10-25 MCCCCC, NOVEMBRE. 1026 el zeneral. E come a dì. 13, tuta 1’armada andò a Carisio, poi ad Andre, e poi le galie sotìl andò a l’isola di Metelim a dì 17, e per Ire volte tonno messi li galioti in terra, quali hario fato butini, avenga sia sta de mediocre momento, tamen si ha fato gran danno. E l’intento dii zeneral era di prosequir l’ar-mada con ogni celerità. Atomo dita isola fo preso una fusta, con zircha 14 altri navilij, qual tutti sono sta brasati, excepio dita fusta. Partidi, a dì 19, di dilla isola, zonseno a Tenedo, a la isola, a dì 20; e inteso la turchescha esser partida e inbochada dentro li castelli, qual 1’ haveano persa di poche bore, e il caputanio fé meter li homeni di le galie su dita isola, e scaramuzono con turcho; fono presi 8, fato gran preda de animali minuti, e tolto per alcune galie uno schirazo turchesco, era soto le mure di Tenedo, di botte 200 ; e fo brusado. A dì 20 si levono e andono a presso la bocha del streto, nel colpho de Magarisi, e per sier Cabriel Soranzo, sopracomi-to, fo preso uno schirazo cargo di fomenti, cesare, semenzina e semenze di lin, de portada di bote zer-cha 200, con tuti li homeni, nuove di li qual fono apichadi e anegadi. Et a dì 21, hessendo a la velia, il zeneral li impose a lui dovesse venir di fora via del Nembro, et esso zeneral anderia da 1’ altro ladi per trovar qualche navilio eie. ; e si dovesseno trovar tutti a Cao Schilo, o ver a Napoli. E cussi sì partì con ditte galie, con buora forzevole, e, visto una velia grossa teniva la volta di Tenedo, feno forzo di velie, e l’azonse nel porto predito, t/s hora avanti di nostri ; e deliberano averla. E sier Francesco Pa- 408 squaligo, sopracommito, fo il primo mirasse nel porto, sier Antonio da Canal, e sier Zuan Matafari, da Zara, terzo ; e per esser il porto picolo, e pocho fondi, lui provedador restò di fuora, con sier Andrea Foscolo, sier Polo Nani, sier Marco Grioni a la bocha, e deserono molte bombarde. E cussi feno turchi a’ nostri, quali andono dentro il castello. E nostri buttino li copani in aqua, e cavono il schierazo fuora, a loro dispeto, e menolo via ; e si non era sì gran vento, si aria brasato il borgo, e tolto do navilij erano in ditto porto, e do bombarde grosse erano a la marina. El ditto schierazo è di botte 300, sul qual erano turchi 38, quali libono molte robe de valuta, e fuziteno nel castello; et nostri l’ha ve con tutte le velie, sartie, anchore e ferri, con una bombarda grossa di fero, truze circha lire 50 di piera, si dice è stata a Modon, e do bombarde picolo. Eravi un pocho di formento, e molti manuli de stopa da cal-char; à inteso andava a Constantinopoli. Or si partì de lì el zorno sequente, a dì 22, e vene in Andre, e i Diarii di M. Sanuto. — Tom. III. a dì 23 andò a Tine; confortò quel populo, era in disperation, che za XV mesi non haveano visto alcun fusto di la Signoria nostra ; e quel rector li disse, è in quella isola anime X milia, e il castello è fortissimo, rispeto il sito; vorianoqualche bombardela, e polvere. A dì 24, e per venti contrarij levati de lì, steteno a le Sdiles fino a dì 27 ; poi andono a Nieo-sia, e visitò quel duca, qual havia auto un poco di mal; e il governador, videlicet sier Ambruoso Contarmi, parse vedeseno il Messia, e za mesi 19 non haveano visto galia alcuna. Si partì de lì, et a dì primo andò a Parjo, per haver bisogno di biscoto, dove bave miara cinque. A l’incontro dete al signor tanto formento, pagando le manifature; e il signor è persona zentilissima eie., e lo aceptò, insieme col populo, benissimo. E si partì a dì 2 de lì, e a dì 4 zonse a Napoli, dove trovò il zeneral con le galie grosse e sotil, qual fa il tutto di contentar quelli citadini. Dal Zanle, di sier Nicolò Marzello, proveditor, di 14 oclubrio. Come za 5 zorni era amalato, e non era stà col capetanio di 1’ armata yspana, eh’ è lì; si mandò a scusar, e ditto capetanio voleva venir a visitarlo, e volendo quella matina li mandasse uno cavallo, lui provedador vene zoso a cavalo a la marina, dove al porto arivò ditto capetanio, e, smontato, andono in chiesia a udir messa, e poi lo prese per la man, e lo condusse in locho remoto con uno don Diego, fìolo dii Cardinal di Spagna. E ditto capetanio disse : Io son stato con questa armata qui im porto 8 zorni, senza far 0, dolendossi il zeneral non veniva; e li dimandò el parer suo, quello havesse a far. Esso provedador li rispose, e mostrò una letera abuta dal zeneral, di 6, da Napoli, dicendo fin tre zorni saria de qui infallanter'. Li piaque ; e disse esso capetanio, zonlo el sarà, licentieralo parte di P armata, o torà altra impresa. Li rispose, licentie-ria, judicio suo, le nave di Cypro, carge di sai ; e torà ogni impresa etc. Or, ditto capetanio voi levarsi de lì, per non star securo con tanta armata, e transferirsi versso Sapientìa ; e lì più presto si conzon-zerà con el zeneral nostro ; e, in hoc interim, darà principio a la impresa di Modom, a tuorli ad minus el borgo, acciò non li entri soccorsso fino arivi il 408 * zeneral. Et a questo, esso provedador non li parse turbarlo, nè exortarlo ad andar. Li disse, soa signoria sapea benissimo le forze sue, per l’armata 1’ ha, e facesse quello li pareva el meio. E, partiti, andati versso il muoio per imbarcharsse, ditto capetanio li disse : Voria, da poi disnar, ilerum fossamo in co-loquio, versso la fiumara di questa spiaza, loco remolo. El li conferirà altre cosse li occore. E cussi si 65