1035 mccccc, ¥ zorni, aliler, si li pur, mandi nave etc. E sier Antonio Truii messe star su quello era preso, e, senza parlar, andò le parte : 0 non sincero, 0 di no, 72 di savij, 73 dii Trun. E presa. Fu posto per tulli, li debitori di le meze tanse et do decime debino pagar in termine di zorni 8, aliler vaili da basso a li governadori, si pagi con pena. E sier Piero Duodo contradixe, dicendo era molti volevano pagar con il dom, e perhò messe havesseno in questi zorni il doni. Li rispose sier Lunardo-Grimani. Andò le parte: una non sincera, una di no, 77 la nostra, 83 dii Duodo. È presa. Fu posto per nui ai ordeni, Una streta parte zercha il cargar li patroni in lochi divedadi, et quelli acuserano eie., molto longa, che qui non mi extenderò, e posto gran pene nove. Item, perchè la galia di sier Zuan Francesco Marzello è molto carga, sia comanda al. capetanio di Alexandria, zonla in Istria, participi con le altre galie da Barato eie., con il nollo eie. Item, fo conzà, quanto a le galie, sieno a rata come le nave. Ave 20 di no, el resto di sì. E fu presa. Fu posto por tutti, che quelli depositerano a li extraordinarij, per conto di decime di merchadan-tie, da mo a dì 25 dii mexe, habino don X per 100; e non havendo merchadantie, sconti in angarie soe e de altri, e, non depositando eie., pagino con la pena, poi zonte sarano, di 12 per 100 eie. Ave tutto il conseio. Fu posto per li consieri una parte di taiar certe exemption, fate per letere di la Signoria e rectori, di alcuni di trivisana; et questo, a requisition di oratori di Treviso eie. E ave tutto el conseio. Di sier Francesco Ziyogna, pwvedador in la Mo-rea, fo telo una letera, data a Corf', a di 18 octu-brio. Come a dì 13 si atrovò tra el Zante e Corfù per aspetar il zeneral, e, inteso vera al Zante, à voluto restar a Corfù, acciò, volendo operar stratioti, possi esser capetanio, perchè a star a Malvasia non è bisogno, per esser sopra uno saxo, e Napoli è ben governado da’ do rectori eie. Et Jo iici replichar la soa licentia, e drizarla al baylo di Corfù, acciò ven-gi qui. Di Alvixe Zio, data a dì 7 septembrio, a la Va-jusa. Come eri zonse lì, fé la zercha a le do galie grosse, Contarina e Marcella ; le à trovato mal in hordine di zurme, si parte con do galie sotil per trovar el zeneral. Al Contarmi mancha do nobeli, uno scrivanelo, uno compagno, uno balestriere, 2 provieri, 13 homeni a remo, el resto son puti nu- novembre. 1036 mero 10 in XI, di anni 14 eie. A la galia Marcella, di sier Andrea, li mancha do nobelli, uno scrivanel-lo, 4 balestrieri, 7 homeni a remo, e puti da 9 in X ; et il resto di la zurma, come etiam la prima galia, è mal conditionada. Di sier Pollo Vaiar esso, data a dì 9 septembrio, sora Malvasia; sottoscrila: el fìdelissirno servitor di vostra exceUenlin, Pollo Valaresso, fo di missier ■ Gabriel. Avisa con grandissima angustia e affanno ; scrive che dove non è fede, il tutto convien andar im precipitio e ruina ; e come fo messo per sier Hi-ronimo Contarmi, provedador di l’armada, per pro-veditor ne la mixera di Coron, dove avea posto l’in-zegno e cuor e animo, come vero e fìdelissirno servitor, im proveder a li bisogni eie. E à fato pur le 412 parole fosseno state aldite da li ribaldi ; ma uno, fra sete milia, poteva nulla ; et quando el signor turcho mandò el suo bassa a dimandar le chiave di Coron, era infermo; tainen la matina,foel dì di Nostra Dona, ussite di cha’, come el potè, ajutado, e convochò tutti quelli citadini e populi, che erano a messa im piaza. E montò in locho eminente, onde soleva sentar i rectori, e con bone parole, per uno quarto d’ora, disse quel sape, che per nium modo si dovesse dar a’ turchi, e mantenirse, perchè hora mai el campo non poteva star ne l’armata, e il loco era fortissimo, e fin pochi dì havessamo l’armata nostra più potente che la nemicha, e non era da dubitar; e quando i se desseno, non li seria serva alguna promessa, e sempre saria chiama traditori; e che non era più dolze signoria di quella di Veniexia, come i sano ; e voler per la fè di Christo e per la sua patria sopor-tar mille morte ; e lui voleva esser il primo a expo-ner la vita; e che lor, amore Dei, fazesseno il simile, come li scriveva l’arzivescovo di Malvasia. E con molte lacrime e sospiri, disese ; adeo quelli populi se messeno a pìanzer, e venir ad abrazarlo, e li pro-misse fede, e star forti. Poi li vene uno azidente e affanno di angossa, fu porta a caxa. El dì da poi, quelli ribaldi citadini messe su quelli populi, senza lui saper 0, come il tutto se intenderà ; e di citadini solo 3 o ver 4 è stà fideli ; el resto era da 7000. O Idio, dice, quando mi penso, non so dove mi sia I Volesse Dio prima fusse morto, o ver non fosse mai nato, cha aver visto tal cossa, e veder quello vede. Si ricomanda etc. Adì 7 novembrio. In colegio vene 1’ orator di Franza, al qual li fo fato lezer la letera di sier Do-menego Pixani, zercha soa moier, di Avignon, stava ben etc. Ringratiò il principe; poi disse di Zuan da Casal, venuto qui per jurar fedeltà eie. Et cussi poi