Pranza, di Napoli, di Ferara, di Urbirn, quel di Rodi, Rimano, Faenza, e domino Marco Malipiero, comendador di Cypri, e il prior di San Zuanne da cha’ Michiel, e domino Andrea ili Martini, prior di Hongaria, e, sentati tutti a presso el principe, soa serenità disse la diliberatiom fata dii christianissimo re, di haver licentià questi oratori turchi. Et poi sapientissime parlò l’orator di Franza, commemorando li progenitori soi, serenissimi et christianissimi, e che re Carlo volse il fradello dii turco per poter nuoser al turcho, e fé lezer a Gasparo da la Vedoa la letera li scrive el roy, e disse eri fo a dir a ditti oratori questo, e cussi ozi feva comandamento a questi rodiani, andasseno al roy, ben advertido di la comission di questi turchi. E dito orator di Rodi non stè saldo ; è francese, homo dii diavolo ; e disse : Chi vi ha ditto, li oratori turchi li ho mena mi ? El’orator rispose : Li araldi ; sareti dal roy, intendereti il tutto. Non creilo sia sta li araldi, perchè non haveva commission dal roy. E il principe disse a quel di Rodi : Non ne dicesse vu, che uno avevi menà vuj, 1’ altro menò li araldi ? E lui disse, non havia ditto. Or, ditoli quando el fo a Modom, non volse li araldi dismontaseno, disse : Non è vero. E, conclusive, fo gran altercatiom di parole. Parlò poi l’orator dii papa ; laudò il re, e disse il papa haria piacer, e lui era testimonio a Milan, quando fo ' con el Cardinal Borgia, andò legato a Milani, al tempo fo manda li ditti araldi al turco ; e che il gran maistro di Rodi, che non crede 1’ habi fato, haria fato mal, perchè non dia haver amieitia con infìdelli. Poi parlò l’orator di Napoli ; laudò l’opinion dii roy, e che il re suo è disposto, e voria la quiete de Italia ; e, atento la letera fé lezer l’orator di Franza, è uno capitolo come soa majestà andava in Gatcnois per esser con li oratori dii re di romani, dove spera tra tar cosse bene per la christianità, et voi esser sempre di la Signoria, per haver cussi terminato ; e pe-rhò disse esso orator, saria bon far .pace e quietar Italia. E il re mio, quando non potrò più, farà come fé Davit contra Saul, che si acostò a’ filistei. E commemorò quando il re don Ferando con nave e galie mandò in ajuto nostro e soccorso Rodi da’ turchi, e cussi il suo re è ben disposto eie. Poi parlò l’orator di Ferara, optime; laudò l’opinion dii re et di lff Signoria, e disse tuta Italia doveria esser d’acordo contra questo inmanissimo turcho per ajutar questa Signoria, la qual solla za anni 40 fo in guerra con esso turco. Poi disse l’orator di Urbim questo me-demo ; e che di questo Iicentiar, il signor so ne bara summo piacer. Rimano et Faenza disseno questo medemo. Poi il principe parlò sapientissime, et partiti essi oratori, rimase quel di Franza con li rodiani. Et ditto orator si dolse, eri lui di Rodi haver ditto, lui orator à ditto che 1’ arma’ fo fata, non fu paga per rodiani ma per il re, l’anno passa ; e che havia ditto, il prior di Alvernia meritava li fosse taià il capo, e che quelli di la religioni son malvasi homeni. E si scusò non era vero havesse ditto tal zanze, e ben à dito al ferier di Martini ¡ocose: Vuj seti cativi; e ditto : Vuj porterè la f roverssa ; et che tal parole lui rodiano disse a uno corier dii roy. Et il principe riprese quel di Rodi con alte parole, et lo cazò fuori di colegio con molta villania. Et poi intrò li cai di X, per esser stà conduti de qui da Zervia, im barche mandate per sier Piero Loredam, podestà, undese milanesi stati al turco, per nome dii signor Lodovico, et ritornavano de qui. Da poi disnar, fo gran conseio ; et il colegio re-duto in camera dii principe, zoè li savij con el principe, vene 1’ orator di Franza ; dove fo consultato, senza dar altra scritura a questi oratori turchi, era meglio darli la copia di la letera dii roy; et cussi fo concluso. Et li disse di milanesi retenuti a Zervia, havendo quel di la Somaia salvo conduto dii roy, et conduti de qui erano stà posti in caxa dii schalcho dii principe. Et lui orator pregò fosserio lassati. E cussi, reduto, da poi gran conseio, conseio di X lì in camera, et fono lassati libere. Fo scrito per colegio al capetanio zeneral di le 258 provisiom si fa di armar, e avisarli ili esser stà licen-tiati questi oratori turchi. Eliam fo scrito a sier Do-menego Dolfim, eh’ è a la Vajussa. In questo zorno, vene Zorzi Negro, fo secretano dii zeneral morto, con uno gripo, partì a dì 2 di que-