mccccci, febbraio. 1452 Burges, e à spazi la posta per Zenoa, senza tuor altre letere. Item, à dimandato al re, si è sta con-lirmà le trieve col re di romani ; li à risposto de sì. Iiem, eri intese da Lion, sier Beneto Trivixan, el ca-•valier, stava mal; et per avisi di l'amico, come passava zente di Liom per Italia. Dii ditto, da Loehiers, a dì X. Eri partì da Bles ; il re è lì ; et perchè li milanesi erano a Garnopoli, tra li qual domino Scaramuza Visconte e li altri, perchè non stiano cussi propinqui a Milan, il re li à posto tre partidi : a star o a Burges, Orliens o Tors ; et a Tors sono andati a star. Item, domino Francesco Bernardin Visconte, è tre dì partì per Milano ; si racomanda a la Signorìa nostra. Item, è venuto dal re uno nontio dii ducha di Ferara, a dir la Signoria nostra li à fato intender, saria bon mandasse uno suo in Alemagna, a veder concordar quel re con soa majestà ; perhù voria licentia. Il re li à risposto, lo mandi. Item, à inteso monsignor di Lignì voleva l’armata per Napoli, e il re voi la vadi con-tra turchi. Dii ditto, ivi, a di 12. Come, ricevute 4 nostre letere di 30 et ultimo, con li sumarij da mar e di Dalmatia, e la risposta fata al legato va in Hon-garia, fo dal re. Qual li dimandò sì 0 sapeva di oratori liongari, dieno venir da soa majestà. Rispose di no. Di le cosse di Dalmatia si duol, e disse: Faremo la nostra armada, et di Zenoa, li provederi. Item, à letere da Lion, sier Beneto Trivixan stava malissimo, a dì 8. Item, fo dal Cardinal, e di coloquij abati, et che il re voi far 2 provedadori in armada a presso Ravasten, come femo nui ; e si non era zerman dii re, saria sta privato di capeta-nio. E diloli di l’arma’ fa il turcho, rispose : Cussi la volemo nui. Item, perchè la raiiia fa dii suo l’armata in Bertagna, e il capetanio è di soi zeiltilo-meni, sarà con soa majestà a solicitarla. Item, à inteso da Lion la morte di sier Beneto Trivixam ; lo lauda molto, et si duol assai di la perdila di tal homo. D i Liom, di l’ amico fidel, zoè missier Bonino, di X. Come, a dì ¡>, bore una avanti nona, morite sier Beneto Trivixan, el cavalier, orator nostro, sempre fino a la fin parlando con la soa memoria ; à ’buto tutti li ordeni voluntarie ; ordinò fusse portato a Venecia, et perchè li soi disse a bocha, non voleva alcuna exequie, o fusse per non aver danari, o por la spexa, ma per esser la fiera lì, e tutti parlava l’orator venitiano stava malissimo, per honor di la Signoria nostra, parse a lui trovar certi danari e fé sonar campane per tutta la terra, congregò chieresie e frati tutti, invidò li magistrati e nation ylalianc ; e cussi con torzi eie. li .fo fato uno hono-revele obito, e posto in San Francesco ; et fin 6 zoriii lo melerà in camino. Lo lauda assai, et è sii meslitia a tutti; et la soa fameglia, con le robe, si avierà per qui. Da poi disnar fo pregadi. Vene il principe tanto si lexe le letere, che fonilo assai, e poi si partì e andò via. Fu posto per li consieri, elezer uno per colegio, in loco di sier Domenego Z'orzi, a chi Dio perdoni, compagno di sier Hironimo Querini, ad udir la di-ferentia di madona Fina, fa moglie dii conte Hugo di San Severino, con suo fiastro conte Almerigo. E ave tuto il conseio. Referì, poi leto le letere, Alvise Manenti, secretano nostro dii conseio di X, quello havia fato a Ymola dal ducha Valentino, qual tuta la note sta ini piaceri, e dorme tardi. A hore 22 li dè audientia, solo, apuzà a un balcon, et senza altra salutation, justa la comission datali, si dolse dii ra-pto di la dona eie., dicendo la ge fusse consignata, et la Signoria non aspetava questo a tanti meriti e beneficij factoli eie. Si scusò ; zurò 0 saper ; li disse la cossa di quel don Diego ; farà justicia grande ; la Signoria non creda questo, non li mancha femine eie. Tamen lui intese la era in la rocha di Forlì. Or vene l’orator di Franza, et insieme iterimi fu dal ducha ; et havendo in comission, negandola, di par-tirssi subito, cussi aria fato; ma l’orator di Franza lo fè ristar con lui, e nel suo partir il ducha li mandò a dir in secreto, sapeva dito Diego era a Meldola, et provederia di haverlo in le man, faria justicia e si aria la dona. Di Hongaria, di sier Sabaslian Zm&gnan, ora-tor, date a Buda, a dì do. Come par habi scripto di l’intrata dii Cardinal, e li honori factoli ; et chome ozi fo da esso Cardinal, e coloquij abuti insieme ; et che il re voleva far trieve col turcho eie. Item, quel zorno esso Cardinal cantò messa ; fo il re, il ducha suo fratello, il Cardinal de Ystrigonia ; et soa signoria li dimandò quando veria l’orator nostro, e che le cosse andavano a mal camino, et tuti erano turbati, dicendo esser delusi ; et ctiam, el reverendo ser-miniense li disse : Mujeslas regia providebil rebus suis. Et ancora il reverendo vesprimiense, rasonando con lui, li disse : tanice molis erat Romanam condire urbem, si che quelli hongari erano in displicen-tia, sdegno e rabia. Or fo dal Cardinal legato esso orator, qual bave l’audientia a dì 30, publiea, dove fece una oration ; erano prelati, baroni ete., et lui, orator nostro ; 0 li fu risposto, ma rimesso a un altro zorno. Or doman arà la secreta.