861 UCCCCC, OTTOBRE. 862 forte, ma mal in hordine di munition e artilarie, el che esso signor si «comandava con la moglie e fioli, e non sa che farsi. Poi disse quello havia speso, eh’ è stato pochissimo. Fo laudato dal principe eie. Vene l’orator dii papa, e presentò uno brieve a la Signoria, di 28. Avisa la creation dii reverendissimo domino Marco Cornario al cardinalato, per amor di la Signoria nostra, et lo lauda assai e di la càxada e di le virtù soe. Et poi dimandò, si la Signoria li piaceva, con li soi danari esso orator armeria qui 2 fuste et do gripi. Et per el principe li fo risposto, ne bisognava li homeni e navilij per nui contra il turcho, meravegliandosi di tal richiesta, adeo esso orator conobe far mal. Et etìam sier Zorzi Corner, el cavalier, mandò il brieve dii papa a suo fiol, che li notitìchava la creation sua al cardinalato; editoli lo apri. Vene il signor Carlo Malatesta, fratello dii signor di Rimano, et do altri consieri dii signor, videlicel domino Galeoto di Gualdo, di Rimano, et Gregorio Bernio. Et, sentato dito signor a presso il principe, si raeomandò da parte dii signor, suo fradello, pregando questa Signoria non li abandonaseno. Et il principe li disse bone parole; non si poteva più eie. E poi uno di ditti consieri parlò, alegando raxon non si doveva romper la fede; nunquam a seeculo à udito questo senato averla rota ; dicendo nihil magis convenil principi, quam fidem, servare; e la caxa 344 * Malatesta è anni 400 eh’ è in Italia, e signoria Rimano, di la qual n’ è stato tanti valentissimi capeta-nij, et maxime el signor Ruberto, padre di questo signor Pandolfo, qual non dubitò morir nostro ca-petanio zeneral ; poi il signor haver refudà molti partiti, et che la Signoria di quella cita se ne serviva come di Ravena propria, et che l’è una porla di Veniexia ; et non si poi pensar questa Signoria comporti vadi in man de’ cathelani, dimandando, si non ajuto, conseglio, perchè il signor non sa che farsi ; et almeno haveselo saputo qualche zorno avanti, aria provisto ai fatti soi. Et cussi in zenochioni bu-tossi, adeo commosse el principe e tutti di colegio. Et li rispose in consonantia, non potevamo far altro, convenivamo atender a difender le nostre terre. Vene l’orator di Franza, exortando si rispondesse a la letera dii re di romani, et voleva fusse manda la copia a la majestà dii suo re. Li fo risposto, non si havia abuto tempo di risponder, e si faria. Vene domino Hannibal Angusolo, e suo fradello domino Marsilio, a li qual fonno admoniti non se im-pazasse più in mandar letere a Milan ; e li (o dato licentia potesseno ritornar a caxa. Vene domino Sonzim Benzon, dicendo non ha- . ver modo dii suo da far la compagnia ; havia impegnato la cadena di suo moier al banco di Augustini, e perhò pregava li fosse provisto. Commesso a li savij terra ferma. Vene uno prete, et il canzelier di missier Francesco Bernardin Visconte, ringraciando la Signoria di haverli restituito il suo ; si offerisse, dicendo so;? signoria vorà venir qui, come vera a Milano. Vene uno fiorentin, qual presentò una letera dii re di Portogallo, data a Lisbona a dì 13 avosto, in materia di la sua nave, chiamata Cime, venuta con zuchari ; in la qual Bortolo Morelli, fiorentino, ne à una minima parte. Prega non sia astreto a pagar, perchè lui de lì converia satisfar ; oferendossi eie. Et nel principio di la letera, dice cussi Illustri ac polenti principi Veneliarum duci amico nostro carissimo, Ilemanuel, Dei grada rex PortugallicB et Algarbiorum citra el ultra mare, in Africa dominili Guinea? el conquesle (sic) navigationis ac commercii sElhiopice, Arabia, Persia atque Indice, plurimam salutem et prosperitalis augmentum. Data Ulysbo-na eie. Da Ferara, di sier Ilironimo Donado, dolor, orator nostro, di 29. Come monsignor di ObignI, partito di Ferara, andò a Bologna, stè zorni tre; poi a Cento dal Cardinal Vincula ; e demum, a Parma. Si dice è stato per maridar una soa fiola in uno fiol di missier Zuan Bentivoy. Il signor ducha è ito a pe-schar a Comachio, et a Ferara rimase uno francese di Obignì, qual tochò da certo banchier una quantità di oro, per nome dii signor Gilberto da Carpi. Ilem, el Cardinal, fiol dii ducha, va in Hongaria, chiamato per letere di quel re, li scrive vegni, alitar li torà le intrade dii vescoado. Si dice è stà opera dii padre, perchè di lui havea gran spesa, e di l’arzivescoa’ di Milan nulla traze. Da Fiorenza ha nova, il populo à consentito a la electiom di dieee di la balia, et se Lorenzim di Medici volesse, lo ariano fato capo; ma lui non voi, et voi star quieto, nè impazarsi in cosse di stato. Dj, Crema, di sier Ilironimo Bon, podestà et ca- petanio, di.......In risposta di nostre, zcrcha il podestà di Dovera, sier Gofredo Alfaro, da Crema, posto per il predecessor con salario, da li homeni, di ducati 120 a l’anno ; et manda in nota la distantia di loci noviler aquistadi di qua di Adda, quanto è meglio ò quelle ville vengino a raxom a Crema, o ver a Caravazo. Da poi disnar fo conseio di X, per lezer il Ihoro capitular, et far la zonta di danari. Ilem, feno tre