♦ I * MDXXVII, LUGLI». 496 495 far provisione del dinaro. Lui ve liarà dito il successo; a me non par di replicarlo ; ben barò charo, volendo voi la mia liberalion et rescato, mandando fra Damiano, mi mandiate etiarn el mio vesto che si ritrova in Padoa in caxa di missier Zaneto Spa-zarino ; è necessario far presto, innanzi che passi el presente mexe di Zugno, aziò me habiale libero et vivo. A voi senza fine bnmilissimamente mi ricomando, et pregovi non mi abandonate, et pregate missier Jacomo nostro fradello, el magnifico missier Piero nostro barba, missier Francesco Longo, missier Priamo da Leze, missier Ludovico Barba-rigo, missier Lunardo Emo et missier Andrea di Prioli da Santa Sofia, el dolor, et tutti altri mei amici et parenti mi adiutino, et vogliano havermi per recomandalo et non lassar passar il termine sopradilto, perchè incorro nel doppio dilla taglia et spexa. Altro non dirò se non che a Dio el a voi mi ricomando. In Gaieta. dì 9 Zugno 1527. Sottoscrilta : Il vostro infelice fratello l’ Arcivescovo di Corfù, presone. El lalor de la presente si chiama Felice Gaie-tano, spaciato a posta a l’andar et tornar da Ve-nelia per ducati d’ oro 17 per mio conto. Vi prego li faciale chareze, et per lui mi mandiate qualche bona nova; el qual tornato si bara a pagar de qui. Et perchè di qui in Gaieta se trova un mercante ri-cho chiamalo Andrea Laudalo el qual ha banchi re-spondenli in diversi lochi, seria bono veder se in Venecia c’è il modo di remelerli questi danari, perchè seria più facile; et me ne ricomando perl’amor de Dio. Tenuta fina adì 11 Zugno, mandovi una polizza de banchieri de Napoli ai qual porete re-meter qualunque vorete. Vi ricordo, se maistro Damiano non potesse vegnir, pregate domino Eusebio Prioli pigli il cargo per amor mio. De li mei beneficii, a raxon di 10 per cento, fale quel che si po’, et maistro Damiano sera bon mezo. A tergo : Al mollo magnifico mio fratello Geronimo Marcello, in Venelia, al Iragelo di S. Toma, cito, cito. Di domino Benedeto di l’Agnello dal campo di 326 la lega presso Castel di la Pieve, alli 11 b,s Luio 1527. Meri il signor marchexe di Saluzo el li maestri del campo furono sul senese a veder lo alozamento che ho già scrillo, et rilrovorono che’l non è de la sorte che era stalo dillo da quelli che l’hanno proposto; perchè olirà li manchi l’aqua, et che non abbia arbori a sufficienlia per tulio lo exercilo, è anche situato tra alcuni castelli de senesi, che bi-sognarebbe ognor slar in arme etcombaterle vi-tuarie che venissero al campo ; la qual cosa beri si potè veder per experientia, perchè li soldati che sono in dilli castelli saltarono fuori a scaramuzare con li soldati del signor Marchese che havea con. dulto seco per scorta ; et furono falli alcuni pre-gioni «ul senese, la maggior parte villani che lavoravano ne li campi, li quali si dice che pagerano taglia. Nel condurli al campo, li fanti di le Bande negre si posero alla strada, et ne tolsero molti per forza a quelli che l’havevano pigliali, che erano per la maggior parie francesi : la qual cosa ha acresciuto il sdegno che già era principialo Ira l’una parte et l’altra per molli oltraggi che se hanno facto, li quali hanno causato una exlrema carestia in questo exercilo, perochè non si trova da vivere per danari. La qual cosa, olirà le molle altre difi-cullà, fa che impossibile è ad restar più in queslo ailogiamenlo. Et benché ogniuno se ne lamenti, nondimeno francesi se ne doleno più che li altri, et hanno indulto il signor Marchese, che da poi che non si trova altro loco dove andar, si debba lassar ogni respelto da canto et redursi sul fiorentino, da-poi che si sta qui per servilio di loro. Et sopra questo si è fatto questa mattina Consilio, nel qual si è terminato di andar domane a veder tre allogia-menti verso il laco di Perosa, et elegere quel che sarà il meglio. Domane si saria levato di qui per andar a quella volta ; ma il comissario fiorentino ha persuaso che non si movi nauti che si vedi lo alo-giamento, dicendo haver scrillo a Firenze per intender se quelli Signori si contentino che si vadi sul senese con 1’ artellarie, come suso terre de ne- 355* mici, nel’qual caso si potria andarli con guadagno «* di questo exercilo. Ma si crede che’l ditto commissario babbi fallo questo per scriver a Firenze et intender si contentino si vadi ad allogiar sul suo. 11 che si crede che li dispiacerà, ma non si poi far altramente, perchè andando su quel di Perosa, si